La situazione economica che sta gravando anche in Italia è nota a tutti. Purtroppo per molti mesi è stata tenuta nascosta per cercare di ovviare al momento con ricette dolcificanti per ingoiare un boccone decisamente amaro. La crisi c’è, è evidente e spiragli ce ne sono ma la luce è ancora debole.
Non sempre però la crisi arriva per contingenze internazionali capaci di destrutturate importanti settori dell’economia in ragione di scelte, a monte, lanciate sul mercato speculativo finanziario che poco hanno a che fare con l’economia reale, quella che produce, crea posti di lavoro e ricchezza. Infatti, da quanto leggo, la situazione dell’ex-Eutelia è nata da scelte sbagliate di tipo industriale che hanno visto, in modo repentino, precipitare la situazione all’inizio del 2008 fino ad arrivare ad oggi dive i dipendenti non percepiscono lo stipendio da mesi e all’orizzonte scorgono, purtroppo, la perdita del proprio posto di lavoro.
Perdita del posto di lavoro che grava sulle loro famiglie e ricade anche sulla comunità tutta che non può rimanere insensibile di fronte ad una situazione economica e sociale che si prospetta decisamente difficile. Perdere il lavoro con una situazione di crisi così complessa è un dramma che si vorrebbe scongiurare perché il futuro di una riqualificazione e di reinserimento è sempre più complicato.
Chiaramente si fa fatica a capire come un’azienda che i vertici fino a non molto prima annunciavano come sana, oggi sia in questa situazione. Non solo! Vedendo lo straordinario Know how tecnologico dell’azienda che vanta contratti importanti con clienti di grande valore economico che possono creare anche un ritorno di immagine certamente qualificante per l’azienda stessa; dipendenti con alta professionalità che potrebbero rilanciare l’azienda se solo ci fosse la volontà di farlo da parte dei vertici che, a quanto risulta, non solo non si sono presentati ai vari incontri, ma si sono dimessi dal loro incarico.
Credo che il lavoro non possa essere barattato con forme speculative che nulla hanno a che vedere con la sana imprenditoria italiana. Sembra che l’avidità abbia sovrastato la necessità di rigenerare il sub strato economico-produttivo-sociale e di intelligenze che aveva fatto grande questa azienda con 2700 dipendenti. E’ doveroso pensare che lo svuotamento dell’azienda anche dai clienti e quindi anche dalle commesse lasciandole vuote non sia un bene per nessuno, neanche per gli imprenditori oltre, chiaramente, per i lavoratori e per il sistema sociale che ne viene danneggiato. Quasi che, strategicamente, si fosse attesa la crisi per giustificare la propria strategia di abbandono dell’azienda con l’unico vantaggio di trarne profitto.
A settembre 2008 leggevo sul SOLE 24 ore, in pieno movimento di crisi finanziaria, con banche che chiudevano, aziende in assoluta difficoltà e lavoratori costretti, loro malgrado a subirne le conseguenze, che un grande banchiere inglese riteneva fosse giunto il momento di parlare di etica nel sistema economico perché quello attuale così come è stato conosciuto finora non regge. Sta di fatto che le speculazioni sono ricominciate, la crisi continua e le situazioni come l’Agile-Omega si ripetono e dell’etica rapidamente ce siamo dimenticati.
Spero che si trovi rapidamente una via di uscita da questa crisi e che si facciano proposte mettendosi rapidamente al tavolo, rappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori e dell’azienda, per dare una risposta chiara ai lavoratori che oggi si trovano, più che a gestire un’azienda a organizzare la protesta.
Ritengo che questo Consiglio si adopererà, per quanto di sua competenza, di attivare ogni via per sostenere questa crisi.
Pertanto ai dipendenti dell’Agile-Omega e a tutti i lavoratori che si trovano nella loro stessa situazione va tutta la nostra solidarietà.
Non sempre però la crisi arriva per contingenze internazionali capaci di destrutturate importanti settori dell’economia in ragione di scelte, a monte, lanciate sul mercato speculativo finanziario che poco hanno a che fare con l’economia reale, quella che produce, crea posti di lavoro e ricchezza. Infatti, da quanto leggo, la situazione dell’ex-Eutelia è nata da scelte sbagliate di tipo industriale che hanno visto, in modo repentino, precipitare la situazione all’inizio del 2008 fino ad arrivare ad oggi dive i dipendenti non percepiscono lo stipendio da mesi e all’orizzonte scorgono, purtroppo, la perdita del proprio posto di lavoro.
Perdita del posto di lavoro che grava sulle loro famiglie e ricade anche sulla comunità tutta che non può rimanere insensibile di fronte ad una situazione economica e sociale che si prospetta decisamente difficile. Perdere il lavoro con una situazione di crisi così complessa è un dramma che si vorrebbe scongiurare perché il futuro di una riqualificazione e di reinserimento è sempre più complicato.
Chiaramente si fa fatica a capire come un’azienda che i vertici fino a non molto prima annunciavano come sana, oggi sia in questa situazione. Non solo! Vedendo lo straordinario Know how tecnologico dell’azienda che vanta contratti importanti con clienti di grande valore economico che possono creare anche un ritorno di immagine certamente qualificante per l’azienda stessa; dipendenti con alta professionalità che potrebbero rilanciare l’azienda se solo ci fosse la volontà di farlo da parte dei vertici che, a quanto risulta, non solo non si sono presentati ai vari incontri, ma si sono dimessi dal loro incarico.
Credo che il lavoro non possa essere barattato con forme speculative che nulla hanno a che vedere con la sana imprenditoria italiana. Sembra che l’avidità abbia sovrastato la necessità di rigenerare il sub strato economico-produttivo-sociale e di intelligenze che aveva fatto grande questa azienda con 2700 dipendenti. E’ doveroso pensare che lo svuotamento dell’azienda anche dai clienti e quindi anche dalle commesse lasciandole vuote non sia un bene per nessuno, neanche per gli imprenditori oltre, chiaramente, per i lavoratori e per il sistema sociale che ne viene danneggiato. Quasi che, strategicamente, si fosse attesa la crisi per giustificare la propria strategia di abbandono dell’azienda con l’unico vantaggio di trarne profitto.
A settembre 2008 leggevo sul SOLE 24 ore, in pieno movimento di crisi finanziaria, con banche che chiudevano, aziende in assoluta difficoltà e lavoratori costretti, loro malgrado a subirne le conseguenze, che un grande banchiere inglese riteneva fosse giunto il momento di parlare di etica nel sistema economico perché quello attuale così come è stato conosciuto finora non regge. Sta di fatto che le speculazioni sono ricominciate, la crisi continua e le situazioni come l’Agile-Omega si ripetono e dell’etica rapidamente ce siamo dimenticati.
Spero che si trovi rapidamente una via di uscita da questa crisi e che si facciano proposte mettendosi rapidamente al tavolo, rappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori e dell’azienda, per dare una risposta chiara ai lavoratori che oggi si trovano, più che a gestire un’azienda a organizzare la protesta.
Ritengo che questo Consiglio si adopererà, per quanto di sua competenza, di attivare ogni via per sostenere questa crisi.
Pertanto ai dipendenti dell’Agile-Omega e a tutti i lavoratori che si trovano nella loro stessa situazione va tutta la nostra solidarietà.
Nessun commento:
Posta un commento