di Nereo Tiso
Assistere, non senza commozione, alla quantità di persone accorse per rendere omaggio alle spoglie del Santo di Padova, fa riflettere. Il mondo del pellegrino che cammina verso i luoghi dove qualcosa di sacro, di separato c'è da "vedere" e da "toccare" e su cui meditare, ha una sua particolarità che si scontra col tempo della fretta. Nel pellegrinaggio non è la meta che conta, ma il senso di apparteneza alla meta che dà più valore alla meta stessa e ai sacrifici che si fanno per raggiungerla; è il valore che nel cammino si dà alla propria riflessione interiore, alla trasformazione della propria vita in vita nuova, fortiificata dalla fatica dei passi e edificata dalle preghiere recitate nell'attesa dell'incontro con la meta tanto attesa. Il pellegrino si rallegra dopo la meta perché se ne torna indietro gratificato dal momento passato vicino al tanteo Desiderato. Il pellegrino è il peregrinus, lo straniero che si muove da ogni dove verso la meta e che si mette in relazione con il suo Dio. Lo straniero ma non l'estraneo che con indifferenza passa davanti all'evento senza degnarlo nemmeno di un'o sguardo furtivo. Il pellegrino, da secoli, si muove per le vie del mondo segnate dai passi di coloro che l'hanno preceduto, illuminato dalla fede, dalla speranza di cambiamento di sé e del mondo con l'aiuto del suo santo. Coglie ad ogni passo l'avvicinarsi alla meta che tanto attende e che lo aiuta nella fatica. Allo stesso tempo il pellegrino vive la pace interiore e spera nella pace degli uomini. E' il suo Santo che tanto attende, il luogo nel quale è arrivato dopo un lungo camminare che lo rendono nuovo pronto ad immergersi nuovamente nel quotidiano, in altre fatiche ma che hanno un peso diverso dopo il lungo cammino. La nostra città ha vissuto questo evento: migliaia di donne e uomini da ogni parte del mondo sono passati per qualche secondo a fianco del corpo del loro santo: non un morto ma un vivente, un testimone prezioso che, in questi giorni, ha fatto riassaporare qualche momento di silenzio e di riflessione e ha riempito il vuoto del pellegrinaggio ai nuovi "non luoghi sacri" dove la parola sfugge, il senso cade nell'oblio, e le persone sono costrette a correre per timore di fermarsi. Noi ci siamo fermati...
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