martedì 20 novembre 2007

Partito Democratico - Milano 27 ottobre 2007

Carissimi amici,

dopo il grande momento del 14 ottobre dove più di tre milioni di cittadini sono andati a votare per le primarie o, meglio, per dare indicazione sulla scelta del segretario generale del Partito Democratico, gli eletti all’assemblea nazionale si sono ritrovati a Milano il 27 ottobre, come ben saprete. Un momento importante, dove si vedeva molto entusiasmo in tutti. Molti già avevano fatto esperienze politiche o la stavano facendo soprattutto nelle amministrazioni locali (sindaci e presidenti delle provincia o delle regioni, assessori e consiglieri comunali, provinciali e regionali, ecc), ma anche in ambito nazionale come deputati e senatori. Tutti in fila a ritirare il pass e seduti, almeno una volta, nelle medesime sedie della gente comune.
C’erano anche coloro che, come me, per la prima volta affrontavano la politica in modo partecipativo e attivo, e cercavano di districarsi all’interno del linguaggio tipico della politica.
Per primo è intervenuto il Presidente del Partito che è anche Presidente del Consiglio, Romano Prodi. Un discorso forte al quale i media non hanno dato molto rilievo. Prodi parla di “unità forte” tra le varie componenti del PD; unità che deve sostenere il Governo di fronte ai “serpenti di mare” che nulla propongono, ma continuano a chiedere che lo stesso Governo se ne vada. Certo, sarebbe drammatico ritornare ad altri governi che non ci appartengono, che hanno creato danni ai quali, con non poche difficoltà, si sta ponendo rimedio.
“Un’etica della responsabilità” dovrà essere sostegno forte per costruire un partito nuovo e non un nuovo partito in una visione sempre ben chiara del Bene Comune e una trasparenza che non possa lasciare dubbi, dice Romano Prodi. Il PD dovrà essere “laico”, senza enfatizzare le differenze in inutili radicalismi e incomprensioni. Infatti nel PD sono contemplate diverse anime: da quella socialista, a quella liberale, a quella cattolico-democratica.
Tutto il suo intervento, comunque, si condensa in una descrizione del PD fatta con tre parole: ONESTA’, SEMPLICITA’, UNITA’. Una sintesi, ma anche una premessa fondamentale per ben iniziare e per aprire la strada ad un cammino nuovo.
L’intervento di Walter Veltroni, il leader del PD con un numero di consensi e di eletti enorme rispetto agli altri candidati, ha dato delle indicazioni forti, innestandosi pienamente e a pieno titolo nella visione nuova, di un nuovo progetto. Egli indica la rotta di sostegno al Governo, ma soprattutto, di “rottura con il passato” attraverso la partecipazione attiva dei cittadini che crea un senso di appartenenza. Parla di primarie aperte per ogni istituzione dove in candidati non verranno scelti dall’apparato del partito ma dai cittadini. Un partito pluralista, aperto, lontano dalle oligarchie; un partito dove i cittadini sono protagonisti.
Veltroni parla di uguaglianza di opportunità tra i giovani soprattutto, ma anche di flessibilità come opportunità e non come una via alla precarietà. Parla anche della necessità di un patto generazionale tra i padri e i figli dato che i problemi della disoccupazione e del precariato non sono solo dei giovani, bensì anche dei cinquantenni che non riescono ad reinserirsi nel mercato del lavoro, magari dopo una precedente esperienza lavorativa.
Certo, ha parlato di legge elettorale citando il modello tedesco, ma anche quello francese, ma soprattutto ha affermato il sostegno al governo Prodi.
Anche per Veltroni il PD dovrà essere laico. Una laicità che non dovrà rinunciare alle tradizioni, alle culture delle varie componenti, compresa quella cattolica portatrice di valori e significativa per l’Italia. Un’apertura totale verso l’Europa, l’impresa, lo sviluppo, la ricerca, ma nulla e nessuno dovrà prescindere dalla dignità della persona.
Un discorso ampio che vede l’allontanamento di Veltroni dalla tradizione comunista nel senso pieno del termine, avvicinandosi in modo deciso alla tradizione e cultura umanistica dato che mette al centro la persona umana; prima di ogni altra cosa. Certo è che i cattolici di fronte a questa affermazione non possono che osservare l’evoluzione che si potrà ritrovare nel PD soprattutto nell’accettazione del valore della centralità della persona.
Come saprete, alle primarie ho sostenuto Rosy Bindi perché ha un storia che mi appartiene, sa discutere per costruire, graffiare e assumersi responsabilità personali, talvolta con sofferenza, anche di fronte alla gerarchia ecclesiastica perché la democrazia e il suo essere ministro e parlamentare, la fa sentire in dovere di operare per il bene comune.
La lista Bindi a livello veneto in generale e nei collegi di Padova in particolare, ha ottenuto un consenso lusinghiero; meno a livello nazionale tanto che il numero degli eletti all’assemblea costituente è di circa 310. Ma questo non significa non partecipare a pieno titolo alla costruzione del nuovo partito, come ha ribadito la stessa Rosy Bindi. Molto concretamente ha sostenuto con forza che tutti i gli appartenenti al PD sono come “pellegrini che vogliono raggiungere la meta insieme”. E tra i pellegrini ci sono le donne (maggioranza nella lista Bindi), i “nuovi cittadini” (gli immigrati con la speranza che saranno un giorno veramente tali), i giovani e tutti coloro che si sono assunti la responsabilità di costruire questo partito.
Ci vuole una politica forte che si riscatti dalla debolezza, afferma ancora Rosy Bindi; un partito plurale dove non ci sia una maggioranza e una minoranza ma tutti con pari dignità a prescindere dalla lista con cui si è entrati; un partito che elegga con le primarie, coinvolgendo i cittadini elettori, tutti gli organi amministrativi locali; un Governo forte e non tecnico perché solo il Parlamento può fare le riforme. Un partito laico, dice ancora Rosy Bindi, dove la libertà di coscienza sia l’ultimo appello dopo la discussione parlamentare.
Ma, come sappiamo dai media, Rosy Bindi sa anche indignarsi di fronte alla lettura rapida, nell’ultimo quarto d’ora dell’assemblea, del regolamento del partito; della lettura dei trecento nomi delle commissioni (statuto, valori, etica). Ma il problema sta proprio nel regolamento non discusso con l’assemblea e nel quale all’art. 5/1 si parla di elezione degli organi provinciali senza coinvolgere gli elettori con le primarie come previsto. Uno scossone per un momento storico che, fino a quel momento, dava il senso del rinnovamento, di aver lasciato alle spalle il passato fatto di centralismi ormai obsoleti.
Certo i nomi “antichi” sono riecheggiati ancora (Ciriaco de Mita!!!), ma anche nomi di elevata statura culturale e morale.
Il cammino è iniziato in salita, ma questo non vuol dire che ci si debba fermare. Anzi! La riflessione va avanti e la costruzione del partito nuovo sarà fatta di confronto, di dialogo, talvolta anche di scontri, ma con un obiettivo unico: la realizzazione di un evento che si fa sostanza e che non molti anni fa nessuno poteva immaginare.
Il prossimo momento di incontro e di decisione sarà il 23 novembre con l’elezione dei coordinatori provinciali alla quale verranno chiamati gli eletti all’assemblea regionale e a quella nazionale.
Intanto gli eletti si incontreranno per riflettere su come continuare a operare e comunicare agli elettori del PD e a tutti gli altri cittadini quanto si sta facendo, chiedendo di esprimere opinioni utili a costruire, “democraticamente”, il PD..
Ringrazio, in conclusione, tutti coloro che hanno votato per la lista Rosy Bindi e che, così facendo, mi hanno dato la possibilità, assieme a molti altri, di poter partecipare in modo attivo alla costruzione del Partito Democratico. Spero di poter essere utile, con la mia esperienza non di politico, alla riflessione costante sulle motivazioni che spingono ancora molti ad aggregarsi per la costruzione di un partito, il Partito Democratico al quale cercherò, umilmente e nel limite delle mie possibilità, dedicarmi..

Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran