martedì 7 dicembre 2010

Gustavo Zagrebelsky, Sulla lingua del tempo presente, ed. Einaudi.


di Nereo Tiso


Un librettino che ci mostra come lo stereotipo di un linguaggio diventato ossessivo nel tempo, costantemente ripetuto fino alla nausea ci abbia coinvolto. Linguaggio mutuato da fonti diverse ma che è stato abbondatemente utilizzato e sfruttato perché diventasse relazione spiccia, significato potente, trasmissione di messaggio forte. Il tutto all'interno del contenitore politico per una propaganda mediatica sempre più invadente e pervasiva. Tanto da essere utilizzato e posseduto come salvifico e benefico. E' la sua semplicità e la continua semplificazione che rende omogenee le coscienze le quali, nonostante tutto, cercano di elaborare altri linguaggi per scombattere una battaglia contro la mediocrità. Contratto, scendere in politica, doni, mantenuti prima Repubblica e via dicendo, in questi anni li abbiamo sentiti infinite volte e ci sono diventati familiari ma...spesso distanti da se stessi.

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Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran