martedì 6 gennaio 2009

Election day in un momento di crisi!



di Nereo Tiso (pubblicato Sulla Difesa del Popolo del 4 gennaio 2009)
La burrasca finanziaria non si scompone e prosegue senza sosta la sua corsa lasciando sul terreno una gravissima crisi mondiale che vede la “verità” irreale e surreale del mercato senza merci e senza produzione, senza fabbriche e senza sirene, messa profondamente in discussione. Le soluzioni economiche tardano a venire se non con slogan lanciati e tamponamenti, che offrono respiri temporanei, ma che poi appesantiscono ancora il fiato delle borse e sembrano avere muscoli deboli, alimentati da un cibo poco nutriente: la mancanza di fiducia. Anche il nostro paese ne è coinvolto nonostante i tentativi di ricorrere ai consumistici entusiasmi natalizi come se fossero il volto buono della cattiva crisi. E’ in questo clima europeo, nazionale e locale, che il 6 e il 7 giugno 2009 ci aspetta un appuntamento politico importantissimo. Anzi, un doppio appuntamento: elezioni europee e amministrative. I cittadini europei dei 25 paesi che costituiscono la Comunità dovranno eleggere i loro rappresentanti, che si occuperanno innanzitutto di ridare valore a questa Europa che vede i paesi entrati da poco, scalpitare per emergere da una difficile situazione economica e altri pur essendo stati tra i pionieri della Comunità, continuare ad essere scettici sul valore di questo straordinario ruolo che può avere l’Europa all’interno del mondo globalizzato anche per la soluzione della pesante crisi economica. Altri, come l’Italia, cercano compromessi per recuperare credibilità dopo avere rifiutato in modo decisamente poco “europeista” di firmare l’accordo sulla riduzione delle emissioni inquinanti e aumentare contemporaneamente gli investimenti sulle energie alternative. Anche gli italiani dovranno andare ad eleggere i loro parlamentari ma, con quale legge? Sembra silente la proposta che metteva in disparte i cittadini i quali non avrebbero avuto la possibilità di scegliere i loro rappresentanti dovendo votare, ancora una volta miserevolmente, la lista decisa dalle segreterie romane dei partiti. Questo, almeno, può essere la probabile soluzione. In sostanza niente confusione, né sottomissione.
E arriviamo ora all’altro importante test elettorale: le amministrative. Si andrà a votare per comuni e province, anche se molti vorrebbero abolire quest’ultime come enti che hanno fatto la loro storia. Ma in quale situazione politica si va a votare? Quale lo spirito dei cittadini di fronte alla classe politica? Certo è che quando si parla di “questione morale” viene da rabbrividire soprattutto nel modo in cui viene usata. Forse qualcuno può considerarsi a priori, moralmente senza difetti? Se da una parte la politica è la “più alta espressione della carità”, dall’altra coloro che vengono eletti dovranno avere chiaro, anzi chiarissimo, che il loro compito è operare responsabilmente per il bene comune. Ma ecco che le proposte politiche si rincorrono, spesso sguaiate; si lanciano messaggi sulla sicurezza anche a livello locale per combattere la criminalità, ma poi…le armi sono spuntate e gli slogan non hanno soluzioni; si parla di giustizia sociale nella quale i comuni sono in prima linea, ma le risorse scarseggiano; si parla di casa, ma i soldi per costruirle, dove sono? Si parla di famiglie in difficoltà, di disabili, di anziani ecc., un impegno sempre presente nelle proposte delle campagne elettorali.
Come sappiamo anche nella nostra città, come in molti altri comuni della diocesi, si dovrà scegliere il nuovo sindaco. Il sindaco uscente sembra, dopo lunghe attese, essersi messo a disposizione del partito per una sua eventuale ricandidatura. L’attuale opposizione sta ancora cercando il suo candidato. Tutto ciò sembra assolutamente prassi nei meccanismi interni ai vari schieramenti. Ma i cittadini si fidano ancora della politica, anzi, dei politici? Che posto hanno i cittadini, con le loro difficoltà, le loro richieste sempre più pressanti, la loro stanchezza? Certo è che da anni l’attenzione alla politica come politica, cioè l’azione per il governo della polis, viene meno. Ma la politica ha la necessità di rigenerarsi con proposte chiare, possibili da realizzare, concrete, di idee nuove, di risposte; magari provenienti da volti nuovi, con un nuovo modo di porsi, con un nuovo linguaggio che possa abbattere steccati ideologici e che sia comprensibile. Insomma, bisogna guardare al domani con una proposta che apra gli occhi su una città nella quale si possa vivere meglio e le famiglie possano avere speranza. Perché se politica non è anche speranza, che cos’è?
E in tutti ciò i cattolici dove sono? Possono avere un ruolo o dovranno nascondersi dietro ai simboli dei partiti? Il richiamo del papa a “impegnarsi in politica” ci mette davanti ad una grande responsabilità e, forse, ad una grande aspettativa. Non c’è più il partito dei cattolici, ma ci sono i partiti con i cattolici. Ed è lì che ognuno dovrà operare senza arroganza, preparandosi, impegnandosi; proporre, avere idee nuove e costruttive, creare pensiero senza nessun timore; aprirsi al dialogo trovando soluzioni condivise. Insomma non si può rimanere ad ascoltare o a guardare. Anche la nostra città, come la provincia, ha bisogno di una politica nuova e di politici che abbiano a cuore il destino di questa città a partire da chi è più debole. Nessuno dovrà trovarsi solo.

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Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran