La scuola ha chiuso da un pezzo i battenti. Le scuole superiori, per ultime, hanno dato il loro responso. Omai si rientra nella consuetudine. Ciò che non può essere consuetudinario, è il silenzio di cui è stata avvolta l’istituzione scuola come se le vacanze avessero dissolto, con un bagno refrigeratore al mare o una passeggiata ristoratrice in montagna, il pensiero di chi si occupa di queste cose. Pensiero che si rivolge al mese di settembre quando avrà inizio l’anno scolastico. Le scuole primarie, ora, si staranno arrabattando per capire bene cosa succederà, come dovranno organizzarsi con il maestro unico, con la scuola a tempo lungo o pieno e come rimodulare l’offerta formativa che non dovrebbe essere inferiore a quella proposta per gli anni precedenti. Ci sono le scuole superiori che subiranno una radicale trasformazione a partire dall’anno scolastico 2010/2011 e che, entro il 25 gennaio, dovranno accogliere gli iscritti alle classi prime senza sapere chiaramente cosa proporre. Anzi, l’incontro tra la “domanda e l’offerta” di formazione è ancora confusa. Infatti i ragazzi che concluderanno la scuola media il prossimo anno dovrebbero già aprire gli occhi ad ottobre cercando di orientarsi di fronte all’offerta che ogni scuola superiore propone. Ma quale scuola? Quale liceo o quale istituto tecnico? Certo, domande che si ripetono da anni con le stesse preoccupazioni da parte di ragazzi e famiglie. Di fronte, certamente, avevano un panorama orientativo ampio, molto diverso e diversificato. A guardare bene, l’anno scorso si è protestato molto, si è scioperato soprattutto per l’organizzazione dell’orario delle scuole elementari che metterà in grossa difficoltà le famiglie nelle loro abitudini e nei loro orari spesso inconciliabili con quelli scolastici. Un inizio d’anno molto incerto. Ma ciò che stupisce è che di fronte alla crisi economica e sociale che si sta vivendo e che avrà, nel mese di settembre, almeno dalle notizie che arrivano, un risvolto pesante, non siamo ancora riusciti con forza ad indignarci per la mancanza di futuro per i nostri figli in ragione della prospettiva di avere meno formazione e meno istruzione. I paesi del nord Europa hanno, guardando alla crisi, l’hanno affrontata con massicci investimenti nella scuola, nell’istruzione e nella formazione in genere perché il futuro di un paese si prepara solo ed esclusivamente pensando in maniera adeguata le nuove generazioni. Noi invece ci siamo occupati d’altro. Certo, regole chiare sugli obiettivi e investimenti che producano risultati. In mancanza di un grande piano sull’offerta formativa saremo, tra vent’anni, a piangere sull’indagine OCSE PISA che ci dirà, ancora una volta, che i nostri alunni saranno meno preparati rispetto agli altri d’Europa. E piangeremo, e questo sarà ancora più grave, la mancanza di persone adeguatamente formate, in grado di migliorare il nostro paese. I pochi che ci saranno andranno all’estero, come adesso d’altronde, probabilmente unico modo per indignarsi.
Nereo Tiso
Consigliere Comunale PD
Padova
Nereo Tiso
Consigliere Comunale PD
Padova
1 commento:
sono sostanzialmente d accordo
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