di Nereo Tiso
Siamo di fronte ad un problema, quello del lavoro, che è necessario seguire con attenzione e lungimiranza e al quale bisognerà dare risposte significative con grande valore aggiunto al sistema lavoro e non siano, al contrario, demagogiche e poco costruttive oltre che miopi. Alcune domande a riguardo sono d’obbligo: i mezzi che finora sono stati utilizzati (contratto nazionale, contratti aziendali, scioperi, ecc.) per cercare di difendere i diritti dei lavoratori, possono rimanere l’unica risposta da dare al diritto del lavoro o gli unici strumenti di rivendicazione dei diritti dei lavoratori? Possiamo cercare altri percorsi utili ad aprire il sistema lavoro, a scardinare il suo immobilismo, a ridare nuove opportunità di scelta ai lavoratori? Forse ci sono diritti garantiti senza avere l’opportunità di scegliere? E come si può scegliere se le possibilità di scelta scarseggiano o, se, peggio, sono nulle?
Non voglio entrare nelle questioni che hanno diviso l’Italia e i lavoratori tra chi riteneva che il contratto FIAT proposto dal suo amministratore delegato e sottoscritto da alcuni sindacati e non da altri, fosse un atto ricattatorio dell’azienda nei confronti dei lavoratori con la conseguente eliminazione di diritti conquistati in anni di battaglie sindacali, l’eliminazione di tutele garanti della sicurezza e della dignità del lavoratore. Al contrario, c’era chi lo ritenevano una nuova possibilità, l’apertura a nuove opportunità per l’azienda e per i lavoratori in un mondo sempre più in movimento che non può più permettersi di rimanere ancorato a mercati chiusi e quindi lasciare scorrere il treno degli investimenti pena la staticità del mercato, la non creazione di posti di lavoro e, di conseguenze, la riduzione dei diritti oltre, naturalmente, alle drammatiche conseguenze che andrebbero a colpire i segmenti più deboli della società: giovani, donne, over cinquanta, lavoratori con basse qualifiche per proporsi in un mercato che cambia rapidamente.
Credo sia fondamentale la necessità che il sistema economico ed industriale, il sistema Italia, il sistema sindacato abbiano a collaborare per aprirsi alle novità senza che nessuno rimanga solo a difendere rendite di posizione, rischiando l’impoverimento generale del paese oltre che del valore e della grandezza dell’italianità che si vorrebbe difendere. Queste nuove opportunità necessitano di coraggio, idee, progetti per costruire nuovo lavoro, nuove prospettive, nuovi posti di lavoro senza adagiarsi sulla sola, seppur importante, conservazione del diritto tout court ad aver garantito il posto di lavoro. L’apertura è una via obbligata perché i diritti dei lavoratori siano garantiti e tutelati per tutti coloro che lavorano ma anche dando nuove e concrete prospettive per chi il lavoro lo sta cercando o per chi l’ha perso, sia esso precario a tempo indeterminato .
In sostanza, la valutazione e la riflessione da fare è che ciò che mi garantisco oggi, se non viene sviluppato in prospettiva futura e non offre ai lavoratori maggiori opportunità sul mercato del lavoro create da nuovi e importanti investimenti , penso si stia parlando di un qualcosa che si sta logorando con l’appesantimento dei rapporti tra lavoro, lavoratore, sindacato, impresa. La globalizzazione impegna e investe tutti e non si può non tenerne conto perché viaggia rapidamente e ci investi se non si sarà in grado di fare scelte corrette con occhi che guardino oltre il breve tempo di un contratto nazionale.
Pietro Ichino, straordinario giuslavorista e senatore del PD, di questo ha parlato a Padova sabato 5 febbraio alla Scuola Politica Regionale del Partito Democratico. E’ dal sistema globalizzato coniugato inscindibilmente al mondo del lavoro che si dovrà partire per far un ragionamento complesso, ma allo stesso tempo completo ed efficace nel lungo periodo. Bisogna creare domanda di lavoro far sì che un sempre maggior numero di persone si prepari alla sfida al lavoro con le necessarie competenze e conoscenze. E per questo si dovrà investire nella formazione, nell’istruzione e in maniera permanete
Il lavoro deve fondarsi sulla reciprocità appetibile di interessi tra lavoratori e imprese(prof. Gubitta, Università di Padova, anch’egli relatore) naturalmente se si amplieranno le opportunità di scelta. Solo così i lavoratori avranno maggior forza di competere sul mercato del lavoro anche spostandosi e ricercando sempre nuove opportunità, solo così ci sarà maggior tutela dei diritti dei lavoratori e della dignità delle persone. Infatti, affermava Ichino, “non c’è nessun sindacato o legge, che possa dare di più ai lavoratori se non la possibilità di scelta”.
Quindi aprire le porte, lasciare spazio a chi ha idee innovative, possibilità e volontà di investire; non avere paura del confronto che potrà solo fare crescere nuove generazioni capaci di, sulle fondamenta costruite dai padri, camminare con gambe nuove, occhi nuovi, garantendosi da possibili rovinose cadute che possono avvenire solo per chi, fermandosi, poi fa fatica a riprendere il cammino. La salute, dicono i medici, può essere migliore se si fa attività fisica continua e si mangiano cibi sani. Quindi idee sane e movimento.
Non voglio entrare nelle questioni che hanno diviso l’Italia e i lavoratori tra chi riteneva che il contratto FIAT proposto dal suo amministratore delegato e sottoscritto da alcuni sindacati e non da altri, fosse un atto ricattatorio dell’azienda nei confronti dei lavoratori con la conseguente eliminazione di diritti conquistati in anni di battaglie sindacali, l’eliminazione di tutele garanti della sicurezza e della dignità del lavoratore. Al contrario, c’era chi lo ritenevano una nuova possibilità, l’apertura a nuove opportunità per l’azienda e per i lavoratori in un mondo sempre più in movimento che non può più permettersi di rimanere ancorato a mercati chiusi e quindi lasciare scorrere il treno degli investimenti pena la staticità del mercato, la non creazione di posti di lavoro e, di conseguenze, la riduzione dei diritti oltre, naturalmente, alle drammatiche conseguenze che andrebbero a colpire i segmenti più deboli della società: giovani, donne, over cinquanta, lavoratori con basse qualifiche per proporsi in un mercato che cambia rapidamente.
Credo sia fondamentale la necessità che il sistema economico ed industriale, il sistema Italia, il sistema sindacato abbiano a collaborare per aprirsi alle novità senza che nessuno rimanga solo a difendere rendite di posizione, rischiando l’impoverimento generale del paese oltre che del valore e della grandezza dell’italianità che si vorrebbe difendere. Queste nuove opportunità necessitano di coraggio, idee, progetti per costruire nuovo lavoro, nuove prospettive, nuovi posti di lavoro senza adagiarsi sulla sola, seppur importante, conservazione del diritto tout court ad aver garantito il posto di lavoro. L’apertura è una via obbligata perché i diritti dei lavoratori siano garantiti e tutelati per tutti coloro che lavorano ma anche dando nuove e concrete prospettive per chi il lavoro lo sta cercando o per chi l’ha perso, sia esso precario a tempo indeterminato .
In sostanza, la valutazione e la riflessione da fare è che ciò che mi garantisco oggi, se non viene sviluppato in prospettiva futura e non offre ai lavoratori maggiori opportunità sul mercato del lavoro create da nuovi e importanti investimenti , penso si stia parlando di un qualcosa che si sta logorando con l’appesantimento dei rapporti tra lavoro, lavoratore, sindacato, impresa. La globalizzazione impegna e investe tutti e non si può non tenerne conto perché viaggia rapidamente e ci investi se non si sarà in grado di fare scelte corrette con occhi che guardino oltre il breve tempo di un contratto nazionale.
Pietro Ichino, straordinario giuslavorista e senatore del PD, di questo ha parlato a Padova sabato 5 febbraio alla Scuola Politica Regionale del Partito Democratico. E’ dal sistema globalizzato coniugato inscindibilmente al mondo del lavoro che si dovrà partire per far un ragionamento complesso, ma allo stesso tempo completo ed efficace nel lungo periodo. Bisogna creare domanda di lavoro far sì che un sempre maggior numero di persone si prepari alla sfida al lavoro con le necessarie competenze e conoscenze. E per questo si dovrà investire nella formazione, nell’istruzione e in maniera permanete
Il lavoro deve fondarsi sulla reciprocità appetibile di interessi tra lavoratori e imprese(prof. Gubitta, Università di Padova, anch’egli relatore) naturalmente se si amplieranno le opportunità di scelta. Solo così i lavoratori avranno maggior forza di competere sul mercato del lavoro anche spostandosi e ricercando sempre nuove opportunità, solo così ci sarà maggior tutela dei diritti dei lavoratori e della dignità delle persone. Infatti, affermava Ichino, “non c’è nessun sindacato o legge, che possa dare di più ai lavoratori se non la possibilità di scelta”.
Quindi aprire le porte, lasciare spazio a chi ha idee innovative, possibilità e volontà di investire; non avere paura del confronto che potrà solo fare crescere nuove generazioni capaci di, sulle fondamenta costruite dai padri, camminare con gambe nuove, occhi nuovi, garantendosi da possibili rovinose cadute che possono avvenire solo per chi, fermandosi, poi fa fatica a riprendere il cammino. La salute, dicono i medici, può essere migliore se si fa attività fisica continua e si mangiano cibi sani. Quindi idee sane e movimento.
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