martedì 25 marzo 2008

I giovani, la politica e il Partito Democratico

Domenica 23 marzo leggo, pubblicato su Repubblica, un interessante sondaggio che mette in evidenza come i giovani abbiano posizioni e atteggiamenti diversi sulla politica, sui partiti, sulle intenzioni di voto e sul futuro. Questi quattro elementi non possono essere distinti l’uno dall’altro perché dimenticandone uno, gli altri tre non avrebbero più senso. Piuttosto sarebbe da chiedersi il perché del pessimismo che serpeggia tra i giovani e quali potrebbero le risposte da dare cercando di coinvolgerli e di farli partecipi quali attori responsabili nel modello di società che viene loro offerto. Andiamo per ordine:

La politica: chiaramente è un concetto generico che può suscitare atteggiamenti diversi. La domanda è: chi prepara i giovani alla politica? Dove stanno le agenzie nelle quali si possa trasmettere l’importanza e il valore della politica? Ovviamente, quando si parla di politica, si vuole far riferimento a quel sistema della polis nella quale i cittadini e quindi anche i giovani, debbano essere propositivi, attivi, virtuosi e responsabili; si vuole far riferimento alla possibilità di far politica anche al di fuori dei partiti attraverso l’associazionismo, la cooperazione e via dicendo. Le risposte: forse uno delle agenzia che più può avere responsabilità di questo e che possa essere esterna alla famiglia, è la Scuola. Ma certamente non possiamo scaricare sulla Scuola, che ha già i suoi problemi, tutta la responsabilità educativa della politica. Esistono le Scuole di formazione all’Impegno Sociale Politica come istituzioni diocesane, che hanno loro connotazione e un loro percorso. Ora sta nascendo la Scuola del Partito Democratico alla quale si è già lavorato: questo mi sembra importante; senza demagogia né ipocrisia ma come un vero segno del cambiamento voluto dal partito.

I partiti. Dopo la debacle di tangentopoli dei primi anni ’90 la faticosa risalita della china dei partiti a riproporsi come qualcosa di nuovo è stata difficile e tortuosa. I giovani che hanno avuto attenzione al cambiamento hanno difettato, talvolta, di riflessione e hanno assunto atteggiamenti di “pancia” in funzione dei momenti storici che si stavano attraversando. Pensiamo al risentimento nei confronti dei politici; poi all’atteggiamento di essere padroni a casa propria (protesta Leghista); al sogno luminoso di chi ha promesso attraverso l’accensione di milioni di luci una speranza che si è dimostrata solo un ologramma; ora il problema dell’immigrazione che è stata svenduta da alcune parti politiche della destra come l’unico problema per la sicurezza. La speranza ora, per i partiti, è la novità assoluta del Partito Democratico che ha saputo smarcarsi da un sistema che ormai si era incancrenito offrendo una via nuova, una speranza che finora era sempre stata delusa. Spazio alle nuove generazioni!!! Non solo in termini di posti-lista, ma in termini di prospettive per il futuro, di una politica costruita da un partito che sappia volere, apprezzare e sensibilizzare il contributo dei giovani.

Intenzioni di voto. La lettura che ne fa il sondaggio è che i giovani al primo voto e maggiormente istruiti votano Partito Democratico; gli altri, meno istruiti e con qualche altra “votazione” alle spalle scelgono PDL. Perché? Forse il partito Democratico non può esimersi dall’assumersi la responsabilità di dare delle risposte in grado di far capire come il futuro si giochi non sui sogni senza senso dei lustrini colorati, ma sulla forza di ognuno si sentirsi partecipi del cambiamento. Nel programma, molte risposte ci sono già. Ora è necessario coinvolgere chi già crede nel messaggio e nella novità del PD di essere conduttore di questa novità.

Futuro. Questa possiamo dire sia la nota dolente, ma allo stesso tempo anche quella più stimolante. Il futuro incerto non si risolve con le lacrime o con i proclami come qualcuno vuole far credere, ma con la concretezza delle risposte che devono partire da alcuni semplici elementi: scuola, università, lavoro, spazi di socializzazione e responsabilizzazione. I giovani di oggi avranno un futuro peggiore dei loro genitori? Per la maggioranza nel sondaggio di Repubblica la risposta è sì. E’ evidente che le risposte vengono date in base alle regole attuali. E’ questa la sfida del PD: cambiare oggi per migliorare domani suscitando migliore aspettative con migliori sicurezze; premiando i più bravi, ma anche la tenacia e la volontà che normalmente porta a buoni frutti. Per migliorare il futuro quindi, i giovani non dovranno più essere una razza protetta (giovani fino a 40 anni???), a rischio di estinzione, controllata a vista; esibita (nelle liste???), come una sorta di panda, come dice Diamanti, bensì un continuo laboratorio per il futuro, assumendosi responsabilità per migliorare e richiedendo nuove norme che diano speranza e non solo frustrazione.
Arrovellarsi nell’antipolitica di Grillo e di altri è comunque fare politica; una politica contro qualcosa o qualcuno. Il Partito Democratico sostiene una “politica PER”, cioè propositiva e non distruttiva.


