giovedì 20 agosto 2009

Religione a scuola: sentenze, ricorsi…alunni e insegnanti


In mezzo all’afa di ferragosto è arrivata l’ennesima sentenza che fa discutere. Stavolta, diciamo che è una sentenza, quella del TAR del Lazio con valore su tutto il territorio nazionale, che si sovrappone a molte altre sentenze di altri TAR regionali in merito alla “discriminazione” che gli alunni non avvalentisi dell’insegnamento della religione cattolica subirebbero rispetto ai loro compagni che se ne avvalgono . Ed ecco che cominciano i confronti serrati, gli scontri, i ricorsi, le polemiche politiche e i vari tentativi di portare dalla propria parte la sentenza degli stessi giudici oppure, cercare di renderla inefficace. Chi insegna religione da anni, sa bene che non c’è mai stato un solo anno in cui non ci sia stato un ricorso, una sentenza e la conseguente polemica. Tutto ciò non gli ha impedito di recuperare la sua dignità di insegnante e lavoratore lottando per i diritti che gli venivano negati (trattamento per maternità e malattia non paritario; nessun permesso retribuito per studio, non concessione del part-time per chi ne faceva richiesta, ecc.). Certo aiutati dalle organizzazioni sindacali. Non da tutte. Per alcune l’insegnante di religione non è né di serie A, né di B, né di C; più semplicemente non esiste. O meglio esiste in quanto “anomalia” della scuola italiana.
Se si va a guardare all’Europa, la situazione è molto complicata, ma è necessario dire che, se si prescinde da tre paesi e cioè Francia (ad eccezione di Alsazia e Lorena. Nella Francia laica, tra l’altro, gli insegnanti delle scuole private, pur facendo percorsi diversificati rispetto agli insegnati statali, vengono pagati dallo stato:legge n. 59-1557 del 12/1959. E le scuole private, la maggioranza delle quali cattoliche, sono frequentate, anche da moltissimi non cattolici), Slovenia , e Ungheria (anche lì con qualche eccezione), in tutti gli altri paesi si insegna religione. Certo, varie sono le confessioni cristiane e le religioni non cristiane riconosciute dagli stati, ma comunque l’insegnamento esiste, facoltativo o meno, con l’ora alternativa o meno, con insegnanti di ruolo o meno, designati dalla Chiesa/e o meno e pagati dallo stato; comunque esiste ed è riconosciuto.
Da ventidue anni insegno religione e le polemiche tra chi sta da una parte e chi sta dall’altra, non mi mettono più molto a disagio. Riconosco che il nostro insegnamento ha la sua forza perché è debole e noi, insegnanti, cerchiamo di dare strumenti perché gli alunni (il 91% degli alunni italiani iscritti mi sembrano moltissimi) possano con la loro capacità critica e la loro determinazione capire e imparare. Sarà che disponiamo di una valutazione (voto? crediti?) debole che alla fine è un giudizio sintetico (Regio Decreto del 1930); sarà che abbiamo l’idoneità dell’ordinario diocesano, ma abbiamo titoli di studio teologici riconosciuti legalmente e titoli di università statali, corsi di aggiornamento, e molti di noi hanno superato un concorso pubblico (Legge, 186/2003); sarà che cerchiamo di dare il massimo come tutti gli altri insegnanti nella scuola; sarà che riteniamo il nostro insegnamento, soprattutto in un momento storico dove tutto viene televisivamente annacquato, un plus valore formativo ed educativo per gli alunni. Che “devono” essere valutati sulle capacità, sulle competenze, sul dialogo educativo, sul comportamento, ecc. .E non sono solo cattolici gli avvalentisi. Per quanto mi riguarda, ma sicuramente non sono il solo, in classe sono entrati: cattolici, atei, agnostici, indifferenti, protestanti, ortodossi, confuciani, musulmani, testimoni di Geova. Talvolta anche coloro che non si avvalevano. Credo che il pluralismo religioso che si incontra a scuola oltre a quello delle culture dev’essere valorizzato assieme a chi non appartiene a nessuna religione. Ignorare comunque, nella nostra storia e nella nostra tradizione chi è Gesù Cristo, penso sia banalizzare anche le altre religioni presenti sul territorio. Per coloro che non si avvalgono sarebbe invece giunto il momento di trovare una vera alternativa culturalmente valida, nella quale impegnarsi ed essere valutati. Sul nulla, comunque e sempre, non si può valutare. Infine, a prescindere dalle polemiche, spero resti la stima dei miei alunni a garanzia del mio insegnamento. Penso che per un insegnante non si possa aggiungere altro al suo insegnamento. Si potrà cambiare? Non certo con le sentenze.

Nereo Tiso
Consigliere comunale PD - Padova
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Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran