di Flavio Zanonato sindaco di Padova
Cari amici,
non potendo partecipare al vostro incontro, vi scrivo queste righe come contributo alla discussione.
La Storia
La realizzazione di un Park interrato in Piazza Rabin con il restauro della facciata dell’ex Foro Boario non è una decisione dell’attuale Amministrazione, ma una scelta che abbiamo ereditato dalla Giunta Destro. La "continuità" amministrativa obbliga, pena il pagamento dei danni, a rispettare le decisioni anche se prese da altri.
Anche se avessimo voluto non avremmo potuto interrompere una procedura già avviata e quindi abbiamo semplicemente lavorato per migliorare il progetto, inserendolo in uno studio complessivo di riqualificazione di quel settore del Prato della Valle - Ex foro Boario.
Il coinvolgimento dei privati nelle opere pubbliche e nel recupero del patrimonio monumentale è una necessità derivata dalla scarsità di risorse dei Comuni.
Purtroppo l’alternativa non è tra l’intervento pubblico e l’intervento privato, ma tra quest’ultimo e l’inevitabile degrado.
I privati intervengono con l’obbiettivo di un vantaggio economico, il Comune per salvaguardare un patrimonio storico che rischia di andare perduto.
La procedura, per stabilire un equilibrio tra i due interessi, prevede uno studio di congruità, fatto dai dirigenti comunali, tra quanto viene realizzato a vantaggio della proprietà pubblica (restauro dell’edificio, una nuova piazza, un silos da 600 posti) e il valore delle attività concesse al privato. Inoltre il progetto complessivo viene messo in gara allo scopo di verificare se altri operatori economici intendono fare offerte più vantaggiose per il Comune.
Anche nel nostro caso il progetto è stato posto in gara senza alcuna offerta migliorativa.
Tutte le decisioni che assumeremo rispetteranno rigorosamente le indicazioni della Sovrintendenza.
Sui parcheggi interrati
1. Tutte le città storiche hanno parcheggi interrati nel loro centro: le auto si possono parcheggiare sotto Piazza della Stazione a Firenze, a pochi metri da Santa Maria Novella; sotto Piazza San Carlo a Torino; alla Montagnola a Bologna; sotto Villa Borghese a Roma; in Piazza Matteotti a Perugia; in piazza Walther a Bolzano; per non parlare di Barcellona e delle città europee. Perché a Padova no?
2. Per affrontare il problema della sosta bisogna partire dai numeri. Nelle ore di punta (7-9) ogni giorno entrano, all’interno delle mura del ‘500 e nella zona centrale, alcune decine di migliaia di persone. 24.000 usano i mezzi pubblici urbani, 7.000 i mezzi pubblici extra urbani, 4.500 il treno, 4.000 usano il motociclo e 3.000 la bicicletta, infine entrano 10.500 automobili che corrispondono a 17.500 persone. I mezzi pubblici sono saturi. I parcheggi pubblici nella zona centrale della città sono circa 6.000.
E’ evidente che, ammesso che si possa decidere sui singoli comportamenti delle persone, non abbiamo mezzi pubblici sufficienti per trasportare tutti i cittadini che hanno l’esigenza di entrare in centro, che deve la sua vitalità alle tante e varie presenze produttive, commerciali, direzionali, di servizio, di studio, di ricerca, ecc.
La scelta è, allora, non tra i parcheggi interrati e l’assenza delle auto, ma tra parcheggi interrati (o in superficie) e la sosta selvaggia.
L’Amministrazione, tra le prime in Italia ad attuare una linea di tram con parcheggi di testata (oggi già saturi), ha ridotto significativamente, in questi anni, il numero delle auto che entrano in città, anche attraverso una rete di 145 km di piste ciclabili. Se
riusciremo a realizzare una seconda linea di tram, come è in programma, questo numero calerà ulteriormente. Oggi, quindi, dobbiamo risolvere i problemi concreti della mobilità, non enunciare principi senza incidere sulla situazione reale.
Concludendo
Questa Amministrazione ha sempre operato tenendo in grande considerazione il rispetto dell’ambiente e sono i fatti a dimostrarlo.
La logica con la quale ci muoviamo e continueremo a muoverci cerca di conciliare nel miglior modo possibile le diverse esigenze in campo, tenendo insieme sviluppo e tutela ambientale, affrontando i problemi nella loro complessità e senza ricorrere a ricette tanto semplicistiche quanto inefficaci.
non potendo partecipare al vostro incontro, vi scrivo queste righe come contributo alla discussione.
La Storia
La realizzazione di un Park interrato in Piazza Rabin con il restauro della facciata dell’ex Foro Boario non è una decisione dell’attuale Amministrazione, ma una scelta che abbiamo ereditato dalla Giunta Destro. La "continuità" amministrativa obbliga, pena il pagamento dei danni, a rispettare le decisioni anche se prese da altri.
Anche se avessimo voluto non avremmo potuto interrompere una procedura già avviata e quindi abbiamo semplicemente lavorato per migliorare il progetto, inserendolo in uno studio complessivo di riqualificazione di quel settore del Prato della Valle - Ex foro Boario.
Il coinvolgimento dei privati nelle opere pubbliche e nel recupero del patrimonio monumentale è una necessità derivata dalla scarsità di risorse dei Comuni.
Purtroppo l’alternativa non è tra l’intervento pubblico e l’intervento privato, ma tra quest’ultimo e l’inevitabile degrado.
I privati intervengono con l’obbiettivo di un vantaggio economico, il Comune per salvaguardare un patrimonio storico che rischia di andare perduto.
La procedura, per stabilire un equilibrio tra i due interessi, prevede uno studio di congruità, fatto dai dirigenti comunali, tra quanto viene realizzato a vantaggio della proprietà pubblica (restauro dell’edificio, una nuova piazza, un silos da 600 posti) e il valore delle attività concesse al privato. Inoltre il progetto complessivo viene messo in gara allo scopo di verificare se altri operatori economici intendono fare offerte più vantaggiose per il Comune.
Anche nel nostro caso il progetto è stato posto in gara senza alcuna offerta migliorativa.
Tutte le decisioni che assumeremo rispetteranno rigorosamente le indicazioni della Sovrintendenza.
Sui parcheggi interrati
1. Tutte le città storiche hanno parcheggi interrati nel loro centro: le auto si possono parcheggiare sotto Piazza della Stazione a Firenze, a pochi metri da Santa Maria Novella; sotto Piazza San Carlo a Torino; alla Montagnola a Bologna; sotto Villa Borghese a Roma; in Piazza Matteotti a Perugia; in piazza Walther a Bolzano; per non parlare di Barcellona e delle città europee. Perché a Padova no?
2. Per affrontare il problema della sosta bisogna partire dai numeri. Nelle ore di punta (7-9) ogni giorno entrano, all’interno delle mura del ‘500 e nella zona centrale, alcune decine di migliaia di persone. 24.000 usano i mezzi pubblici urbani, 7.000 i mezzi pubblici extra urbani, 4.500 il treno, 4.000 usano il motociclo e 3.000 la bicicletta, infine entrano 10.500 automobili che corrispondono a 17.500 persone. I mezzi pubblici sono saturi. I parcheggi pubblici nella zona centrale della città sono circa 6.000.
E’ evidente che, ammesso che si possa decidere sui singoli comportamenti delle persone, non abbiamo mezzi pubblici sufficienti per trasportare tutti i cittadini che hanno l’esigenza di entrare in centro, che deve la sua vitalità alle tante e varie presenze produttive, commerciali, direzionali, di servizio, di studio, di ricerca, ecc.
La scelta è, allora, non tra i parcheggi interrati e l’assenza delle auto, ma tra parcheggi interrati (o in superficie) e la sosta selvaggia.
L’Amministrazione, tra le prime in Italia ad attuare una linea di tram con parcheggi di testata (oggi già saturi), ha ridotto significativamente, in questi anni, il numero delle auto che entrano in città, anche attraverso una rete di 145 km di piste ciclabili. Se
riusciremo a realizzare una seconda linea di tram, come è in programma, questo numero calerà ulteriormente. Oggi, quindi, dobbiamo risolvere i problemi concreti della mobilità, non enunciare principi senza incidere sulla situazione reale.
Concludendo
Questa Amministrazione ha sempre operato tenendo in grande considerazione il rispetto dell’ambiente e sono i fatti a dimostrarlo.
La logica con la quale ci muoviamo e continueremo a muoverci cerca di conciliare nel miglior modo possibile le diverse esigenze in campo, tenendo insieme sviluppo e tutela ambientale, affrontando i problemi nella loro complessità e senza ricorrere a ricette tanto semplicistiche quanto inefficaci.
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