domenica 23 ottobre 2011


Il risveglio dei cattolici nel Paese malato


di Enzo Bianchi
IN QUESTI ultimi anni abbiamo più volte indicato non solo l' afonia dei cattolici in politica - la debolezza di rilevanza nella progettazione e nella costruzione della polis - ma anche le cause che l' hanno prodotta, tra cui l' intervento diretto in politica di alcuni ecclesiastici e la scelta di agire come un gruppo di pressione. La diaspora dei cattolici in politica all' inizio degli anni Novanta appariva non solo come una necessità motivata ma anche come una preziosa opportunità, una "benedizione": rendeva infatti evidente che la comunità cristiana vive di fede e di coerente comportamento etico, ma non di soluzioni tecniche nella politica e nell' economia. Di fatto però questa diaspora si è ridottaa irrilevanza e, fatto ancor più grave, ha lasciato segni di contrapposizione e forti divisioni tra i cattolici stessi. In tale ambiguità, proprio per l' esposizione diretta avuta da alcune figure rappresentative della Chiesa, questa ha subìto una perdita di credibilità e nella comunità cristiana è apparso, dopo una stagione di grandi convinzioni, un sentimento di scetticismo, di frustrazione, anche di cinismo... Potremmo dire che comunità cristiane depresse sul versante politico, per incarnare comunque il Vangelo hanno scelto di privilegiare una presenza sociale fatta di volontariato, di carità attiva, finendo però anche per aumentare la sfiducia verso la politica.

giovedì 13 ottobre 2011

Cattolici in politica: quando ci tirano per la giacchetta



di Nereo Tiso






Da qualche tempo sembra che stia riemergendo la “necessità di un impegno dei cattolici in politica” (se non addirittura, la costituzione di un nuovo partito dei cattolici!!!). Sembra una frase ormai demodée visto che i cattolici in politica ci sono; non sono nello stesso schieramento o partito e hanno idee proposte e prospettive diverse anche su quei valori che vengono ritenuti “non negoziabili”. Valori come famiglia, indisponibilità della vita, solidarietà, giustizia, accoglienza, sono oggetto di discussioni e di fraintendimenti fra cattolici opposti politicamente, ma anche all’interno degli stessi schieramenti. Certo è che la democrazia è tale solo se è “discussione” diceva A.Sen e quindi anche il raggiungimento del massimo bene possibile o del minor male possibile possono essere valori straordinari in una democrazia nella quale anche i cattolici pongono mano e pensiero. Penso, però, che, purtroppo, i cattolici vengano interpellati solo per partecipare alle diatribe nei momenti topici delle discussioni su certe questioni che creano disagio: sulla famiglia (o famiglie?), sulle convivenze (o coppie di fatto?), sul testamento biologico (o registri vari…), sull’ICI alla Chiesa cattolica (o privilegi?) ecc. Forse si pensa che i cattolici non siano in grado di avere proposte e parlare anche su altro? Forse qualcuno ritiene i cattolici chiusi in un “vincolo di mandato” e quindi incapaci di dialogare “laicamente” su democrazia, economia, lavoro, ambiente, solidarietà, sanità ecc. con chi non proviene dalla stessa esperienza?

martedì 5 luglio 2011

Bilancio sociale 2010 Comune di Padova

Il bilancio on line dal sito del Comune Padovanet

Intervista al sottoscritto in conferenza stampa






di Nereo Tiso
Con grande soddisfazione venerdì 1 luglio è stato presentato alla stampa il bilancio sociale 2010 del Comune di Padova. Erano presenti oltre al sottoscritto, referente per il progetto, il sindaco Zanonato, la collega Paola Lincetto, il vice segretario generale, e le funzionarie che hanno collaborato. Mi sembra un ottimo lavoro che offre strumenti semplici, immediati alla cittadinanza che ha poco tempo ma ha voglia di sapere. Semplificare per capire, chiarire per essere più efficaci nella comunicazione. Quattro le parole chiave: Trasparenza, semplificazione, chiarezza, on line. Trasparenza: mette in evidenza il mandato avuto dato al sindaco dai cittadini all'inizio del quinquennio e i risultati raggiunti; aiuta a capire ciò che l'amministrazione ha fatto nel 2010. Semplificazione: non tutti si curano di leggere e approfondire. Forse non si leggono nemmeno i giornali per mancanza di tempo e forse anche , per poca voglia. Il Bilancio Sociale è sintetico e offre, anche a chi ha poco tempo, schede di rapida lettura su ciò che l'amministrazione ha fatto nel 2010. Chiarezza: il bilancio preventivo è fatto di numeri, capitoli, entrate spese, spesso per i soli addetti ai lavori. Qu,i invece, è essenziale, fruibile immediatamente e ai più. E infine, online: la maggioranza dei padovani utilizza il web, compresi gli anziani nei loro gruppi e associazioni o anche in casa; è uno strumento rapido e immediato; ha dei costi minimi: un grafico per il logo, qualche ora di straordinario, un contratto a termine già in essere; non è un libro che ha costi elevati, è poco fruibile, e, spesso, rimane accatastato assieme a molti altri nelle librerie.
Questa è una sperimentazione naturalmente miglioarbile nei prossimi anni anche con l'aiuto dei cittadini che potranno commentare il Bilancio Sociale nelle pagine di Padovanet nel quale è inserito.

giovedì 23 giugno 2011

Zygmunt Bauman, Vite di Corsa, ed Il Mulino




L'autore di questo volumetto penso non abbia bisogno di presentazione. Continua a scrivere le sue riflessioni che da anni aiutano a capire la società e il tempo in cui viviamo. Vite di corsa misura come la rapidità del cambiamento che contrasta con la lentezza che Bauman, i n opposto, pensa sia considerata oblio. Una vita, la nostra, in rapida trasformazione, dedicata al consumo che, per l'autore, fa dell'uomo un essere in movimento. Quasi che l'assillo del consumo sia dato dalla perenne insoddisfazione di ciò che si possiede e si consuma. Un piacere che non si trova ma si cerca, una realtà che si vive ma che, allo stesso tempo, si sfugge. Anche il valore della comunità degli uomini che accomuna, passa attraverso il piacere che mette insieme gli uomini stessi e che dovrebbe superare la sua manipolazione per mantenere la società dei consumi nella quale siamo protagonisti assoluti. Protagonisti che si creano una identità sociale che cercano di mantenere, pur nella velocità e nella libertà di movimento anche se, nell'acquisto e, talvolta solo nell'acquisto si ritrova se stessi.

Ufficio Unico ISEE

Interrogazione all'assessore Piron

Risposta assessore Piron

martedì 7 giugno 2011




di Paolo Giaretta



Considerazioni sul voto



Direzione Provinciale del PD di Padova (1 giugno 2011)
Il sentimento che sentiamo più forte (e pienamente giustificato) è di limitarci a festeggiare una vittoria che per la sua dimensione e profondità è senza precedenti recenti. Finalmente, finalmente anche per il PD, che è tornato ad essere attrattivo in questa sfida.
Diciamo che dopo l’ammissione del referendum sul nucleare, con una ulteriore sconfitta della furbizia da poco messa in campo dal governo, c’è un altro modo per festeggiare: promuovere la partecipazione al referendum con quattro sonanti sì.
In ogni caso il compito dei gruppi dirigenti di un partito è di riflettere sempre sui risultati, quando sono negativi certamente, ma anche quando sono positivi, perché le battaglie sono sempre davanti.
Metto in fila perciò alcuni primi elementi di riflessione.
Una vittoria fuori discussione
La vittoria c’è stata ed è fuori discussione. Bastano poche cifre. Andavano al voto 133 comuni capoluogo o superiori a 15.000 abitanti. Il centrosinistra ne guidava73, con risultati di cinque anni fa che si pensavano non replicabili. Oggi ne guida 83. Il centrodestra aveva 55 comuni, oggi ne ha38. Ne restano 17 a formula varia, in una buona parte dei quali è presente il centrosinistra. Ancora più significativi sono i risultati dei comuni del Nord. Qui il centrosinistra passa da 17 comuni a 29 e il centrodestra da 27 a 8, perdendone17 a vantaggio del centrosinistra e conservandone solo 4 degli uscenti. Sempre nei 40 comuni maggiori del Nord il PD è il primo partito con il 27% dei consensi lasciando il PdL al 22,5 e la Lega al 10,9. Naturalmente i dati sono diversi nei comuni minori, in cui siamo relativamente più deboli, ma anche qui in molti casi pur non conquistando i Comuni si passa da una rapporto 2/3 1/3 a un 40/60 o vicino alla parità.
Una sberla della Madonnina (copyright La Padania)
La sconfitta di Berlusconi è stata pesantissima davvero, perché avviene su un terreno che finora era stato a lui del tutto favorevole: quello della capacità di interpretare i sentimenti profondi di un popolo. Questa volta B. non ci ha capito proprio niente. E’ rimasto prigioniero di un suo mondo auto costruito, fatto a sua immagine e somiglianza, pensando che gli italiani avessero in testa le sue priorità, che si animassero ancora a parlare di temi del cinquantennio scorso. Non ha capito che gli italiani erano alla ricerca di serietà, serenità, impegno condiviso di fronte alle incertezze del futuro e per molti di un presente faticoso. Che le condizioni materiali di milioni di italiani erano peggiorate davvero (anche se le analisi sui dati di Milano dimostrano che i ceti più deboli economicamente hanno continuato a votare di più il centrodestra…). Ha ancora offerto la rissa permanente e gli italiani hanno detto basta.
Lega: la propaganda e la realtà
Così come pesante è stata la sconfitta della Lega. Fino ad adesso era andata bene: come se fossero all’opposizione di Roma sul territorio, e invece ben dentro le poltrone romane a Roma. Ma quando si è al governo nelle tre grandi regioni del nord, in moltissimi comuni giocare all’opposizione contro Roma è un gioco che dura poco: chi vota vuole risposte e la Lega non ha saputo darle. Né quelle serie come il federalismo, ne quelle che si aspettavano tanti elettori di cui ha coltivato paure, xenofobie, chiusure.
Il Governo non ce la fa
Per questo penso che il Governo non reggerà. Non per scelta ma per usura. Potrei naturalmente sbagliarmi, ma certo dimostrano la debolezza politica del Governo le patetiche prime dichiarazioni di B. :Tremonti deve allargare i cordoni della borsa…Magari il problema fosse Tremonti. I cordoni della borsa purtroppo vanno stretti, perché ci attende una necessaria manovra di almeno 40 miliardi di euro. Occorre una cosa che il Governo no ha più, se mai la avuta: autorevolezza e credibilità. Chiedere oggi sacrifici in modo equo e proporzionato per costruire il futuro. Non lo ha saputo fare con una maggioranza larghissima, non potrà farlo con un leader destituito di credibilità interna ed internazionale, con un PdL frammentato in schegge impazzite, con la Lega alle prese con una rivolta della base ed un gruppo dirigente che già pensa alla successione a Bossi. Cosa ci possa essere dopo non lo sa nessuno: elezioni, governo di centrodestra senza B., governo del presidente…Non dipenderà da noi, a noi starà il compito di essere all’altezza dello scenario.
Per il PD buone notizie
Il PD è andato bene. Non occorre nascondere le debolezze che ci sono, specialmente al Sud. Ma date le condizioni di partenza non poteva andare meglio. Si è dimostrato autorevole ed affidabile nel costruire coalizioni vincenti, sacrificandosi quando occorreva. Su questa recuperata sintonia con il proprio elettorato si può rafforzare l’iniziativa politica del partito sotto la guida di Bersani, che ne esce molto rafforzato e perciò possiamo concentrarci sull’immagine ed il progetto da offrire al paese.
Penso che dobbiamo molto riflettere su un punto. Il nostro dibattito interno si è soffermato nell’ultimo anno su problemi che si sono dimostrati di nessun interesse per l’elettorato: i vecchi e i rottamatori, i moderati ed i radicali, i cattolici ed i laici, le alleanze a sinistra o al centro, partito pesante, partito leggero, ecc. Tutto spazzato via: hanno vinto vecchi esponenti politici d’apparato come Fassino a Torino (con il coraggio di primarie aperte), cattoliconi come Bosone a Pavia, uomini di sinistra come Pisapia a Milano, con alleanze con l’UDC o con alleanze classiche con Sel e Idv. Non è con le alchimie o con le formule astratte che si vince ma con la costruzione di un rapporto vero con l’elettorato, con la mediazione di personalità convincenti e di progetti che partono dalle condizioni reali del popolo, e non quelle delle élites politiche o sociali. Le diverse vittorie si realizzano in condizioni e con strumenti diversi ma hanno in comune la capacità dei vincitori di costruire coalizioni credibile perché capaci di evocare un sogno ed un progetto collettivo. Non tanto pezzi di carta programmatici firmati dai partiti ma un discorso pubblico coerente e credibile per le aspettative degli elettori.
Milano e Napoli: non solo lì e non fermarsi ai luoghi comuni
Milano e Napoli hanno dato il tono psicologico al giudizio sulle dimensioni della sconfitta berlusconiana, ma se analizziamo i dati comune per comune i dati segnalano specie al Nord un diffuso smottamento elettorale del centrodestra e la capacità del centrosinistra a tornare ad essere competitivo. Anche dove si è perso spesso si è perso con pochi voti, partendo da distacchi abissali. Piuttosto possiamo considerare la diversità delle due situazioni. A Milano principalmente vinciamo per il crollo della credibilità del centrodestra: cattiva amministrazione e cattiva politica. 5 anni fa il Prefetto Ferrante, candidato del centrosinistra, prende più voti anche in percentuale (ed anche come voti personali) di Pisapia. La differenza sono state due: la prima essenziale per la vittoria è che allora la Moratti vinse al primo turno e la seconda è che Pisapia (con l’aiuto del PD, rimessosi subito dallo choc della sconfitta alle primarie del proprio gruppo dirigente) è stato capace di trasformare un insediamento elettorale potenziale in una comunità civica convinta che si potesse vincere e cambiare Milano.
A Napoli sono stati sconfitti due conservatorismi, ed è bene che sia stato così. Il conservatorismo del PD, che non ha avuto la forza di aprire una fase di discontinuità con il fallimento amministrativo (fallimento indecoroso) di Bassolino e Jervolino. Aveva cercato di imporlo Veltroni, ma fu sconfitto. Il conservatorismo del PdL, che si è affidato ai vecchi circuiti della clientela, più o meno contigua con ambienti camorristici. Valgono le parole gravissime dette da Berlusconi “Non ho voluto consegnare la Carfagna alla camorra”. Incredibile!
Rivolgendo la sguardo al futuro e allo spazio che si è aperto per una incisiva azione del PD sottolineo tre aspetti in particolare.
Terzo polo a Chi l’ha visto
Il terzo polo tanto evocato non esiste. Non c’è stato alcun valore aggiunto. L’Udc si è preso i suoi viti, agli altri partner è andata qualche briciola, in particolare appare inesistente lo spazio politico per il Fli. Forse il fatto nuovo è che, a differenza delle scorse regionali, dove l’Udc si è alleato con noi non è andato male: alleanze costruite dal basso sono più comprensibili dagli elettori. Naturalmente il sistema maggioritario delle elezioni dei sindaci può penalizzare le forze intermedie. Tuttavia almeno nelle grandi aree urbane dove è maggiormente presente il voto di opinione se ci fosse stata questa attesa del terzo polo si sarebbe visto qualche segnale. Invece, tornando sempre ai dati dei comuni maggiori del Nord l’Udc è al 2,8%. Qualcheduno ha sentito parlare di “Verso Nord” o delle tante ipotesi cacciariane sulla necessità del centro?
La sinistra radicale
Qualche riflessione in più sul voto cosiddetto radicale. Anche qui molti commenti superficiali sulla stampa che non hanno molta attinenza con la realtà. Vendola vincitore perché ha fatto i Sindaci di Milano e di Cagliari? La realtà è molto diversa. A Milano Sel prende il 4,7% e a Cagliari il 7%. I candidati sindaci di Sel sono stati sindaci della coalizione e non hanno affatto trascinato il partito in un exploit elettorale. A Milano Pisapia ha risposto con molta nettezza a Vendola che cercava di mettere cappello sul risultato. Il grillismo: fenomeno molto composito, con voti dovuti talvolta ad un generico populismo, ad un sentimento antipolitico (che in genere lascia eredità di destra), alla presenza di candidati locali credibili ed autorevoli. Sbagliato fare di ogni erba un fascio. Intanto è positivo che comunque elettori escano dal recinto del non voto e scelgano dentro il recinto della rappresentanza. Poi occorre considerare che c’è stata una competizione accesa dentro la distribuzione del voto radicale: Sel, 5 stelle, Idv.…Fenomeno da non sottovalutare (ed inevitabile in una stagione così rissosa ed inconcludente della politica) ma neppure da esaltare. Le inqualificabili parole di Grillo sulla stagione di Pisapippa danno la carature del personaggio. E forse occorre che anche qualche nostro militante recuperi il senso dell’orgoglio del proprio partito, più che inseguire populismi che finora hanno solo costruito la vittoria di Cota in Piemonte. Luca Ricolfi sulla “Stampa” ha sostenuto che l’unico vero vincitore di queste elezioni sarebbe il partito di Santoro, intendendo la composita area della protesta. Indubbiamente, sempre restando sui comuni maggiori del Nord i voti a Idv. (3,4), Sel (4,6), Verdi e RC (2,7), Movimento 5 stelle (4,3) assommano ad un 15% degli elettori. E’ tuttavia una percentuale che non si discosta da risultati precedenti, sia pure diversamente redistribuiti. Nel 2006 senza Idv. Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti italiani presero l’11,6%, e si tratta del dato nazionale, certamente molto più forte nelle stesse aree dei comuni del nord.
Un mondo cattolico in movimento
Il terzo elemento riguarda la Chiesa Cattolica. E’ forse l’ambiente in cui le dissennate avventure erotiche del cavaliere e la sua inconcludenza governativa hanno prodotto più radicali cambiamenti di giudizio. La linea espressa più o meno ufficialmente da “Avvenire” è profondamente cambiata, con esplicite critiche alla linea del Governo, ai comportamenti del Cav. al clima di rissa pubblica provocata, agli attacchi alle alte istituzioni. E nel merito critiche per la mancanza di adeguate politiche sociali, familiari, ecc. E’ una svolta importante, perché non c’è dubbio che una parte di gerarchia aveva finora tenuto un atteggiamento di sostegno acritico alla maggioranza. Anche qui si apre una nuova stagione. Gli interventi del card. Bagnasco alle Assemblee dei vescovi italiani certamente non contengono cose tutte condivisibili per tutti gli elettori e dirigenti del PD. E tuttavia c’è una analisi antropologica sui temi dei diritti umani, della giustizia sociale, della dimensione valoriale della partecipazione democratica che tutti dovremmo ascoltare con più attenzione e curiosità.
Linea chiara per il futuro, con ottimismo
Sta a noi ora saper cogliere queste nuove opportunità. Nel Veneto il vento è stato forse un po’ meno impetuoso, o più debole l’effetto in casa leghista, ma anche qui non sono mancati segnali importanti. Anche dove si è perso si è stati spesso pienamente competitivi.
Credo che dobbiamo guardarci solo da due rischi principali. Il primo è il giudizio semplicistico: abbiamo già vinto le politiche. Io non credo affatto ad una capacità di risurrezione del cavaliere: ha perso la cosa più difficile da riconquistare, la credibilità personale e la credibilità come leader capace di esercitare con forza la leadership, che erano le sue principali risorse. Tra l’altro bisognerà pur ricordare che tra le sue corde ci sarà una grande capacità comunicativa ma non c’è la capacità di governo. Tutte e tre le volte che gli italiani gli hanno dato il mandato di governare (1994, 2001, 2008) non è stato capace di gestire la sua maggioranza e di produrre convincenti azioni di governo, perdendo sempre la volta successiva. Però questo può complicare la situazione. Il nostro prossimo avversario non sarà Berlusconi, potrebbe essere un leader più credibile, capace di mettere insieme un elettorato di centrodestra, che resta in Italia prevalente come sentimento di base.
Il secondo rischio è che il PD non sappia essere il motore del cambiamento che l’elettorato si attende. Che lasci che altri diventano protagonisti di questo domanda inevasa dell’elettorato. Per questo occorre saper essere, come ho detto più volte radicali nelle proposte e moderati nel linguaggio e nell’approccio. Ma radicali nelle proposte di cambiamento. L’esperienza di Pisapia a Milano insegna proprio questo. Una credibilità personale nel mondo della sinistra storica milanese, ma una scelta di campo decisa nell’uscire dall’insediamento elettorale, dai linguaggi, dai luoghi comuni della tradizione di sinistra, conservandone i valori di fondo ma declinandoli nella modernità. Per questo capace di attrarre, al di là di alleanze politiciste, i consensi dei tanti elettori “indipendenti” che decidendo di partecipare o meno al voto e se votare sul centrosinistra o sul centrodestra sono decisivi per ogni competizione elettorale. Il PD non si impicchi sulle formule delle alleanze ma dimostri di essere capace di avere questa forza attrattiva dell’elettorato decisivo.

domenica 5 giugno 2011

Testamento biologico o registro comunale?

di Nereo Tiso



Noto che le forzature nel considerare il tema del "registro comunale delle dichiarazioni anticipate" come una sorta di legge sul "testamento biologico" ormai stanno creando un bel po' di confusione. Soprattutto per chi vorrebbe arrivare ancora una volta a considerare la discussione uno scontro. Scontro che, guarda caso, si sviluppa su quel filo sottile che lega tra loro "cattolici e laici". I laici che lo vogliono e i cattolici che non vogliono. Come una sorta di rimpallo su un tema delicato come quello che si vorrebbe affrontare. Tra l'altro questo scontro tra cattoilici e laici mi sembra risibile e ormai destinato far tornate indietro le lancette dell'orologio di almeno un secolo. Credo non sia il caso. Ma andiamo per ordine.
Il registro comunale delle dichiarazioni anticipate di trattamento vuole far sì che il cittadino possa, liberamente, esprimere la propria opinione in un registro, appunto, presso il comune di residenza. La domanda che si pone è sempre la stessa e cioè il senso di tradurre per iscritto in un registro presso gli uffici comunali di una dichiarazione talvolta già perfezionata presso un notaio (questo da parte di una mozione presentata). Tutto ciò in assenza di una legge nazionale che riguardi il testamento biologico, o dichiarazioni anticipate di trattamento. Forse non è un doppione? Credo che la spinta di alcuni, anche del nostro gruppo consiliare sulla questione del registro, sia alquanto zoppa perché non trova riscontro in alcuna norma (se non in norme amministrative per la raccolta dei dati...) che abbia a che fare con ciò che si vorrebbe, invece, far passare: una dichiarazione sul Testamento Biologico. Credo che questo non sia scontro ideologico, ma buon senso amministrativo. Tra l'altro, qualora la persona si trovasse lontana dal Comune di residenza e non si conoscesse la persona di fiducia, chi comunicherebbe le volontà inscritte nel registro ai medici che avranno in cura il paziente? Naturalmente si vuole far credere che lo scontro sul registro sia su chi è contro il testamento biologico e chi no. Uno scontro alquanto banale e che non esiste.
Altra cosa è, appunto, il testamento biologico. La proposta di legge che, tra l'altro, ha grandi manchevolezze, avrebbe dovuto essere discussa recentemente in Parlamento. Purtroppo non è stato così. Spero non si pensi che questo problema in assenza di normativa si riduca ad essere lasciato in mano alla tifoseria: da una parte chi dice "si è necessario" e ostenta sicurezza citando dati, sentenze, normative e, purtroppo, esperienza di sofferenza; dall'altra chi dice "non è necessario " ostentando a sua volta sicurezza, in nome di qualsivoglia religione, o valori fondati su una fede,o proprio pensiero, o su altre persone sofferenti che hanno fatto scelte diverse dalle prime.
Mi dispiace ma io faccio fatica a far parte della tifoseria e non accetto che mi si dica che, a seconda di come la penso, debba essere collocato da una parte o dall'altra della barricata. Non posso ridurre tutto ad un "essere d'accordo" o a un "non essere d'accordo". La semplificazione di un problema tanto importante, per quanto mi riguarda, ostacola la discussione razionale, unica a portare contributi importanti e significativi. E su questo, spero, non ci siano dubbi. I contributi necessari non sono di parte, non nascono da uno scontro e non possono essere definiti "aperture" o "chiusure" a seconda della parte che li esprime. Io credo, però, che tutti, comunque, abbiano una propria storia e una prorpia esperienza con le quali poter affrontare al meglio un tema delicato come quello del testamento biologico. Non dobbiamo mai scordarlo. Passi avanti ne sono stati fatti e penso che sul tema bisognerà prendere in considerazione i contributi che le diverse forze politiche e scientifiche, oltre che ai diversi contributi normativi, etici, filosofici che in questi anni sono stati portati alla questione.
Restringere le maglie e affidarsi troppo alle ideologie non può che produrre resistenze e rotture. Ma credo anche che nessuna maggioranza possa violare alcun pensiero e alcuna proposta e nessuno potrà dire, in tono manicheo, di stare dalla parte del giusto e spingere eccessivamente sui tasti della "laicità personalizzata" per tentare di far venire allo scoperto i dissidenti.
Pertanto la discussione sul Testamento biologico dovrà essere approfondita attraverso una forte problematizzazione (in Germania la legge è stata emanata dopo dieci anni di riflessioni...) affidandosi a chi ne sappia trarre ogni significato, ogni problema nel rispetto di ogni persona.
A questo punto chiedo: c'è necessità di una ulteriore semplificazione di questo delicato argomento attarverso un atto amministrativo che non aggiungerebbe né toglierebbe alcun contributo all'iter normativo e al contenuto della proposta di legge stessa, ma sarebbe solo ed esclusivamente una sollecitazione fatta al Governo perché quest'ultimo arrivi rapidamente ad una legge? La risposta spero, arrivi dalla riflessione e dalla discussione e non dai giornali.
In conclusione, il Partito Democratico, e quindi anche il nostro gruppo consiliare, è tale perché ha in sé l'anima della democrazia e non dell'ideologia. Se non fosse così, non so cosa ci sarebbe di democratico.

martedì 3 maggio 2011

INTERVENTO RENDICONTO 2010

di Nereo Tiso



Certo è che la discussione del bilancio preventivo è l’atto più importante del Comune in cui si discute delle risorse e della loro collocazione per l’anno in corso. Mentre il Rendiconto ci pone di fronte alle scelte fatte sulla base del bilancio approvato dal Consiglio, in questo caso nel 2010 e come si sia effettivamente realizzato e speso.

Quindi, potrei anche terminare qui il mio intervento visto che non c’è nulla da discutere e dire, solamente, che il bilancio che in questo momento ha valore è quello approvato, appunto qualche tempo fa, sempre da questo Consiglio.

Ma penso comunque, sia importante sottolineare le scelte fatte da questa amministrazione, nonostante le continue e dolorose contrazioni dei trasferimenti di risorse da parte dello stato e della regione sulla spesa corrente e la difficoltà, vista la situazione economica attuale, di procedere alle alienazioni che potrebbero/dovrebbero dare una boccata di ossigeno per sbloccare i cantieri previsti nel piano triennale della opere.

Credo sia davanti gli occhi di tutti l’imponente lavoro a riguardo la viabilità in città e la ciclabilità che ci ha portato ad essere una delle prime città in Italia. Non a caso il numero dei ciclisti che possono viaggiare in sicurezza sta aumentando e può partire dalla periferia ed arrivare direttamente in città. Pensiamo ad asili nido Paltana che hanno offerto nuove opportunità alle famiglie padovane oltre che creato nuovi posti di lavoro in un momento in cui lavoro, per molti, rimane ancora un sogno. Non un’opportunità ma una realtà che trasforma la città e la avvicina al traguardo previsto dal trattato di Lisbona. A questo si aggiungono manutenzione ordinarie e straordinarie, ristrutturazioni e completamenti.

A ciò si aggiunge il completamento di alcuni importanti parchi della città, di significativi impianti sportivi come il pala indoor che non possono che rendere sempre più la nostra città a misura di persona che ne usufruisce in questo momento, ma anche proporla per il futuro dei nostri figli come una città verde e con sempre maggiori e migliori opportunità di fare sport a diversi livelli. Non si possono dimenticare le grandi opere ormai giunte a conclusione (come il capolinea del tram a Pontevigodarzere con parcheggio scambiatore, il completamento della ristrutturazione del Palazzo della Ragione), altre che si stanno per completare come l’imponente ponte Unità d’Italia nei pressi della stazione.

Vorrei ricordare, poi, il lavoro del progetto giovani con le scuole superiori per i viaggi Nella memoria; l’importanza, nonostante le continue ed inesorabili riduzione delle risorse, che la cultura sta avendo per la nostra città con mostre, nuovi format che attraggono migliaia di visitatori. Non ultimo, l’impegno sostenuto dall’amministrazione di mantenere costante il numero e la qualità dei servizi offerta ai cittadini: famiglie in difficoltà, minori non accompagnati, attenzione agli anziani, servizio pasti a domicilio.

Non vorrei dilungarmi su ciò che è stato fatto e su ciò che si sta facendo e si ha in progetto di realizzare per migliorare la nostra città a dispetto di chi (mi riferisco al solito sindaco/onorevole Bitonci), riesce a vedere solo degrado, cercando di nascondere l’impegno di chi sta lavorando per il bene comune. Ma credo che denigrare la propria città da parte di chi si sta preparando, qualora riuscisse a vincere le elezioni, a governarla, stupisce e indigna. Indigna perché non si vuole migliorare ma affossare la città: nessuna proposta degna di questo nome, nessuna idea per un futuro da dare a Padova. Solo insulti e miserevoli riflessioni anche da parte di chi in questa città non ci vive e pretenderebbe di conoscerla. Magari avrà dei suggeritori.

Ma vorrei anche esprimere la mia solidarietà nei confronti del collega Aliprandi cercando di non essere patetico e nemmeno esprimerla per dovere. La violenza è frutto dell’imbecillità madre della bieca e miserevole incapacità di usare la ragione per discutere e non le mani che, vigliaccamente, infliggono sofferenza. Ora tutti dovranno, davanti alla giustizia, assumersi le proprie responsabilità e pagare il dovuto. Su questo non si può né discutere né transigere.

Per ultimo, assieme a tutta la maggioranza, è stato presentato un emendamento al rendiconto riguardante il residuo del bilancio 2009 di circa 966.000 mila euro. Con questo emendamento abbiamo ritenuto di rinviare la somma a Fondo di riserva per le spese e le emergenze dell’amministrazione. Soprattutto non abbiamo voluto che questa somma fosse indirizzata verso un’unica soluzione come pensava la minoranza in forma propagandistica (mense, scuola Tetrarca…) che andrebbe a ridurre la capacità d’intervento. Pensiamo che questa somma debba essere messa a disposizione delle famiglie padovane che si trovano in grossa difficoltà e per tutte le esigenze che si ritengono prioritarie.

Ancora sul gettone...Io il nuovo Paperone




di Nereo Tiso






Posso anche comprendere che c'è, tra i consiglieri, chi vive di menzogne e pensa sempre che i cittadini bevano la loro ipocrisia e le loro falsità. Mi riferisco ai soliti schizofrenici del falso: i leghsiti, in prima fila, Mazzetto, Littamè e il compare di merende Bitonci, e ai prodi Marin e Bordin, ormai rimasti soli e sperduti, in mezzo la nebbia della padania senza più un compagno che li vada ad aiutare. Un vero insulto all'intelligenza! Vorrei ribadire, se qualòcuno non l'avesse ancora capito, che l'adeguamento del capitolo relativo al gettone presenza non significa che ci sarà automaticamente l'aumento. La mormativa vigente è confusa e quella a venire, ancora non si conosce. Quindi, basta chiacchiere e stupidaggini senza senso.
Ma, visto che oggi sono stato recuperato da un quotidiano locale quale futuro Paperone del Consiglio Comunale di Padova (ma ho chi mi precede...beati loro!!!) ho fatto due conti a partire non dalle chiacchiere ma dal CUD 2010 rilasciatomi dal Comune in qualità di Consigliere:
lordo: 3121,20
- 33% (imposizione fiscale)
= 2059,98 : 12 (mesi)
= 171,66 ( netto mensile)
- euro 50 (telefono mese)
=121,66:
- 40,0 (benzina)
= 81,66 (22ore formate da 2 consigli media 5 ore ciascuno; 8 commissioni media 1,5 ore ciascuna)
= 3,71 euro all'ora (conteggio per eccesso)
( se a questo togliamo il 20% che ogni consigliere del PD dà al partito rimangono circa 2,99 euro).
Naturalmente va tolta l'attività sul territorio, le attività con i dirigenti e gli assessori, ecc., che non si conteggiano.
Io non commento ma questo è tanto. Voglio aggiungere che da voci e articoli, la proposta di legge prevede un ulteriore taglio di un ulteriore 7% per i comuni come il nsotro (cosa farà Treviso?). Penso che ogni commento sia superfluo.
Andrò a leggermi il CUD del Comune di Marin e Bordin, che probabilmente hanno percepito per il 2010 quanto il sottoscritto ma con il 30% in meno di presenze effettive in consiglio e forse l'80% in meno nelle commissioni per Bordin e il 100% in meno nelle commissioni per Marin (questi sono dati!!!). Poi leggerò quello della Mazzetto...un bel gruzzolo da Roma ex ladrona.
Non se tutto questo sia servizio alla comunità, ladrociniio nei confronti dei cittadini, responsabilità, impegno. Ognuno trarrà le proprie conseguenze.

