domenica 23 ottobre 2011


Il risveglio dei cattolici nel Paese malato


di Enzo Bianchi
IN QUESTI ultimi anni abbiamo più volte indicato non solo l' afonia dei cattolici in politica - la debolezza di rilevanza nella progettazione e nella costruzione della polis - ma anche le cause che l' hanno prodotta, tra cui l' intervento diretto in politica di alcuni ecclesiastici e la scelta di agire come un gruppo di pressione. La diaspora dei cattolici in politica all' inizio degli anni Novanta appariva non solo come una necessità motivata ma anche come una preziosa opportunità, una "benedizione": rendeva infatti evidente che la comunità cristiana vive di fede e di coerente comportamento etico, ma non di soluzioni tecniche nella politica e nell' economia. Di fatto però questa diaspora si è ridottaa irrilevanza e, fatto ancor più grave, ha lasciato segni di contrapposizione e forti divisioni tra i cattolici stessi. In tale ambiguità, proprio per l' esposizione diretta avuta da alcune figure rappresentative della Chiesa, questa ha subìto una perdita di credibilità e nella comunità cristiana è apparso, dopo una stagione di grandi convinzioni, un sentimento di scetticismo, di frustrazione, anche di cinismo... Potremmo dire che comunità cristiane depresse sul versante politico, per incarnare comunque il Vangelo hanno scelto di privilegiare una presenza sociale fatta di volontariato, di carità attiva, finendo però anche per aumentare la sfiducia verso la politica.

giovedì 13 ottobre 2011

Cattolici in politica: quando ci tirano per la giacchetta



di Nereo Tiso






Da qualche tempo sembra che stia riemergendo la “necessità di un impegno dei cattolici in politica” (se non addirittura, la costituzione di un nuovo partito dei cattolici!!!). Sembra una frase ormai demodée visto che i cattolici in politica ci sono; non sono nello stesso schieramento o partito e hanno idee proposte e prospettive diverse anche su quei valori che vengono ritenuti “non negoziabili”. Valori come famiglia, indisponibilità della vita, solidarietà, giustizia, accoglienza, sono oggetto di discussioni e di fraintendimenti fra cattolici opposti politicamente, ma anche all’interno degli stessi schieramenti. Certo è che la democrazia è tale solo se è “discussione” diceva A.Sen e quindi anche il raggiungimento del massimo bene possibile o del minor male possibile possono essere valori straordinari in una democrazia nella quale anche i cattolici pongono mano e pensiero. Penso, però, che, purtroppo, i cattolici vengano interpellati solo per partecipare alle diatribe nei momenti topici delle discussioni su certe questioni che creano disagio: sulla famiglia (o famiglie?), sulle convivenze (o coppie di fatto?), sul testamento biologico (o registri vari…), sull’ICI alla Chiesa cattolica (o privilegi?) ecc. Forse si pensa che i cattolici non siano in grado di avere proposte e parlare anche su altro? Forse qualcuno ritiene i cattolici chiusi in un “vincolo di mandato” e quindi incapaci di dialogare “laicamente” su democrazia, economia, lavoro, ambiente, solidarietà, sanità ecc. con chi non proviene dalla stessa esperienza?

Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran