di Nereo Tiso
Un libro forte, che risveglia la storia dei Gulag sovietici, di uomini imprigionati, fatti soffrire per anni e spesso uccisi per quelli che ora vengono chiamati "delitti d'opinione". Luoghi per formare "rigenerati" come scrive lo stesso autore, capaci di accetare il regime echidere per sempre la propria personalità. Tanti di loro si sentivano quasi di appartenere al gulag anche perché all'uscita, non trovavano più nessuno, venivano villipesi, considerati dei reietti. Una cronaca struggente di giornate piene di sofferenza. Credo però che la citazione diretta del testo sia la migliore recensione:"Discussioni scientifiche fasulle, crimini inventati e castighi cruenti tutt'altro che finti: il carcere ti fa capire tutto questo" (pag. 209;"Hai firmato sotto tortura? Non importa. Ciò che conta è salvare la pelle. Ciò che conta è sopravvivere a Stalin. Quella era la logica, e con quell'unica speranza centinaia di migliaia di coloro che firmarono le confessioni e vennero condannati a sofferenze fisiche e psichiche senza fine, a morire di freddo, fame e percosse trovarono la forza di aspettare e di sopportare. E sopportarono fino all'ultimo"
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