martedì 14 luglio 2009

Dalla crisi economica alle risposte dell’amministrazione

1^ Cons. Comunale 13/07/2009
di Nereo Tiso
Non nascondo una certa emozione nel trovarmi per la prima volta a partecipare ad un Consiglio Comunale. Penso sia uno straordinario momento di democrazia nel quale il confronto politico dovrà avere comunque e sempre l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, vecchi e nuovi, che chiedono risposte, fanno proposte e talvolta gridano la loro rabbia.

Le cause della insostenibilità di certe situazioni sono molteplici, ma a ragion veduta, possiamo dire che la crisi economica che stiamo vivendo sia sicuramente la più importante: crea difficoltà e non infrequentemente, drammi. La percezione di queste situazioni sembra sfiorare la maggioranza delle persone, ma è bene riconoscere che le famiglie si impoveriscono perché le aziende chiudono e i posti di lavoro si perdono e le prospettive non aiutano a vedere chiaro il proprio futuro.

Perdere il lavoro è perdere la dignità di chi non è più in grado di dare risposte certe nell’immediato a se stesso, alla propria famiglia e di progettare un futuro migliore per i propri figli. Si arriva a chiedere prestiti di pochi euro, a chiedere di spostare il pagamento delle tasse scolastiche, talvolta si vedono ridurre inesorabilmente le poche possibili spese accessorie che una famiglia era in grado di fare. Ora molti cominciano a rivolgersi a chi, amministrazioni, enti o istituzioni, costituiscono fondi di aiuto che diventano praticamente l’ultima spiaggia prima di transitare nella povertà. La crisi tocca tutti ma in particola modo lavoratori precari (in Italia sono 1.600.000), donne e immigrati. Da ciò emerge che esiste un welfare inadeguato al quale si sommano ammortizzatori sociali inconsistenti.

Dobbiamo anche sottolineare che alle difficoltà di trovare lavoro, si aggiunge anche la riduzione dei margini di sicurezza e dei controlli con le conseguenze drammatiche delle morti bianche che tutti conosciamo.

Purtroppo la crisi mondiale non risparmia la nostra città; la globalizzazione mette in ginocchio anche chi fino a poco tempo fa poteva, seppur con difficoltà e ingegno, superarla. E questa trova nei giovani che si sono preparati adeguatamente attraverso percorsi impegnativi, a ridurre le proprie aspettative di realizzazione in quanto sovrastati dalle difficoltà di trovare un lavoro degno di questo nome o di accettare l’alternativa della precarizzazione che viene svenduta e confusa con la flessibilità. Ciò impedisce loro di essere autonomi economicamente, spesso di non essere in grado di staccarsi dalla famiglia per altre scelte importanti: dalla casa, al costruirsi la propria famiglia, a comunque avere una indipendenza economica per non continuare a pesare sulle risorse dei genitori.

Certo è che chi vive solo e con una pensione minima, è da considerarsi povero perché a fatica, mette insieme il pranzo con la cena e certamente non ha la consapevolezza delle grandi ragioni che hanno prodotto anche le sue difficoltà. Il fatto indiscutibile è che quando va a fare la spesa, i soldi che ha in tasca oggi non bastano per comperare le stesse cose che comperava ieri.

Qui non bastano gli entusiasmi di chi per mesi ha cercato di nascondere la crisi come se fosse una nuvola di passaggio a creare il momentaneo temporale. Le notizie che arrivano sono inquietanti: a settembre non si sa cosa succederà. Le risposte finora non hanno contribuito a ridare forza all’economia in sofferenza, alle imprese piccole e medie e a chi ha perso il lavoro; continuano ad essere poche e frammentarie.

Le imprese della nostra città non sono rimaste fuori dalla crisi: molte ne hanno risentito e hanno dovuto fare i conti con la cassa integrazione per lunghi periodi, con la mobilità e anche con la chiusura Questa amministrazione si è impegnata a risolvere, assieme alle parti sociali, difficili vertenze, offrendo una mediazione utile alla soluzione, e continuerà ad occuparsene mettendo a disposizione fondi per chi rimane senza lavoro. Cosa che, tra l’altro, ha già fatto recentemente stanziando 1.200.000 euro per le famiglie in difficoltà.

