Ieri mattina ho fatto visita alle cucine popolari. Per entrare, mi faccio largo tra chi aspetta il pranzo di mezzogiorno ma anche il proprio turno per la doccia, o la visita del medico volontario, o un vestito meno indecente del suo ormai fradicio dopo che ha sopportato giorni di pioggia. Faccio qualche passo e mi si aprono davanti alcune stanze dove un’umanità silenziosa attende. C’è chi è sdraiato su tre o quattro sedie per smaltire una notte fredda o forse una sbornia; chi è seduto col capo chino in un sonno rumoroso chi, invece, attorno ad un tavolo e senza strepito, gioca a carte anch’egli aspettando. Sì, aspettando. Sembra proprio che chi frequenta questo luogo, come altri della città che in queste giornate fredde ospitano e magari rifocillano i poveri, abbia alcuni obiettivi nella giornata; pochi, Uno, appunto, è l’appuntamento con i luoghi dove può trovare, oltre al ristoro, forse anche una parola diversa, uno sguardo meno indifferente o diffidente. Suor Lia, donna forte e misurata, mi apre la porta e mi fa entrare, naturalmente, in cucina. Tutti sono indaffarati per preparare il pranzo: a mezzogiorno sono previste circa 350 persone; alla sera, 120. Un numero enorme, se ci pensiamo. Oggi è anche giorno di mercato: casse di verdura da pulire, di frutta da controllare. Molto donato, dice suor Lia, ma anche comperato. E tra una parola alle consorelle, uno sguardo alle pentole, una risposta alle continue richieste che vengono dall’esterno, una indicazione data al volontario di turno e un controllo generale della situazione, mi riferisce di nuove emergenze, di gente comune, che talvolta si vergogna ma che è costretta a passare da quel luogo diventato ormai uno dei centri più importanti di risposta immediata a bisogni immediati, suor Lia mi parla delle difficoltà a sostenere tutto quel complesso mondo di risposte. Certo, la garanzia della Chiesa di Padova, il sostegno del Comune e tutto ciò che viene donato hanno il loro peso, ma la crisi economica che mette ai margini italiani, stranieri che temono di perdere il permesso di soggiorno, famiglie senza sostegno economico, fanno aumentare il numero di coloro che dipendono da questo luogo. Saluto e faccio gli auguri. Il giorno di Natale sarà un giorno di lavoro, come ogni altro perché i poveri, pur nella grande festa per i cristiani, non fanno festa. Uscendo, mi accorgo che il numero di chi aspetta è vertiginosamente aumentato: la signora dell’est, il signore distinto con il suo trolley, la famiglia cinese e molti altri. Oggi e domani troveranno risposte…ma il futuro? Incerto.
E la politica? Una sola risposta: fondo sociale -70%; fondo politiche familiari -100%; fondo per l’inclusione -100% e potremmo continuare. D’altronde, la spesa sociale è a fondo perduto e poi, chi li vede i poveri? Molti di loro nemmeno votano. Quindi il peso della loro assistenza, della loro vita, ricade sugli ultimi anelli che comunque devono inventarsi risposte sempre adeguate: il volontariato con i suoi mille rivoli e i comuni, come il nostro, che continua ad offrire opportunità e aiuti sapendo che comunque rimangono insufficienti.
Domani è Natale e molti si sono attivati per lenire, con una giornata diversa facendo festa insieme a pranzo, le sofferenze di molta gente: la Comunità di Sant’Egidio e molte parrocchie della nostra città. Rimane sempre un po’ di speranza.
E la politica? Una sola risposta: fondo sociale -70%; fondo politiche familiari -100%; fondo per l’inclusione -100% e potremmo continuare. D’altronde, la spesa sociale è a fondo perduto e poi, chi li vede i poveri? Molti di loro nemmeno votano. Quindi il peso della loro assistenza, della loro vita, ricade sugli ultimi anelli che comunque devono inventarsi risposte sempre adeguate: il volontariato con i suoi mille rivoli e i comuni, come il nostro, che continua ad offrire opportunità e aiuti sapendo che comunque rimangono insufficienti.
Domani è Natale e molti si sono attivati per lenire, con una giornata diversa facendo festa insieme a pranzo, le sofferenze di molta gente: la Comunità di Sant’Egidio e molte parrocchie della nostra città. Rimane sempre un po’ di speranza.
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