Raccolta porta a porta: una grande opportunità




di Nereo Tiso






Questa settimana è iniziata la distribuzione dei bidoncini per la raccolta differenziata a Camin, Granze, San Gregorio Magno e Isola di Terranegra che partirà il 2 maggio. Un'opportunità proposta da Acegas Aps ai cittadini delle zone di riferimento ma, in sostanza, a tutta la città. Già da qualche anno se ne parla ed era già stata avviata anche una certa attività da parte del Comune, del Quartiere 3 e di AcedgasAps per raccogliere informazioni, presentare il progetto, informare i cittadini, ecc. Tutte iniziative che oggi non hanno fatto trovare impreparati i cittadini. Infatti la riunione tenutasi martedì 5 aprile a Camin e 6 aprile a Granze (san Gregorio sarà il 12 aprile e Terranegra il 14 presso le parrocchie) alla presenza dell'assessore Zan e dei tecnici AcegasAps, ha visto la partecipazione di più di 200 persone che si sono mostrate interessate ponendo domande, facendo richieste precise e avendo anche qualche naturale perplessità soprattutto nelle persone anziane che vedono modificato un modo di comportarsi che ormai avevano assimilato: quello della raccolta differenziata conferita nel cassonetto e delle campane stradali. L'inizativa è stata possibile anche perché, per la zona in questione a "compensazione ambientale" (inceneritore-opere di miglioramento della raccoltadifferenziata...), AcegasAps ha versato a suo tempo euro 250.000 che hanno permesso l'acquisto dei bidoncini e dei mezzi con cui procedere alla raccolta.
I cittadini hanno capito che questo loro impegno è l'inizio per una maggiore tutela dell'ambiente, la possibilità di non avere persone dai comuni limitrofi che riempiono i cassonetti stradali, che comunque ci sarà maggiore precisione nella distribuzione dei rifiuti utilizzando con le informazioni che arriveranno a casa dagli operatori con i bidoncini e con le assemblee pubbliche. Una massima disponibilità da parte di Acegas e del settore ambiente di segurie i cittadini, soprattutto dove ci possono essere delle difficoltà, per riuscire ad avere il meno possibile disagi.
La raccolta sarà ancor più facilitata dal calendario distribuito nel quale si potranno consultare giornalmente, con dei colori corrispondenti al coperchio dei bidoni, quale dei 5 bisoni consegnati bisognerà esporre per la raccolta.
Dopo Camin, Granze, san Gregorio e isola di Terranegra, la raccolta porta a porta comincerà anche nella zona di Salboro (probabilmente ad ottobre...). Questo aiuterà il nostro Comune a raggiungere rapidamente l'obiettivo del 50% di raccoltà in città contribuendo in maniera determminante al limite previsto dall'Europa del 65% in provincia. La nostra città ha già raggiunto un ottimo risultato col 42% di raccolta differenziata ed è la prima città delle sue dimensioni in Italia. Diciamo una tappa importante ma che potrà farci avanzare attraverso il porta a porta per raggiungere il traguardo importante del 50% in città e del 65% in Provincia. Naturalmente col contributo di tutti nel migliorare continuamente il servizio.

La solitudine di Marin e Bordin

di Nereo Tiso



Dopo l'esilarante intervento del consgilieri Bordin e Marin anche di questa sera in consiglio, si evidenzia ancor di più il loro isolamento rispetto al gruppo su argomenti quale gettone presenza e orario commissioni. Da una parte è da sottolineare che Salamso, Cavatton e Foresta si sono smarcati dalle loro posizioni appoggiando l'emendamento sui gettoni e dall'altro, il solito tentativo di giustificare la loro cronica assenza dai lavori delle commissioni. Solo le firme raccolte praticamente giornalmente sulla questione gettone da parte di Marin lo fa esistere ancora. Ma in consiglio si evidenzia non solo il suo isolamento assieme a Bordin, ma allo sfaldamento del gruppo PDL che sta cercando il bandolo della matassa. Dopo l'uscita di Cruciato, si vede il consigliere Foresta seduto fuori dai banchi del PDL e avulso dal gruppi e dalle sue decisioni. A questo punto ci si chiede chi è il capo gruppo PDL? Purtroppo, per qualche problema, Salmaso è assente al consiglio e finché il gatto manaca i topi ballano.. In sostanza una critica fatta a chi lavora e cerca la sua dignità e chi cerca di nascondersi dietro la sua ormai divisione senza più direzione per giustificare uno sfaldamento di un gruppo senza capo né coda sai a livello consigliare che cittadino.

domenica 3 aprile 2011

Enzo Bianchi, Ogni cosa alla sua stagione, ed. Einaudi


di Nereo Tiso,
Un libro semplice ma profondo. Riflettere sulle stagioni della propria vita a partire dalla semplicità della fanciullezza è ciò che Enzo Bianchi fa nel suo libro. Gli incontri, le letture, i giochi, le amicizie, le esperienze, sono il senso che si percepisce dallo scadere delle varie stagioni. E la terra, questa madre che dà i frutti per la vita; che dà il vino che inebria, che dà gioia, ma che è anche fatica, sofferenza. E' la terra che..."si era spogliata, sì, ma solo per attendere più libera la novità di un'altra stagione, di una vita pronta a ricominciare". Ora Enzo Bianchi, si trova nella stagione della vecchiaia, vissuta e non nascosta; celebrata e accolta con serenità. Forse, quelle del priore di Bose, assomigliano alle stagioni della vita di ognuno di noi, alla quale siamo legati ma dalla quale dovremo staccarci. E sono ancora le parole di Bianchi che ci aiutano a non avere paura della nostra ultima stagione perché tutto è fuorché buio: "La mia notte non ha oscurità e tutto nella luce diventa chiaro".

Cristiani, l'unità senza egoismi


da "La Stampa 17 marzo 2011

di Enzo Bianchi - priore Comunità di Bose


dell’avvenuta Unità d’Italia, nonostante le contestazioni e la mancata partecipazione di alcuni a questa ricorrenza. Anche la chiesa cattolica che è in Italia ha voluto - nella maniera che le è propria, cioè attraverso una celebrazione liturgica - prendere parte alla memoria di questo evento. Il papa, come vescovo di Roma (non si dimentichi che è in tale veste che presiede alla chiesa universale) e primate d’Italia, ha voluto indirizzare un messaggio non solo ai cattolici ma a tutti gli italiani. Ma proprio perché quest’Unità d’Italia è stata faticosamente costruita anche contro il volere del papa - allora difensore non solo dell’onore di Dio ma anche di «Cesare», il potere politico che lui incarnava nello Stato pontificio - proprio perché c’è ancora chi vorrebbe che l’Italia tornasse a unafederazione di staterelli, proprio perché nuove ideologie contrastano con la realtà di un’Italia unita, è bene interrogarsi sul significato di questa unità. E io vorrei interrogarmi da cristiano e da cittadino italiano, due appartenenze che non sono né in contrasto né in concorrenza ma che, per essere vissute senza schizofrenia, abbisognano di lealtà, di riconoscimento della storia e di esercizio della memoria, di una visione di solidarietà capace di convergenza per la polis. Come cristiani, abbiamo una parola da dire nei confronti di questa celebrazione e del suo significato? La risposta è certamente positiva: in Italia i cristiani abitano tranquillamente, sono membri della polis e come tali partecipano responsabilmente alla storia di questo paese senza evasioni e senza esenzioni. Ma dobbiamo porci anche un’altra domanda: noi cristiani abbiamo una parola «cristiana» da dire sull’Italia unita? E qui la risposta si fa più articolata e richiede specificazioni. L’Italia non è né un articolo di fede, né un principio strutturale della chiesa che è cattolica, universale. Ma resta vero che questa terra «Italia» è la terra che i cristiani abitano nella consapevolezza che «ogni patria è per loro straniera e ogni terra straniera è loro patria» (Lettera a Diogneto). Cosa significano queste parole, formulate nel II secolo d.C. e ancora oggi utilizzate? Non indicano evasione o estraneità dei cristiani rispetto alla terra e allo Stato, ma che i cristiani sanno amare la terra che è stata data loro in sorte, che questa terra è per loro anche «patria» in quanto terra già dei loro padri, che i cristiani pregano per questa terra e per i loro governanti, fossero anche non cristiani, così come pregavano per l’imperatore romano che era pagano (e, a volte, anche loro persecutore!), che i cristiani partecipano in tutto come cittadini alla costruzione della società italiana e lavorano per una convivenza in questa terra segnata da libertà, giustizia, eguaglianza, solidarietà, pace. Ma questa appartenenza all’Italia certamente non deve suscitare nei cristiani un’ideologia nazionalistica, che si manifesta sempre in una egemonia rispetto ad altre terre, nella costruzione di un popolo «senza gli altri» e magari «contro gli altri». Il contributo più specifico dei cristiani alla costruzione di uno Stato unitario dovrebbe essere caratterizzato dal superamento di una pretesa superiorità della loro cultura, dalla negazione di un centralismo foriero di ideologie che, anziché preparare la pace, alimenta intolleranza e rifiuto dell’alterità di cultura, etica, religione... D’altro lato i cristiani dovrebbero vigilare che non si affermino spinte localistiche, che finiscono sempre per generare atteggiamenti razzisti o xenofobi, non solo verso le culture lontane che si fanno presenti attraverso gli immigrati, ma addirittura verso la terra, la regione vicina. È vero che l'Italia è storicamente segnata da regioni che hanno una cultura propria più accentuata che in altre nazioni, ma la lingua è divenuta una, così come la cultura che ha dato il meglio dell’umanesimo e ha fatto compiere un cammino all’Italia è unitaria e convergente. Un’unità d’Italia che nutrisse un’identità italiana segnata dalla vittoria del «medesimo» e da un ripiegamento autistico storico-sociale a causa dell’esclusione dell’altro, soprattutto dei tanti poveri che giungono dall’altra sponda del mare nostrum, contraddirebbe gravemente l’ispirazione cristiana e cattolica. Se penso alla mia vita, non posso dimenticare che fin da piccolo sono cresciuto con persone provenienti da altre regioni, con altri dialetti, con abitudini in parte diverse dalle mie: alle elementari, in un piccolissimo paese del Monferrato, avevo vicini di banco provenienti dal Polesine alluvionato, alle superiori in una cittadina di provincia avevo compagni calabresi e sardi, all’università a Torino ho incontrato studenti di tutte le regioni italiane. Non posso negare questa italianità, questo sentire che c’è un’Italia vissuta nella mia storia e che dunque non va negata né tanto meno ferita dalla negazione della solidarietà. La mia generazione ha imparato fin dalle elementari che non i localismi, ma l’Europa unita doveva essere l’orizzonte da tenere presente e in nome di un’affermazione di quei valori di libertà, di democrazia, di giustizia per i quali tanto si era combattuto in Europa nei tempi della modernità. Festeggiare l’unità d’Italia allora significa riconoscere ciò che lega gli abitanti di questa terra, affermare la solidarietà e la convergenza verso una polis segnata da giustizia e pace, senza ripiegamenti localistici, senza egoismi territoriali, senza esasperazioni della propria cultura locale. Per questa unità d’Italia molti che ci hanno creduto hanno speso la vita e hanno saputo sacrificarsi perché il loro obiettivo era una «communitas italiana». Per noi oggi tutto questo è di esempio, è un’eredità che comporta responsabilità, soprattutto di fronte a rigurgiti ideologici e a proclami e programmi che vorrebbero non solo dividere gli italiani, ma costruire una «babele» locale in cui ciò che si afferma sa solo di barbarie. Sì, come cristiano lontano da ogni nazionalismo, credo di amare questa terra d’Italia, volere che in essa cresca l’unità tra le popolazioni, così diverse ma così capaci di essere solidali l’una con l’altra, così disposte - lo spero, nonostante tutto - a una convergenza verso una polis più umanizzata, unite da una comune cittadinanza sempre più di suolo che non di sangue. Celebrare l’unità della nazione italiana, nell’orizzonte dell’unità del continente europeo e nella volontà di affermare sempre l’unità e la dignità di tutti e il rispetto di tutte le culture e le nazioni è un dovere che nasce dalla consapevolezza di essere cittadini che devono sperare tutti insieme e sentire questa terra come appartenente a tutti.

Immigrati: regna la confusione, il dilettantismo e la mancanza di norme


di Nereo Tiso


Le notizie che arrivano da Lampedusa sono ormai sovrastate da ciò che succede in molte altri parti d’Italia nelle quali si sta aspettando o si cerca di gestire il flusso interminabile di persone che provengono dal nord Africa. Clandestini o rifugiati? Naturalmente per il ministro Maroni il numero dei rifugiati è molto alto tra quelli presenti e, soprattutto, tra quelli previsti, rispetto ai clandestini Ma tutti sanno che i tunisini non sono rifugiati e sono persone che cercano semplicemente una vita migliore e che i rifugiati praticamente non ci sono Sta di fatto che il ministro cerca di nascondere il dilettantismo con cui ha gestito tutta la vicenda; la disorganizzazione e l’approssimazione usate nell’affrontare l’emergenza , non lasciano intravedere niente di buono per il prossimo futuro. Ma a questo una ulteriore domanda il ministro dovrebbe porsela e forse, la risposta a questa domanda, è l’evidente deficit della legge Bossi-Fini sui respingimenti e sul fallimento dei CIE (Centri di identificazione e espulsione). Se i clandestini dovrebbero rimanere nel CIE per 6 mesi prima di essere espulsi, quanto tempo gli immigrati sbarcati a Lampedusa o in altra parte, che ormai scorazzano liberi e incontrollati in Italia, dovrebbero rimanere? Quanto tempo è previsto per la permanenza dei nuovi arrivati, visto che cerchiamo di inserirli in siti particolari sostitutivi dei CIE, ma che non possono essere considerati CIE. Non è un dettaglio qualsiasi. Naturalmente la risposta è esigente ma la sua, non può essere che una non risposta di fronte ad una emergenza incontrollata, a fughe dai pseudo centri che non hanno nulla dei CIE, all’annuncio di regioni e amministrazioni locali che rifiutano le tendopoli pensate dal governo perchè considerata un’accoglienza disumana e fuori controllo; dalla confusione degli stessi compagni di partito del ministro che, ci mancherebbe, non ne vogliano sapere dei clandestini o comunque dei nord africani e scaricano le responsabilità sul centrosinistra. Una confusione senza precedenti che svela il vero volto, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di questo governo. E come pensa di rimpatriare i clandestini secondo quanto previsto dalla legge? A cento al giorno come afferma il presidente del consiglio? Spero si renda conto che la propaganda e le norme inesistenti, l’incapacità di trovare delle soluzioni al posto delle chiacchiere e di garantire i cittadini che si trovano in una situazione già difficile, soprattutto in alcune zone dove il verbo leghista della sicurezza ha fatto breccia, non paga più. Tutti aspettano chiarezza e norme precise sulla gestione dell’emergenza e, soprattutto, su come sarà il futuro di queste persone che, ormai, hanno fatto dell’arte di arrangiarsi il loro motto, alla faccia di ciò che per anni ha sbandierato la Lega su legalità e sicurezza. Non a caso anche i cittadini di Padova chiedono chiarezza sulla loro città dopo che sono stati annunciati dallo stesso ministero insieme al presidente Zaia, centinaia di immigrati previsti per la caserma Romagnoli. Cosa diremo ai nostri cittadini? Perché la Lega pensa a Padova e non a Cittadella (lo sappiamo bene)? Quanti giorni rimarranno? Dove andranno? Come evitare che in pochi giorni avvengano fughe incontrollate? Mancano le leggi, manca una progettualità e ripensare la legge Bossi-Fini senza demagogia è una ulteriore emergenza. Nel frattempo a farne le spese del non governo sono le persone coinvolte: gli immigrati e gli italiani.

venerdì 1 aprile 2011

UN BILANCIO 2011 SOSTENUTO AL 100% DELLA MAGGIORANZA

di Nereo Tiso.
Il 29 marzo alle 22.40 circa, dopo due serata di Consiglio e dopo una lunga maratona di interventi è stato votato il bilancio di previsione per il 2011. La maggioranza compatta e responsabile, con tutti i suoi 25 componenti presenti (24 consiglieri + sindaco), ha votato a favore. Va registrata l’astensione dell’UDC con il consigliere Terranova che ha voluto comunque riconoscere con il suo voto, il lavoro fatto dall’amministrazione. Chi mancava all’appello al momento del voto era la minoranza, presente (7 su 15) per poco più del 50% dei suoi componenti. Opposizione divisa in modo netto anche sull’emendamento tecnico presentato dalla maggioranza sull’adeguamento del capitolo sui gettoni dei consiglieri: gli interventi di Cavatton prima e in modo ancor più netto di Foresta poi hanno dato voce al dissenso manifesto di molti consiglieri PDL sull’intervento Marin del giorno precedente, che ha strumentalizzato la proposta e offeso la dignità di tutti i consiglieri. Fragilità, profonda divisione e faide interne hanno distolto PDL-Lega dal Bilancio stesso e la scarsità di emendamenti proposti ne è la prova. “Una nebbia fitta” è calata sul gruppo PDL sfilacciato nelle sue diverse componenti ormai alla deriva. Nessuna proposta, assenze ai consigli, assenze nelle commissioni; diremo una presenza insignificante per la nostra città. ALCUNE SOTTOLINEATURE SUL BILANCIO 2011 Un dato è certo: il taglio netto dei trasferimenti da parte dello stato pari a quasi € 6,5 milioni redistribuiti tra i vari settori per il 5% medio (ma taglio del 3,46% per il sociale). Un bilancio che ha fatto ogni sforzo per fornire sostegno sociale a chi si trova in difficoltà. Non sono stati ridotti servizi ma riorganizzati mantenendo i servizi essenziali: pensiamo alla riduzione della residenzialità per i minori, all’aumento del numero degli affidi familiari da 102 a 117, all’aumento dei pasti a domicilio per gli anziani facendo sì che questi non entrino in strutture protette. Inoltre l’attenzione alle famiglie con la prossima apertura del nido di Altichiero che ospiterà 60 bambini e creerà 14 nuovi posti di lavoro; la nuova costruzione del nido del quartiere Crocifisso, le nuove palestre delle scuole di Torre e della Scuola Lambruschini a Montà che potranno servire anche il quartiere. Un’attenzione alla ciclabilità, fiore all’occhiello della nostra città, e ai quartieri. Un emendamento del PD, accettato dall’amministrazione, ha previsto una pista ciclabile all’Arcella, la risistemazione di un parco nel quartiere Santa Rita, la riorganizzazione della viabilità in via Cardan a Mortise, la risistemazione del Parcospino a Brusegana, l’inserimento nel piano delle opere triennale di una piccola piazza Granze di Camin, la realizzazione di una rotatoria in Via Chiesanuova/Via Lombroso, la ricerca di un finanziamento col credito sportivo per completare gli spogliatoi di Via Cavalieri,. Tutto finanziabile con alienazioni che dovrebbero a breve, dare qualche risultato importante. Oltre ad una raccomandazione per inserire il WI FI in tutto il centro città. Una sensibilità importante non solo per i giovani. Un bilancio che, nonostante i tagli, darà risposte vere ai cittadini sapendo spendere bene recuperando da chi fa il furbo e da eventuali spese che si possono comprimere. Un gioco di squadra tra consiglieri comunali della maggioranza, circoscrizioni e amministrazione comunale che ha darà frutti importanti dal centro alle periferie.

Inizia finalmente la raccolta porta a porta

Informazioni dal Comune di Nerero Tiso.
Nel mese di Maggio inizierà la distribuzione dei bidoncini che serviranno per la raccolta raccolta porta a porta. Un intervento importantissimo che pordurrà un effetto immediato sulla cittadinanza e anche sulla capacità di aumentare la raccolta differenziata nella nostra città già ai primi posti in Italia tra le città delle stesse dimensioni.

All'inizio certamente i cittadini saranno a disagio con il nuovo sistema, ma ritengo che questa scelta, che già da qualche anno si aspettava, non potrà essere che positiva. Dal 2 maggio prossimo i cassonetti di strada verrano tolti e tutti dovranno usare i nuovi bidoncini per la nuova modalità di raccolta. Si eviterà così anche il turismo della spazzatura, nel senso che abitanti dei comuni contermini, nei quali già si effettua la raccolta porta a porta, per non avere scocciature, rimpivano i cassonetti della nostra città. Le zone della città coinvolte sono. Camin, Granze, San Gregorio e Isola di Terranegra. Diciamo che verrà coinvolta tutta la zona a est del canale San Gregorio.

Nei prossimi giorni gli addetti dell'APS provvederanno alla consegna a domicilio dei bidoncini e delle istruzioni dettagliate. Nel frattempo, sono già arrivati dei depliant che mettono la cittadinanza a conoscenza dell'operazione.

Assembleee pubbliche si svolgeranno:

- Camin 5 aprile (Villa Bellini-Patronato)

- Granze 6 aprile (Patronato)

- San Gregorio Magno (Patronato)

- Terranegra (Patronato)

Gli emendamenti nel Bilancio 2011 quartiere 3

di Nereo Tiso Importanti le scelte fatte dall'amministrazione per il nostro quartiere. Oltre al nuovo percorso in via Cardano a Mortise, importante per una nuova e importante viabilità, nel piano triennale delle opere pubbliche, sono stato accolte anche alcune scelte per Camin e Granze. A Camin nei prossimi mesi inizierà la costruzione della rotonda che risistemerà e riqualificherà l'incrocio Via Ronchi-Via dell'Artigianato. Ormai il flusso di autoveicoli che percorre la viabilità esterna a Camin è importante e si è vista la necessità di intervenire per evitare che il percorso diventi sempre meno efficiente e sempre più pericoloso. Tra l'atro, questo intervento sarà a completamento dell'altro intervento di viabilità tra via Uruguay e via Ronchi costruito dalla ZIP sul sedime della vecchia ferrovia. Anche la rotatoriae sarà finanziato dalla stessa ZIP. Interventi importanti a costo zero per l'amministrazione e con un valore molto alto per la viabilità e per la vita dei cittadini di Camin. Oltre a questo, per il 2012, si è messo a bilancio l'intervento davanti alla Chiesa di Granze di Camin per la costruzione di una piccola piazza-parcheggio favorendo riqualificando in maniera importante la zona. Il parcheggio servirà sicuramente per tutti coloro che usufruiranno dell'autobus, ma soprattutto per tutto gli utenti della Scuola Professionale di Ristorazione che opera in Patronato a Granze

I senza dimora dopo il freddo




Il Borgomagno e l'Arcella: cosa cambia?

di Andrea Rossi,
Il Borgomagno sta cambiano volto...sono trascorsi poco meno di 2 anni da quando si è tenuto il primo sit-in promosso dai Consiglierieri CdQ del Partito Democratico sul cavalcavia della Stazione al quale hanno aderito e partecipato numerosi residenti della zona allo scopo di attirare l'attenzione degli Amministratori e delle Forze dell'Ordine della Città.A 2 anni dal quel sit-in mi piace tirare delle somme: l'assetto della zona è mutato notevolmente e positivamente in primis merito della nuova viabilità prodotta dall'apertura del cavalcavia Dalmazia l'autosilos è stato bonificato e messo in sicurezza e oggi non è più un ostacolo allo sviluppo della zona, bensì ne dovrà divenire una risorsa avendo a disposizione numerosi posti auto che possono essere messi a disposizione dei commercianti e dei residenti. sono stati potenziati ed intensificati i controlli delle Forze dell'Ordine su tutto il quadrante del cavalcavia della Stazione e la presenza di balordi e spacciatori si è notevolmente ridotto. Il Comune ha provveduto a chiudere le due scale e l'accesso al vano tecnico interrato sul cavalcavia dove prima si spacciava droga e avvenivano accoltellamenti. E' arrivato, grazie all'interessamento di noi consiglieri del Pd, un simpatico ambulante per la vendità, il lunedì mattina, di prodotti di ortofrutta. Questa presenza è stata accolta molto favorevolmente dai residenti. La nuova rotonda su via A.Da Bassano prolungamento via d'Avanzo sta per essere completata con un arredo che avrà un sicuro impatto estetico. Il Vicesindaco Ivo Rossi e l'Assessore Andrea Micalizzi sono molto attenti e impegnati perchè il tutto venga realizzato con cura dei particolari. Sul versante di via Avanzo è l'impegno dei Consiglieri di Quartiere del PD che ha portato alla realizzazione della ZTL anti prostituzione. Un vincolo e un deterrente che chiediamo sia fatto rispettare con più determinazione dalle autorità preposte ai controlli in strada. Di cose ancora da fare ve ne sono però è giusto anche rendicontare ai cittadini come sono stati spesi i denari pubblici, in particolare se trattasi di zone del nostro territorio che stanno subendo delle trasformazioni che, speriamo, siano positive anche per tutto il Quartiere NORD.

STOP ALLAGAMENTI: INIZIATI I LAVORI PER L’AMPLIAMENTO DELL’IDROVORA DI VOLTABAROZZO

di Andrea Micalizzi - migliorerà la situazione in tutto il bacino Forcellini – Crescini - opera pronta per Lugli
VOLTABAROZZO. La salvezza dalle acque potrebbe arrivare entro luglio. Buone notizie per i residenti padovani dell’area Crescini-Forcellini: il Comune di Padova, in attesa che le promesse del governatore Luca Zaia diventino realtà, ha deciso di finanziare la realizzazione dell’idrovora di Voltabarozzo. Un’opera fondamentale per dare respiro ad una zona che, in caso di piogge forti, si trova spesso in ginocchio. Come successo nel settembre 2009 (nella foto) e nel maggio 2010, ad esempio, con richieste di risarcimento da parte di residenti e negozianti che si aggirano sui 3 milioni e mezzo di euro. Il finanziamento è stato deliberato dalla giunta comunale. «Abbiamo deciso di spostare 880 mila euro del nostro finanziamento già stanziato per lo scolmatore Limenella-Fossetta per la realizzazione dell’idrovora di Voltabarozzo, che scaricherà le acque piovane sul canale Scaricatore. In questo modo, entro la fine di luglio, porteremo a termine i lavori: invece di averne due bloccati (il Limenella-Fossetta e l’idrovora ndr) almeno uno sarà compiuto. Quando in Regione si decideranno a finanziare le opere come devono, potremmo concludere tutto». Il 9 dicembre 2009 la giunta regionale, con l’allora presidente Galan, aveva stanziato per l’opera 950 mila euro: un anno e mezzo dopo i soldi si devono ancora vedere. Rincara l’assessore Micalizzi. «Questa è la situazione: Zaia parla e non ci dà una lira, noi facciamo le opere anticipando i soldi. Qui partono solo le opere dove è il Comune di Padova e l’ATO (con i soldi che i cittadini pagano in tariffa) a mettere i soldi».

L'emendamento a bilancio sui gettoni: Marin un fantasma

di Nerero Tiso
L’emendamento a bilancio relativo all’adeguamento dell’importo del capitolo sui gettoni di presenza dei consiglieri non aumenterà di un centesimo quanto già previsto dalle norme attualmente in vigore, e cioè il gettone rimarrà di euro 45,90 a seduta. L’aumento prudenziale fatto dall’amministrazione non è altro che una stima in attesa del decreto ministeriale che dovrà essere approvato verosimilmente nel prossimo mese di aprile. Possiamo parlare pertanto di atto dovuto in previsione che una legge dello stato, e non una richiesta del comune di Padova o dei consiglieri, sia approvata. L’amministrazione, con atto dovuto, e sulla media dell’importo dei gettoni presenza dei consiglieri di città con all’incirca lo stesso numero di abitanti, ha stabilito l’importo. Tra l’altro, non avendo chiari i dettagli del decreto che è fermo da mesi nelle aule parlamentari e del quale al momento sono trapelate voci anche significative, l’amministrazione ha operato correttamente inserendo a bilancio una somma possiamo chiamarla “di previsione”. Naturalmente, quando sarà approvato il D.L. 78/2010 che dovrebbe determinare il gettone di presenza dei consiglieri comunali, non si farà altro che rispettare la legge e sulla base di quanto previsto il gettone verrà adeguato. Vorrei anche sottolineare che, rispetto a Padova, il comune di Treviso prevede euro 92 per i consiglieri, 120 a Verona e via dicendo. Ci si chiede come in molte città i consiglieri percepiscono il doppio o il triplo. Probabilmente la legge vale solo per qualcuno e non per qualcun altro. Evidentemente il consigliere Marin che pontifica perché il nostro lavoro di consiglieri deve essere un servizio alla città, dovrebbe leggersi l'mendamento e, probabilmente, dovrebbe anche guardarsi allo specchio e sentirsi offeso. Non noi ma la segreteria del consiglio ha decretato, dati alla mano, che il consigliere Marin ha presenziato, al 31 dicembre 2010, a ZERO commissioni. A questo va aggiunto che, da una ricerca fatta dal sottoscritto al 30 di novembre e che le sue presenze in consiglio sono state da pausa caffè tanto che a novembre 2011 non aveva completato quasi il 50% dei consigli. Chi deve vergognarsi è Marin e non chi lavora per questa città. Lui non lo fa.

Intervento in aula per bilancio 2011

di Nereo Tiso Vorrei partire da un dato interessante per il nostro bilancio perché potrebbe essere utile a capire in quale situazione si possono trovare i Comuni e quale incertezze dovranno affrontare per poter dare risposte in maniera sempre più efficace, ai loro cittadini. E non parlo dei cittadini in maggiore difficoltà, ma di tutti i cittadini che, in qualche modo, esigono di vivere serenamente e di non dovere essere costantemente messi di fronte a paure effimere. Questo dato politico proviene da un argomento che è oggi tra gli argomenti in discussione nelle aule parlamentari e spesso strumentalizzato a fini di bandiera: il federalismo. Finora ci hanno messo sul piatto il gretto dei fiumi che, a dir la verità, è un po’ poco per un bilancio comunale. Poi è stato pensato che stabilire centralmente un’imposta periferica, praticamente come succede ora, possa essere una scelta federalista. Sapendo, tra l’altro, che questo nuovo sistema va ad aumentare le imposte per le aziende e che, sostanzialmente, per i comuni, almeno fino al 2014, nulla cambia. E poco cambierà anche a partire dal 2014. Infatti la previsione che possiamo dire già realtà, è di tagli e riduzione di servizi. Diciamo che se è stato fatto un passo in avanti per evitare di pensare al federalismo sulla base della spesa storica è dovuto alla pressione dei parlamentari dell’opposizione. Se non fosse stato così, i comuni più virtuosi come il nostro sarebbero stati ulteriormente penalizzati. Pensiamo solo alla situazione dei finanziamenti al trasporto che, tagliato dal governo e tagliato dalla regione, va ad appesantire ancora di più le sempre più magre tasche dei cittadini. Intanto in questo periodo di transizione nel quale sostanzialmente non si modifica nulla dell’attuale situazione finanziaria dei comuni, il nostro di Comune si trova a fare i conti con le croniche difficoltà di bilancio dovute ai tagli netti dei trasferimenti da parte dello stato. Mancati trasferimenti che per quest’ anno arrivano a quasi 6.500.000 redistribuiti tra i vari settori per il 5% medio. Questo non significa che sono stati ridotti i servizi, ma sono stati riorganizzati evitando l’elargizione dei contributi a pioggia che non sempre hanno l’efficacia sperata. Pensiamo per esempio ai servizi sociali, capitolo importante e dolente nel senso che generalmente, chi rientra in questo capitolo di spesa manca di autonomia e ha necessità di maggiori aiuti rispetto agli altri. Di fatto è stata riorganizzata la spesa, migliorati i servizi, nonostante la riduzione degli stanziamenti sia stata del 3,46% in meno. In sostanza non sono stati tagliati i servizi ma riorganizzati eliminando gli interventi che potevano essere sostituiti da altri meno costosi: pensiamo alla riduzione della residenzialità per i minori, all’aumento del numero degli affidi familiari da 102 a 117, all’aumento dei pasti a domicilio per gli anziani facendo sì che questi non entrino in strutture protette che graverebbe sulla loro situazione generale oltre che, in caso di necessità, anche sulle casse del Comune che dovrebbe farsi carico della retta; pensiamo poi all’aumento dei contributi per le utenze e via dicendo. Uno sforzo importante della nostra amministrazione nonostante i gravi tagli. Vorrei sottolineare come il lavoro fatto in regione da parte del Partito Democratico sia riuscito a far assegnare un contributo al capitolo dei servizi sociali e servizi alla persona di circa 70 milioni di euro che altrimenti sarebbe stato praticamente azzerato: pensiamo ai disabili, agli assegni cura, ai contributi per i ceod. Questo naturalmente potrà rendere la vita meno difficile all’amministrazione nell’affrontare le emergenze e dare risposte concrete ai cittadini più in difficoltà. Ma dobbiamo anche sottolineare come la Regione Veneto abbia praticamente azzerato il capitolo riguardante il contributo per gli asili nido sapendo le difficoltà dei Comuni e l’impegno del raggiungimento delle quote previste dal trattato di Lisbona pari al 30% dei bambini accolti nelle strutture. Nonostante questo e nonostante i tagli governativi si continua ad assolvere i propri impegni aumentano il numero dei bambini che possono accedere alle mense con una loro riorganizzazione nonostante le polemiche del tutto strumentali oltre a continuare la ristrutturazione di vecchi edifici e la costruzione di necessari per migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’educazione. Pensiamo all’asilo nido di Altichiero che ospiterà 60 bambini e creerà 14 nuovi posti di lavoro; alla nuova costruzione del nido del quartiere Crocifisso che inizierà entro quest’anno; alle nuove palestre delle scuole di Torre e della Scuola Lambtruschini che potranno servire anche il quartiere e altre opere in essere. Oltre al recupero di fondi dalla Fondazione CARIPARO per mla messa in sicurezza di almeno una decina tra nidi e materne. Tra l’altro, si è ridotto al minimo il taglio al settore che affronterà una riorganizzazione dei servizi cercando di dare risposte, di eliminare gli sprechi e, soprattutto, di scovare i furbi che hanno un peso non indifferente per le casse del Comune. A questo si aggiunge anche il contributo di Euro 1.500.000 che il Comune dà alle scuole paritarie gestite da enti privati che sono apri a circa il 70% del totale. Contributo che è circa 37 euro per bambino rispetto a quello regionale che è fermo da anni a 15 euro pro capite. Nessun Aumento in Regione nemmeno per il 2011. Nonostante i grandi tagli alla cultura ora in parte ripristinati dal Governo con una mossa a sorpresa e cioè l’aumento delle accise sui carburanti (diciamo mossa antica che va ad incidere in modo importante sulle famose “tasche degli italiani”), la riorganizzazione dei contributi, il peso maggiore dato ai musei, ha permesso comunque di programmare anche importanti eventi e format culturali dei quali i nostri cittadini potranno godere per tutto il 2011. E anche per il 2011 la si rinuncerà all’aumento del numero di km di piste ciclabile. Tra l’altro il numero di km di piste ciclabili è già molto importante tanto da collocarci tra le prime città in Italia per ciclabilità. Un sistema virtuoso di percorsi che partono dalle periferie per arrivare in città. Purtroppo in ragione del patto di stabilità che trova i Comuni più virtuosi e più capaci di una buona amministrazione, penalizzati, quest’anno non si è avuta la possibilità di contrarre un mutuo per riuscire a dare maggiori risposte con maggiori risorse ai cittadini. Nonostante ciò, è stato presentato un maxi emendamento da parte del Partito Democratico accettato dall’amministrazione che va ad aumentare la già importante attenzione che l’amministrazione ha per i quartieri. Naturalmente, gli investimenti previsti saranno finanziati con alienazioni di beni del Comune. Ma. Come sappiamo, in una congettura economica ancora molto difficile, le vendite previste sono ancora ferme non portando ancora i benefici sperati nelle casse del Comune. Benefici che permetterebbero di fare quelle opere che aspettano e che renderebbero la nostra città più accogliente e che andrebbero maggiormente a riqualificare le periferie. E infine il personale. Come sappiamo le norme sono restrittive e prevedono 2 assunti ogni 10 dipendenti andati in pensione. Ma sappiamo anche che sono andati in pensione 17 dirigenti senza riassumerne altri e operando con personale interno con un risparmio di 1,7 milioni. Quindi, quando qualcuno parla che a Padova si sprecano denari pubblici perché si hanno 14 dirigenti in più in organico bisogna rifarsi alla confusione ingenerata dalla legge Brunetta. Tra l’altro, nella stessa situazione si trovano i comuni di Milano, Verona e Treviso. Come mai la Lega non ha protestato anche in quei comuni? Come al solito, la propaganda scomposta è come le bugie: ha le gambe corte. Penso in conclusione, che, nonostante i pesanti tagli, l’amministrazione sia riuscita a contenere le spese comprimibili riorganizzandola, mantenendo un alto rifilo di attenzione nei confronti dei più deboli e della città tutta.

mercoledì 9 marzo 2011

Bruno Frey, Non solo per denaro. Le motivazioni disinteressate dell’agire economico, ed. Bruno Mondatori


di Nereo Tiso


La lettura del saggio di Frey fa delle interessanti riflessioni sul rapporto denaro-agire umano. Non è che si possa sostituire il denaro, ma che possa essere d’intralcio alle motivazioni dell’agire umano, il nostro autore cerca di dimostrarlo. In effetti la sensibilità interiore può venir meno quando per motivare a certi comportamenti vengono utilizzati compensi in denaro. Pensiamo, per esempio, alla questione ambientale e all’impatto per la costruzione di determinati impianti, al volontariato e alle questioni sociali in genere. Ricorrere al denaro, secondo l’autore, può far venir meno l’entusiasmo che è tipico di chi opera in assenza di compenso monetario. In sostanza si dovrà passare dal concetto di homo oeconomicus a quello di homo oeconomicus maturus che è definibile secondo i seguenti criteri: 1. La motivazione intrinseca è tra i più importanti fattori che determinano il comportamento umano; 2 Gli incentivi monetari riducono la motivazione intrinseca. L’homo oeconomicus per Frey, passa decisamente in secondo piano.

Bitonci ci mantiene allegri con le sue stupidaggini


Evidentemente anche i vicini di casa nostra oltre che quelli di casa nostra, mostrano la loro furbizia di leghista. Bitonci, mi sa che segua più le vicende di Padova che rimanere saldo a parlare del visionario federalismo che hanno tentato di far passare e della sua cittadina di cui i giornali non parlano mai. Ha bisgono di visibilità e quindi cerca paparazzi per la foto. Ormai quasi tutti i giorni sembra pensare a Padova, naturalmente solo ed esclusivamente a riguardo il chiodo fisso: il degrado che vede in tutti gli angoli (non dica stupoiddaggini e si informi che è meglio)...Ecco. La parola magica che ha dato lustro ai Leghisti e a tutte le loro sconquassate ingerenze amministrativo politico nella nostra città ma anche fuori città.
La domanda, però, è una e una sola: cosa ha combinato l'illustre primo cittadino di Cittadella che, a piena mani, si nutre di Roma ladrona? Certo è che se ci guardassimo indietro, cioè a ieri, il federalismo tanto declamato, osannato, annunciato orami da venti anni, è rimasto al palo anche perché nessuno ha avuito il coraggio di esporsi davanti a tanta miserevole propaganda federalista che ha l'unica sostanza di aumentare le tasse per i cittadini. Ma con quale faccia si presenta nella nostra città, onorevole-sindaco-segretario Bitonci? Ma pensa che qui abbiamo proprio bisogno di lei per far funzionare la nostra città? Ma siccome non riesce a venirne a capo, ogni tanto di affida al suo becero sarcasmo attaccando i colleghi Berno e Guiotto, dimostrando così la sua pochezza politica.
Caro Bitonci, sia un po' più acuto e coerente: pensi prima di parlare, e lasci Roma per coerenza. Eh sì! La coerenza. "Paroni a casa nostra". Ma quale casa? Altro che dio Po' e ampolle varie di pessima scaramanzia. Pensi alla sicurezza e al suo minigtro Maroni; pensi alla sua città; pensi al suo presidente del Consiglio che lei convenientemente sostiene e che in tutto il mondo ci "invidiano". Lei sostiene la moralità fatta persona, la politica vissuta eticamente, il senso profondo dello Stato del nostro Presidente, la capacità di governare e di prestare attenzione solo ed esclusivamente al bene comune; le sostiene chi finora si è coccupato solo degli italiani e dei loro problemi; ha fatto scelte ed emanato leggi solo a vantaggio dei cittadini. Bravo Bitonci! Mi commuovo! Siccome ormai l'avevano ridotta al silenzio, cerca di arrampicarsi sui suuggerimenti della Mazzetto e compari. Veramente commovente. Noi abbiamo un'altra politica e un altro senso del territorio, dell'amministrazione, del valore della persona e del bene comune. Quindi, guardi in casa sua e così perderà meno tempo.

Padova, città per tutti


di Nereo Tiso e Gianni Berno

In questi giorni tra le prime pagine dei giornali abbiamo letto le polemiche sull’ordinanza del sindaco che stabiliva la chiusura anticipata dei locali in Via Bernina. L’ordinanza ha risposto al diritto dei residenti di dormire tranquilli e non venire lordate le porte delle loro case da alcuni incivili. Allo stesso tempo si è letto di proposte di trasferire dei locali in altra zona della città. Certamente non bisogna nascondersi che la questione meriti una risposta, ma dobbiamo anche dire che le risposte della nostra amministrazione ci sono già e il lavoro che si sta facendo per i giovani non può essere nascosto da polemica e nemmeno relegato ad un gruppo di giovani che vogliono divertirsi in un certo modo, talvolta dimenticandosi di non essere soli con comportamenti che vanno oltre la decenza.
Forse se ne parla troppo poco, ma le offerte dei vari assessorati sono da anni in prima linea per tutelare i giovani dallo sballo cercando di proporre loro uno stile di vita che sia garanzia per la loro salute nel rispetto di tutti. Le centinaia di migliaia di contatti che il sito del Progetto Giovani del Comune ha ogni anno è indicativo di come le proposte e il lavoro sia un catalizzatore importante tra i giovani; il quasi raddoppio del numero di prestiti di libri, le presenze di giovani alle mostre al Centro Altinate/san Gaetano dimostrano che c’è una città viva nella quale i giovani hanno voglia di essere presenti e protagonisti. Non dimentichiamo le proposte dell’assessorato allo sport che cerca di offrire ai giovani, attraverso la pratica sportiva, una risposta educativa ed impegnativa che richiede responsabilità e impegno. E poi l’assessorato agli interventi sociali in collaborazione con quello alla scuola che, attraverso la proposta Meeteen stanno portando nelle scuole della nostra città un progetto educativo per prevenire le devianze. E non ultimo, il nostro Comune, in stretta collaborazione con le forze dell’ordine, sta operando in maniera efficace per la tutela della sicurezza di tutti i cittadini, naturalmente compresi i giovani. Inoltre uno sguardo privilegiato va a quelle centinaia di giovani occupati nel volontariato che, a diverso titolo, dedica parte del loro tempo agli altri.
Riteniamo che la nostra città sia aperta a trecentosessanta gradi e non sia solo il trasferimento di attività economiche da un luogo ad un altro col rischio di ghettizzazione dei giovani creando situazioni che potrebbero sfuggire di mano, la sola risposta da dare ai giovani. Se migliaia di giovani continuano a frequentare la nostra Università e vivere nella nostra città, vuol dire che c’è un’offerta importante e significativa. Tra l’altro, i giovani che frequentano i locali di via Bernina sono una minoranza, ma ce ne sono molti altri che si divertono in altri modi, che forse strepitano molto meno, ma che hanno gli stessi diritti e naturalmente gli stessi doveri.
Il nostro impegno sarà quello di essere aperti al dialogo, di continuare a migliorare i servizi che vengono offerti, di lavorare su nuove proposte e di tutelare il diritto di tutti: di riposare, di divertirsi e di vivere la giovinezza responsabilmente.

E dopo il 17 marzo?



di Nereo Tiso


In questi giorni, in queste ore, si stanno infiammando le polemiche sulle celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. La Lega e i leghisti si stanno smarcando con le solite affermazione di rito ormai datate, cercando di dare l'estrema unzione al tricolore volendolo sostituire con un improbabile "sole delle alpi". Ormai il 17 marzo si sta avvicinando a grandi falcate e, leghisti o no, l'Italia da nord a sud celebrerà l'evento con solennità. E questo mi sembra la cosa che più conti. Per il resto, i nostri padani si alzeranno dai loro scranni nei consigli per difendere delle ridicole rendite di posizione che, a parer loro, sembrano essere dei principi "non negoziabili". Credo che ogni commento sia superfluo di fronte a chi gode dei privilegi romani ed esalta il disfacimento dell'Italia di cui Roma, appunto, ne è il simbolo unitario: la capitale.
Ma ciò che mi preoccupa è ciò che verrà dopo il 17 marzo, dopo che si spegneranno le luci delle celebrazioni che, spero, tutti potranno vivere ripercorrendo quel tratto di storia che ci vede uniti dopo le tristi vicende che la patria ha subito. La possibile ed ulteriore divisione che si potrà creare in Italia nell'indifferenza di molti italiani ormai abituati alla volgarizzazione dello stesso concetto di federalismo com, invece, chiaramente inscritto nel titolo V° della Costituzione. Ad ognuno le proprie responsabilità, siano esse Regioni, Province o Comuni, ma ad ognuno la necessità di sentirsi partecipi ad uno Stato-nazione che non li penalizzi ma che possa, sussidiariamente, responsabilizzarli e far sì che, in maniera solidaristica, si occupi di chi sta peggio. E ciò, ancora, senza penalizzare ulteriormente chi è maggiormente virtuoso, chi, con maggiore oculatezza, fa gli interessi dei cittadini.
Ma l'incanto dello scambio tra governabilità dell'assise dell'imperatore e federalismo, è già terminato il giorno stesso del voto: il governo ha idee confuse anche su ciò che ha votato. Tra l'altro non ha onorato l'accordo con le regioni di dicembre su alcuni punti fondamentali (pensiamo ai finziamenti sul trasporto, oggi miseramente tagliato dalle regioni...) ; un federalismo quindi, nato già monco. Monco anche perché viene violato il famoso "patto con gli italiani" nel non mettere più tasse, dalla tassa di soggiorno e dall'IMU
Ma non è solo il federalismo votato in Parlamento a mostrare le sue pecche, ma il tentativo di mascherare una subdola separazione della nostra Paria. E' quasi la scia della continua e ostinata divisione che si sta creando tra i cittadini: tra cittadini del nord e del sud, tra dipendenti statali e non statali; tra studenti che frequentano scuole statali e sono sottoposti giornalmente al "vangelo" di insegnanti incapaci e faziosi e chi, al contrario, in una scuola privata può godere di insegnamenti non di parte; tra chi cerca un lavoro senza prospettive, chi lo perde e chi lo conserva stretto; divisioni ancora tra i sindacati; divisioni tra giovani e anziani; divisioni tra italiani doc e persone provenienti da altri paesi; tra cittadini di tradizione cristiana e cittadini di altra tradizione religiosa, e via dicendo.
Il tutto in uno scenario internazionale drammatico che vede il nostro mare riempirsi di uomini e di donne che sfuggono dalla guerra, dalla miseria e dalla dittatura. Solcano il mediterraneo su quella linea immaginaria che molti altri prima di loro hanno percorso cercando una vita migliore ma anche, forse, di sanare quella divisione che da secoli ci separa nonostante trattati economici con i dittatori di turno, frequenti viaggi alla scoperta della meravigliosa storia di questi paesi.
L'auspicio è che il nostro paese si rigeneri, prenda nuovo entusiasmo sentendosi unito attorno una bandiera,ad una Costituzione; costruisca un vero federalismo costituzionalmente fondato, che cominci così ha sostituire le costanti divisioni in dialogo cotruttivo in un sistema globalizzato che ci interroga ma che apre nuove opportunità per tutti. Forse è giunto il momento di rimanere uniti, ma allo stesso tempo di pensare che è giunto anche il tempo per tirarci fuori da un pantano nel quale stiamo affondando ridicolizzati e non capiti, non solo dalle istituzioni degli altri paesi ma anche dai loro cittadini comuni.

mercoledì 23 febbraio 2011

IL LAVORO: DIRITTI E GLOBALIZZAZIONE




di Nereo Tiso






Siamo di fronte ad un problema, quello del lavoro, che è necessario seguire con attenzione e lungimiranza e al quale bisognerà dare risposte significative con grande valore aggiunto al sistema lavoro e non siano, al contrario, demagogiche e poco costruttive oltre che miopi. Alcune domande a riguardo sono d’obbligo: i mezzi che finora sono stati utilizzati (contratto nazionale, contratti aziendali, scioperi, ecc.) per cercare di difendere i diritti dei lavoratori, possono rimanere l’unica risposta da dare al diritto del lavoro o gli unici strumenti di rivendicazione dei diritti dei lavoratori? Possiamo cercare altri percorsi utili ad aprire il sistema lavoro, a scardinare il suo immobilismo, a ridare nuove opportunità di scelta ai lavoratori? Forse ci sono diritti garantiti senza avere l’opportunità di scegliere? E come si può scegliere se le possibilità di scelta scarseggiano o, se, peggio, sono nulle?
Non voglio entrare nelle questioni che hanno diviso l’Italia e i lavoratori tra chi riteneva che il contratto FIAT proposto dal suo amministratore delegato e sottoscritto da alcuni sindacati e non da altri, fosse un atto ricattatorio dell’azienda nei confronti dei lavoratori con la conseguente eliminazione di diritti conquistati in anni di battaglie sindacali, l’eliminazione di tutele garanti della sicurezza e della dignità del lavoratore. Al contrario, c’era chi lo ritenevano una nuova possibilità, l’apertura a nuove opportunità per l’azienda e per i lavoratori in un mondo sempre più in movimento che non può più permettersi di rimanere ancorato a mercati chiusi e quindi lasciare scorrere il treno degli investimenti pena la staticità del mercato, la non creazione di posti di lavoro e, di conseguenze, la riduzione dei diritti oltre, naturalmente, alle drammatiche conseguenze che andrebbero a colpire i segmenti più deboli della società: giovani, donne, over cinquanta, lavoratori con basse qualifiche per proporsi in un mercato che cambia rapidamente.
Credo sia fondamentale la necessità che il sistema economico ed industriale, il sistema Italia, il sistema sindacato abbiano a collaborare per aprirsi alle novità senza che nessuno rimanga solo a difendere rendite di posizione, rischiando l’impoverimento generale del paese oltre che del valore e della grandezza dell’italianità che si vorrebbe difendere. Queste nuove opportunità necessitano di coraggio, idee, progetti per costruire nuovo lavoro, nuove prospettive, nuovi posti di lavoro senza adagiarsi sulla sola, seppur importante, conservazione del diritto tout court ad aver garantito il posto di lavoro. L’apertura è una via obbligata perché i diritti dei lavoratori siano garantiti e tutelati per tutti coloro che lavorano ma anche dando nuove e concrete prospettive per chi il lavoro lo sta cercando o per chi l’ha perso, sia esso precario a tempo indeterminato .
In sostanza, la valutazione e la riflessione da fare è che ciò che mi garantisco oggi, se non viene sviluppato in prospettiva futura e non offre ai lavoratori maggiori opportunità sul mercato del lavoro create da nuovi e importanti investimenti , penso si stia parlando di un qualcosa che si sta logorando con l’appesantimento dei rapporti tra lavoro, lavoratore, sindacato, impresa. La globalizzazione impegna e investe tutti e non si può non tenerne conto perché viaggia rapidamente e ci investi se non si sarà in grado di fare scelte corrette con occhi che guardino oltre il breve tempo di un contratto nazionale.
Pietro Ichino, straordinario giuslavorista e senatore del PD, di questo ha parlato a Padova sabato 5 febbraio alla Scuola Politica Regionale del Partito Democratico. E’ dal sistema globalizzato coniugato inscindibilmente al mondo del lavoro che si dovrà partire per far un ragionamento complesso, ma allo stesso tempo completo ed efficace nel lungo periodo. Bisogna creare domanda di lavoro far sì che un sempre maggior numero di persone si prepari alla sfida al lavoro con le necessarie competenze e conoscenze. E per questo si dovrà investire nella formazione, nell’istruzione e in maniera permanete
Il lavoro deve fondarsi sulla reciprocità appetibile di interessi tra lavoratori e imprese(prof. Gubitta, Università di Padova, anch’egli relatore) naturalmente se si amplieranno le opportunità di scelta. Solo così i lavoratori avranno maggior forza di competere sul mercato del lavoro anche spostandosi e ricercando sempre nuove opportunità, solo così ci sarà maggior tutela dei diritti dei lavoratori e della dignità delle persone. Infatti, affermava Ichino, “non c’è nessun sindacato o legge, che possa dare di più ai lavoratori se non la possibilità di scelta”.
Quindi aprire le porte, lasciare spazio a chi ha idee innovative, possibilità e volontà di investire; non avere paura del confronto che potrà solo fare crescere nuove generazioni capaci di, sulle fondamenta costruite dai padri, camminare con gambe nuove, occhi nuovi, garantendosi da possibili rovinose cadute che possono avvenire solo per chi, fermandosi, poi fa fatica a riprendere il cammino. La salute, dicono i medici, può essere migliore se si fa attività fisica continua e si mangiano cibi sani. Quindi idee sane e movimento.

Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran