di Nereo Tiso
Parlare di povertà, soprattutto quella invisibile, estrema, mette a disagio anche gli animi meno sensibili.Diciamo che molti di noi sorvolano sulla sua esistenza, ma soprattutto sull'esistenza di persone che stanno dietro ad ogni tatistica, ad ogni...povertà. Ma che la politica se ne dimentichi, questo è gravissimo, anzi che non se ne curi, dimostra come, purtroppo, le preoccupazioni verso l'emarginazione non occupi l'agenda politica come dovrebbe. Ieri sera in sala anziani abbiamo ascoltao una riflessione del prof. Gianpiero Dalla Zuanna, demografo dell'Univesrità di Padova; suor Lia, responsabile delle cucine popolari; Daniele Sandonà, responsabile dell'asilo Notturno della città e, infine, Barbara Maculan, presidente. associazione Mimosa che si occupa di prostitute. Non erano relatori, ma persone che raccontavano le loro esperienze ma che, soprattutto, raccontavano storie. Storie di vita drammaticamente vissuta, diciamo, piuttosto sopravvissuta.
Il percorso formativo dei intervenuti per portare la loro esperienza, è stato lungo e tortuoso, ha dato molte soddisazione, ma anche creato molta sofferenza. Famiglie povere o impoverite, anziani con redditi insufficienti, uomini separati che hanno perso casa e lavoro; donne che sono sulla strada controllate dal racket e donne che sono nelle case, stritolale dal racket perché pochi sanno dove "lavorano"
Se si parla di povertà se ne parla sempre in modo negativo o di compatimento; si vedono i poveri come un peso da portare, come un costo per chi produce; un percolo per chi vive in certe zone della nostra come di moltre altre città.
Se la nostra città è in prima fila per i serivzi alla piccola e grande emarginazione, il cammino che sta davanti sarà sempre più impervio e irto di ostacoli visti i tagli dei trasferimenti statali e, conseguentemente, della regione Se da una parte il lavoro del privato sociale è encomiabile, dall'altra lo Stato scaraventa il povero a terra, sottraendogli anche il minimo vitale tagliandi risorse fino ad arrivare, in alcuni capitoli, ad azzerarli.
Che fare? Innzanzitutto ringraziare chi si dedica con grande sentimento umanitario ma anche con la necessaria professionalità, in una sussidiarietà verticale della quale non possiamo che affermare della sua necessità. Poi pre-occuparci di povertà, non solo occuparci per non occuparci di riparare falle più che di prevenire i disastri.
Apriamo gli occhi per non cadere nella miseria della cieca indifferenza.
Il percorso formativo dei intervenuti per portare la loro esperienza, è stato lungo e tortuoso, ha dato molte soddisazione, ma anche creato molta sofferenza. Famiglie povere o impoverite, anziani con redditi insufficienti, uomini separati che hanno perso casa e lavoro; donne che sono sulla strada controllate dal racket e donne che sono nelle case, stritolale dal racket perché pochi sanno dove "lavorano"
Se si parla di povertà se ne parla sempre in modo negativo o di compatimento; si vedono i poveri come un peso da portare, come un costo per chi produce; un percolo per chi vive in certe zone della nostra come di moltre altre città.
Se la nostra città è in prima fila per i serivzi alla piccola e grande emarginazione, il cammino che sta davanti sarà sempre più impervio e irto di ostacoli visti i tagli dei trasferimenti statali e, conseguentemente, della regione Se da una parte il lavoro del privato sociale è encomiabile, dall'altra lo Stato scaraventa il povero a terra, sottraendogli anche il minimo vitale tagliandi risorse fino ad arrivare, in alcuni capitoli, ad azzerarli.
Che fare? Innzanzitutto ringraziare chi si dedica con grande sentimento umanitario ma anche con la necessaria professionalità, in una sussidiarietà verticale della quale non possiamo che affermare della sua necessità. Poi pre-occuparci di povertà, non solo occuparci per non occuparci di riparare falle più che di prevenire i disastri.
Apriamo gli occhi per non cadere nella miseria della cieca indifferenza.
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