Ma la crisi economica non rimane a se stante. Ha un’amica che le fa sempre compagnia: la crisi sociale. Crisi sociale che tocca decisamente i conti dei Comuni che hanno il dovere di dare risposte soddisfacenti e a breve alle domande che vengono poste dai cittadini. Ma l’amministrazione ha anche l’onere di dover creare una prospettiva migliore attraverso mezzi e competenze adeguate. Pertanto deve fare i conti con: l’invecchiamento della popolazione, le famiglie che nella nostra città per il 40% sono formate da un solo componente, spesso anziano; i giovani, i disabili e i non autosufficienti (sono stati azzerati i fondi). In sostanza, dare risposte per riuscire anche a mettere in moto un’economia in grado di superare, per quanto possibile, una crisi che ancora ci opprime.

Dobbiamo comunque dire, che la riduzione delle risorse provenienti dall’ICI e il patto di stabilità che ingabbia le amministrazioni virtuose e premia quelle sprecone, non ha creato instabilità nella nostra amministrazione, ma certamente difficoltà per far quadrare i conti. La torta è sempre più ridotta e le domande a cui rispondere aumentano. La battaglia intrapresa in prima linea dal nostro sindaco sulla possibilità di trattenere il 20% delle imposte da utilizzare dall’amministrazione è un segnale forte per avere maggiori risorse a disposizione. Il federalismo recentemente approvato all’interno dei quali ci sono provvedimenti significativi per le amministrazioni locali, purtroppo vedrà luce non prima di due anni.
La necessità che comunque per migliorare la qualità della vita dei cittadini bisognerà intervenire in modo sostanziale e chiaro, ha visto nel programma per la nostra città, proposte di sviluppo significative che hanno come obiettivo la trasformazione della città riconoscendole di fatto un ruolo centrale nel nordest.

Ruolo che è dato dallo sviluppo del terziario che si è avuto in questi anni, dal polo logistico che vedrà la fusione tra interporto e Magazzini generali e che potrà essere considerato uno tra i più grandi a livello nazionale. In esso transitano merci e uomini da tutta Europa e da paesi che non appartengono alla Comunità europea. Quindi anche una straordinaria convergenza di persone e di culture che passano con le merci di cui non possiamo non tener conto. Inoltre il Consiglio ha indicato le linee per un rilancio della Zona Industriale per un futuro di ricerca e innovazione anche attraverso la costruzione della Torre della ricerca.

Pensiamo alla nostra grande Università: centro di cultura e ricerca tra i più importanti e significativi al mondo. Essa ha grandi capacità di mettere in moto il sistema economico, in vari modi. Ricordiamo il consistente numero di studenti che giornalmente vengono nella nostra città per studiare; pensiamo alla ricerca che crea nuove possibilità, nuove opportunità e nuove prospettive per i giovani e per le imprese che ne usufruiranno.

E poi si pensi all’industria del turismo culturale e religioso che, nonostante la crisi, nella nostra città ha saputo godere di un considerevole numero di presenze italiane e straniere. L’incremento e un suo miglioramento in prospettiva, è una risposta adeguata all’economia della città. Si possono creare nuovi posti di lavoro nella valorizzazione del nostro patrimonio artistico della città del Santo.

Pensiamo poi al nuovo polo ospedaliero della città che andrebbe a migliorare il già avanzato ed eccellente sistema di offerta di prestazioni mediche e di cura, oltre che a creare sicuramente nuovi posti di lavoro ma anche in grado di offrire servizi migliori per i cittadini della nostra città, della regione e anche di coloro che arrivano da fuori regione.

I cittadini hanno scelto di riconfermare di Flavio Zanonato per una garanzia di continuità basata sul lavoro svolto in questi cinque anni assieme alla sua giunta, ma soprattutto sulla fiducia per il futuro di cambiamento con proposte precise, chiare, coerenti che hanno incontrato il desiderio di stabilità. Hanno scelto il certo per l’incerto.

Hanno preferito le solide basi di ciò che è stato fatto. Non un continuismo stanco, arroccato in difesa, che porta all’appiattimento delle proposte, bensì la continuità per dare slancio nuovo a ciò che gia esiste ed un rinnovamento in prospettiva. .

Ora si volta pagina e lo sguardo viene proiettato verso il futuro, non a partire da una città malsana e maleodorante, ma da una città che ha migliorato la qualità di vita dei suoi cittadini, ha dato spazio alla cultura, ha migliorato l’edilizia scolastica, ha dato maggiori speranze a famiglie in difficoltà, ha reso meno difficoltoso muoversi in bicicletta, ha aiutato i giovani a recuperare la memoria storica e ad orientarsi nel mondo del lavoro e dell’Europa comunitaria, ha aiutato gli adolescenti ad orientarsi nella vita, ha operato in maniera decisa sulla sicurezza con fatti e senza slogan, è stata solidale e accogliente ma allo stesso tempo ferma nelle sue posizioni sul rispetto delle regole. In sostanza, si è lavorato perché ogni cittadino potesse vivere più serenamente e meglio e da domani ci si occuperà ancora di loro.

Comunque “indietro non si può tornare” . I movimenti di donne, uomini, culture, religioni, tradizioni, profumi e odori oltre che di merci, sono inarrestabili e una città non può esimersi dall’affrontare la situazione che si è creata e che l’ha cambiata, con forza e decisione utilizzando tutti gli strumenti che un’amministrazione ha a disposizione e in collaborazione con le altre istituzioni, le forze dell’ordine, le altre amministrazioni per dare maggiore serenità a tutti. Questi uomini e queste donne sono un importante e sostanziale risorsa per la nostra economia con 165.000 imprese che creano il 9,2% del Prodotto Interno lordo, e per le nostre famiglie: non possiamo dimenticarlo.

Io cercherò di fare la mia parte mettendomi in ascolto delle persone e collaborando costruttivamente con i colleghi di questo nuovo Consiglio comunale ai quali auguro di poter lavorare soprattutto con un obiettivo: la realizzazione del bene comune perché non ci possa essere qualcuno che venga lasciato solo.

Buon lavoro!

giovedì 9 luglio 2009

Storie di mala morale: il mozzo e il comandante.

di Nereo Tiso
Ormai da qualche mese stiamo assistendo alla commedia il cui attore principale riveste i panni del mozzo che, (come diceva Kierkegaard) con l’andar del tempo, è riuscito a rubare il megafono al comandante sostituendosi allo stesso alla guida della nave. Ma alla fine il mozzo rimane mozzo e, nonostante il suo lavoro sia rispettabile, il suo nuovo ruolo è segnato dalla allegra interpretazione del comando, dalla coabitazione col potere conquistato senza colpo ferire e da tutte le conseguenze di boriosa autoconsiderazione e autocelebrazione di chi ha conquistato un ruolo non suo, che gli fanno sfuggire di mano il compito che ha chi gode della possibilità di utilizzare il megafono e cioè: dare gli ordini per far navigare la nave. Questi consuma il suo tempo annegandosi nei piaceri della carne, godendo di ogni libagione, trastullandosi in mezzo a giovani fanciulle che gli fanno dimenticare sia di essere mozzo, sia che, tali distrazioni, possono condurre la nave alla deriva. Il suo comportamento riesce a coinvolgere anche parte dell’equipaggio costituito da altri mozzi e da qualche sottufficiale di poco spessore, che raccolgono i suoi insegnamenti, ne condividono la morale libertina, lo assecondano nei godimenti, lo sostengono nei patimenti, perdonandogli superficialità e inefficienza, condotta poco consona ad un comandante sorvolando sulla violazione delle regole di bordo. Nel mentre il comandante, al quale era stato sottratto il megafono, nel suo nuovo ruolo di mozzo, rimaneva sempre il comandante: conosce carte nautiche, strategie di navigazione, suddivisione dei ruoli. Comincia a rimettere in coperta la sua autorevolezza parlando agli uomini che i godimenti non possono che portare la nave alla deriva; che il timoniere è necessario, che le regole vanno rispettate e i comportamenti dentro e fuori cabina non separano i luoghi perché l’esempio e il coraggio del comandante vale più di ogni ordine o regola. Ed ecco che, vuoi per paura della deriva, vuoi per una situazione insostenibile a bordo fatta di anarchia morale, vuoi che la crisi della giusta direzione da prendere cominciava a farsi sentire; vuoi anche perché il cibo scarseggiava dato che i porti forestieri non permettevano più l’attracco al mozzo-comandante immorale, un forte malumore serpeggiavo tra l’equipaggio. Volevano essere uomini governati da un comandante che li potesse essere riconsiderati dai forestieri in quanto uomini, navigatori, con qualche pecca ma non abbandonati a loro stessi per l’incuria morale e di comando di un mozzo divenuto comandante. Destituiscono il mozzo fattosi comandante, gli sottraggono il megafono riconsegnandolo a chi di dovere, ricominciano la navigazione potendo attraccare nei porti stranieri senza vergogna. E il mozzo! Il giusto riconoscimento: via il megafono, in mano la ramazza.

Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran