Un altro momento sulla strada per la costruzione del Partito Democratico è stato vissuto a Vicenza il 10 novembre u.s.: l’elezione del segretario regionale del PD nella persona di Paolo Giaretta. Giaretta è il candidato unitario indicato da tutte le liste presenti in Veneto, l’unico in Italia. Possiamo dire un segno di unità. Tutti conosciamo il nuovo segretario regionale; nuovo del PD, ma con una grande esperienza politica: assessore Provinciale dal 1975 al 1980, Sindaco di Padova dal 1987 al 1993, consigliere di Amministrazione di Interporto S.p.A. e dell'autostrada Serenissima. Nel 1996 è stato Senatore della Repubblica per la XIII legislatura, assumendo il ruolo di Vice Presidente vicario del Gruppo popolare e capogruppo nella Commissione Bilancio. E' stato riconfermato nel 2001 per la XIV legislatura ed eletto vicepresidente vicario del Gruppo della Margherita. Nel 2006 è stato confermato per la terza volta al Senato della Repubblica per la XV legislatura. E' stato Sottosegretario di Stato del Ministero dello Sviluppo Economico in questo governo; carica dalla quale si è dimesso perché incompatibile con quella di senatore.
A Vicenza, ancora una volta grandi attese da parte di coloro che credono nel cambiamento e nella possibilità di avere nuove opportunità per una politica meno vincolata da schemi dai quali la gente comune si sente lontana. Giaretta sottolinea una grave debolezza della politica alla quale si aggiunge la lentezza nel rispondere ai problemi dei cittadini. Egli auspica una svolta radicale che coniughi responsabilità, uguaglianza e sviluppo e forza nel contrastare la politica della nostra regione che è governata dal Galan ormai da troppi anni. Il problema è chiedersi come mai votano centro-destra il 60% degli imprenditori, il 45% degli operai e il 50% degli anziani con un distacco complessivo dal centro destra del 17&: evidentemente anche a questo,se vuole governare, il PD dovrà dare delle risposte.
Ed ecco il federalismo fiscale (dove si dà di più si vuole ricevere di più!); una politica per la sicurezza di fronte al dilagare di piccole e grandi criminalità senza mai confondere responsabilità personale di chi commette il reato con l’etnia alla quale appartiene; politiche di integrazione. Per poter governare il Veneto bisogna dare delle risposte forti, a breve e anche a lungo termine; una politica di prospettiva senza, pur avendone costante attenzione, accanirsi sul presente.
Tutto ciò si può costruire con le risorse degli elettori delle primarie e con robusti canali di informazione con coloro che hanno votato il 14 ottobre; non si possono abbandonare perché hanno creduto e credono al rinnovamento e non sono una “casta”.
Anche per la regione Veneto si costituiranno due commissioni: statuto e carta dei valori (per il PD nazionale sono state tre) e saranno istituti anche due forum tematici: uno sulle nuove generazioni e l’altro sulla montagna veneta. Saranno creati anche tre gruppi di lavoro: uno per studiare la costituzione di una Scuola regionale di formazione, un altro sul tema dell’informazione e un ultimo gruppo sul futuro della regione.
Il nodo principale però, era l’elezione del segretario provinciale che, come auspicava Veltroni nelle regole di Milano, doveva essere scelto tra gli eletti e non attraverso le primarie come invece un buon gruppo di componenti l’assemblea regionale ( e non solo) auspicava. Non c’è stata rottura come sottolineavano i giornali, ma dialettica costruttiva; bisogna riuscire a coniugare efficienza, efficacia e rinnovamento che passano attraverso il dialogo tra chi ha esperienza politica e chi non ne ha, ma ha altre esperienze utili per un effettivo rinnovamento della politica in un partito nuovo.
Comunque il coordinatore provinciale verrà eletto a gennaio e non a dicembre per avere un po’ più di tempo per pensarci. Bisogna comunque lasciare alle spalle i vecchi schemi della politica, le prese di posizione che non sempre sono costruttive.
Penso, comunque, che le primarie siano uno strumento straordinario di partecipazione e come tale dovrebbe rimanere: abusarne potrebbe svilirne il significato e ridurre la partecipazione ai soliti noti anche se rimangono uno segno di coinvolgimento e responsabilità per chi vota.
Come aderire al partito? Tessera oppure appoggio esterno o iscrizione via mail. Oppure si potrà aderire secondo tutte queste modalità? Certo non si hanno ancora idee precise.
Altra questione in movimento è il partito federato: sarà un partito con una sua forte autonomia e impronta regionale pur nel suo legame con il centro e con le altre regioni? Si vuole evitare in tutti i modi il centralismo (ecco perché si auspica l’uso delle primarie)
Come vedete, e come ripeto, ci sono ancora ostacoli da superare e ci vorrà del tempo. Ma la costituzione del partito dovrà terminare entro fine gennaio anche perché a primavera ci saranno elezioni amministrative in alcune città (es. Vicenza) e i molti comuni e il tempo della discussione sta per scadere; ora è il tempo dell’azione.
A Vicenza, ancora una volta grandi attese da parte di coloro che credono nel cambiamento e nella possibilità di avere nuove opportunità per una politica meno vincolata da schemi dai quali la gente comune si sente lontana. Giaretta sottolinea una grave debolezza della politica alla quale si aggiunge la lentezza nel rispondere ai problemi dei cittadini. Egli auspica una svolta radicale che coniughi responsabilità, uguaglianza e sviluppo e forza nel contrastare la politica della nostra regione che è governata dal Galan ormai da troppi anni. Il problema è chiedersi come mai votano centro-destra il 60% degli imprenditori, il 45% degli operai e il 50% degli anziani con un distacco complessivo dal centro destra del 17&: evidentemente anche a questo,se vuole governare, il PD dovrà dare delle risposte.
Ed ecco il federalismo fiscale (dove si dà di più si vuole ricevere di più!); una politica per la sicurezza di fronte al dilagare di piccole e grandi criminalità senza mai confondere responsabilità personale di chi commette il reato con l’etnia alla quale appartiene; politiche di integrazione. Per poter governare il Veneto bisogna dare delle risposte forti, a breve e anche a lungo termine; una politica di prospettiva senza, pur avendone costante attenzione, accanirsi sul presente.
Tutto ciò si può costruire con le risorse degli elettori delle primarie e con robusti canali di informazione con coloro che hanno votato il 14 ottobre; non si possono abbandonare perché hanno creduto e credono al rinnovamento e non sono una “casta”.
Anche per la regione Veneto si costituiranno due commissioni: statuto e carta dei valori (per il PD nazionale sono state tre) e saranno istituti anche due forum tematici: uno sulle nuove generazioni e l’altro sulla montagna veneta. Saranno creati anche tre gruppi di lavoro: uno per studiare la costituzione di una Scuola regionale di formazione, un altro sul tema dell’informazione e un ultimo gruppo sul futuro della regione.
Il nodo principale però, era l’elezione del segretario provinciale che, come auspicava Veltroni nelle regole di Milano, doveva essere scelto tra gli eletti e non attraverso le primarie come invece un buon gruppo di componenti l’assemblea regionale ( e non solo) auspicava. Non c’è stata rottura come sottolineavano i giornali, ma dialettica costruttiva; bisogna riuscire a coniugare efficienza, efficacia e rinnovamento che passano attraverso il dialogo tra chi ha esperienza politica e chi non ne ha, ma ha altre esperienze utili per un effettivo rinnovamento della politica in un partito nuovo.
Comunque il coordinatore provinciale verrà eletto a gennaio e non a dicembre per avere un po’ più di tempo per pensarci. Bisogna comunque lasciare alle spalle i vecchi schemi della politica, le prese di posizione che non sempre sono costruttive.
Penso, comunque, che le primarie siano uno strumento straordinario di partecipazione e come tale dovrebbe rimanere: abusarne potrebbe svilirne il significato e ridurre la partecipazione ai soliti noti anche se rimangono uno segno di coinvolgimento e responsabilità per chi vota.
Come aderire al partito? Tessera oppure appoggio esterno o iscrizione via mail. Oppure si potrà aderire secondo tutte queste modalità? Certo non si hanno ancora idee precise.
Altra questione in movimento è il partito federato: sarà un partito con una sua forte autonomia e impronta regionale pur nel suo legame con il centro e con le altre regioni? Si vuole evitare in tutti i modi il centralismo (ecco perché si auspica l’uso delle primarie)
Come vedete, e come ripeto, ci sono ancora ostacoli da superare e ci vorrà del tempo. Ma la costituzione del partito dovrà terminare entro fine gennaio anche perché a primavera ci saranno elezioni amministrative in alcune città (es. Vicenza) e i molti comuni e il tempo della discussione sta per scadere; ora è il tempo dell’azione.