Nereo Tiso
Padova
Costituente Nazionale
Componente coord.Cittadino

martedì 4 marzo 2008

Cattolici nel Partito Democratico

Nereo Tiso

“Il Partito Democratico riconosce e rispetta il pluralismo delle opzioni culturali e delle posizioni politiche al suo interno come parte essenziale della sua vita democratica, e riconosce pari dignità a tutte le condizioni personali, quali il genere, l’età, le convinzioni religiose, le disabilità, l’orientamento sessuale, l’origine etnica”. (dallo Statuto)

“Le energie morali che scaturiscono dalle esperienze culturali, spirituali e religiose, quando riconoscono il valore del pluralismo e del dialogo, rappresentano un elemento vitale della democrazia”; “riconoscimento della rilevanza, nella sfera pubblica e non solo privata, delle religioni..” ( dal Manifesto dei Valori)

E’ a questi articoli dello statuto che si può far riferimento perché anche i cattolici si sentano a pieno titolo all’interno di un Partito capace di mettere assieme provenienze diverse, storie diverse e diverse convinzioni contribuendo così alla costruzione di percorsi virtuosi attraverso il dialogo e il confronto. I cattolici possono sentirsi, al pari degli altri, come coloro che aggiungono valore al partito, portando con sé i propri valori e le proprie convinzioni mettendole al servizio di un modo finalmente nuovo di fare politica senza pregiudizio alcuno.
La scelta che i cattolici hanno fatto di entrare nel Partito Democratico è stata una scelta di prospettiva per il cambiamento del paese con una visione di società che si differenzia sostanzialmente da chi sta dall’altra parte dello schieramento. Una società costruita dal basso, in grado di offrire giustizia, solidarietà, opportunità e dignità a tutti coloro che sono a rischio di emarginazione. In sostanza, attivarsi per partecipare responsabilmente alla realizzazione del bene comune con un’attenzione particolare ai più svantaggiati. Questo, senza pensare di detenere la priorità nelle proposte, ma sempre disponibili al confronto nel ricercare gli strumenti migliori per la realizzazione dell’interesse principale di tutti e non di una parte. Dobbiamo mettere in azione le nostre capacità, le nostre sensibilità senza timore nei confronti di alcuno, sapendo di essere ascoltati e non emarginati anche di fronte a temi molti sensibili che ci toccano da vicino e che, talvolta, stridono con i valori di cui siamo portatori; e non sono solo i temi “eticamente sensibili”.
I cattolici del Partito Democratico, non hanno interesse per chi ha bisogno di presentare proprie liste costituite da “candidi” e non candidati, con la pretesa di essere gli unici ad essere latori e difensori dei valori e dei principi inscritti nella Dottrina Sociale della Chiesa. E’ una presunzione che non appartiene ai cattolici del PD. Essi si riconoscono nella Costituzione Italiana quale “vangelo laico” di riferimento nella loro attività politica, e nel Vangelo hanno il riferimento personale dal quale trarre beneficio per costruire percorsi di confronto dialettico e non di scontro. In politica dobbiamo “operare da cristiani” come diceva Maritain, autonomamente, impegnando solo se stessi con la propria responsabilità. Nulla è facile e nulla è scontato nella ricerca e nella realizzazione del bene comune. Bisogna lavorare contro i falsi moralismi e le strumentalizzazioni insensate di chi vuole a tutti i costi metterci contro qualcuno; è necessario avere uno sguardo aperto e allontanarsi dalle demagogiche prese di posizione di chi, ancora una volta, vorrebbe essere il solo rappresentante dei cattolici e difensore dei principi a cui essi fanno riferimento. L’ipocrisia si fa vanto di chi si veste con abiti che non gli appartengono e che gli stanno un po’ stretti.
Certo è che, comunque, la scelta di far entrare nel Partito Democratico il Partito Radicale, può aprire una nuova fase con nuove difficoltà, che vengono vendute come insanabili. Su alcuni argomenti è evidente, e non si può negarlo, i radicali e i cattolici si guardano da molto lontano, ma tutto deve passare attraverso quei tre documenti che sabato 16 febbraio abbiamo votato a Roma: lo statuto, la carta dei valori e il codice etico, oltre all’accettazione del programma del Partito Democratico. Sarà importante rimanere vigili, prestare attenzione ai protagonismi e ai sensazionalisti che hanno distinto i radicali (e non solo) in questi anni, curandosi di ristabilire gli equilibri che finora si sono raggiunti nel rapporto corretto e costruttivo tra laici e cattolici.
Nessuno dovrà creare un circolo chiuso e correntizio, rimanendo fermo alla fine dell’800, alzando palizzate senza senso; nessuno dovrà demonizzare l’altro, portatore non di propri interessi, ma di opinioni, idee e valori. Lo scontro, come cattolici, non ci appartiene (lasciamolo agli altri); cercheremo con forza il dialogo anche di fronte ad estremizzazioni, fondamentalismi e particolarismi che non rasserenano e ci fanno arretrare. Di che bisogna temere? Nessuno potrà imbrigliare coscienza e cervello.

Nereo Tiso
Costituente nazionale Partito Democratico
Componente il Coordinamento Provinciale e Cittadino

Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran