lunedì 17 maggio 2010

Le indifferenti contraddizioni e il Partito Democratico

di Nereo Tiso
Sabato scorso mi trovavo a Sotto il Monte per un convegno, città alle porte di Bergamo, famosa perché ha visto nascere papa Giovanni XXIII. Come sappiamo a Bergamo c'era il raduno nazionale degli alpini che, in 400.000, avevano coperto i 90.000 abitanti di Bergamo. Ma ciò che stupiva, arrivando a Bergamo, era la cornice di tricolori appesi ad ogni casa, ad ogni angolo di strada e anche ai muri di molte fabbriche. Fin qua niente di strano. Dobbiamo dire, però, moltissimi comuni del bergamasco sono della Lega, molti altri da Liste civiche di centro destra. Anche la città ha un sindaco di centro destra. Quindi, con estrema serenità e indifferenza, oggi espongono il tricolore che evoca valori di solidarietà, di unità dell'Italia, di giustizia, di pluralità religiosa, di accoglienza, di integrazione, della Patria, e domani, ritirano la bandiera tricolore e, con assoluta non curanza, espongono un'altra bandiera che evoca altri valori, opposti a quelli evocati il giorno precedente: padroni a casa nostra, le tasse a casa nostra e gli altri si arrangino, i clandestini non li vogliamo, siamo cristiani e i musulmani a casa loro e via dicendo.
Il sistema ha costruito una coscienza "aperta" nella quale affermare una cosa e in contrario della stessa non crea nessun problema, anzi. Decidere che quel che conta è prima di tutto essere garantiti e sentire contemporaneamente la solidarietà come un valore è, diciamo, normale. Poi, se andiamo ad approfondire ancora, notiamo che la stessa persona può essere iscritta alla FIOM, andare a messa alla domenica e votare Lega con assoluta tranquillità.
E il Partito Democratico? Ha bisogno di sgrezzare il suo intelletualismo. Non può dire solo che è in grado di dare risposte ma, soprattutto che inizia ad ascoltare la gente, anche quella che non capisce niente di politica, quella che non è andata a votare, quella che non lo vuole vedere o sentire, quella che non riconosce la sua bandiera, quella che di fronte ai problemi che la affliggono, necessita di interlocutori credibili dando delle rispote "brevi" e "a breve". Il proliferare di riunioni, talvolta desolatamente vuote, deve spingerci a cambiare modo di avvicinare le persone che poi, alla fine, sono quelle che hanno le maggiori necessità e poi...votano. Dobbiamo incontrarle dove sono non dove vorremmo che fossero; i nostri circoli, mandamenti, devono prendere coscienza che il PD è in difficoltà perché, anche gli stessi iscritti, simpatizzanti o appartenenti ai circoli, cominciano a non crederci più e ad essere delusi. Forse non riusciremo a ridurre le contraddizioni, ma dobbiamo cambiare rotta. Ora siamo una forza di minoranza ma non di minorati: dobbiamo informare, formare, rianimare, rivitalizzare e, perché no, entusiasmare. Lo so, anche in noi ci sono delle contraddizioni, ma nella nostra intelligenza deve valere l'umiltà di non essere degli "imparati" perchè provenienti da altre esperienze politiche, ma avere sempre da imparare perché la politica cambia, il sistema sociale è cambiato, la gente cambia modo di pensare. Solo noi siamo cronicamente in una macchina che non parte? Credo di no. Avviciniamo la nostra gente, riconosciamo che i problemi del nostro territorio non sono quelli di altri territori e che la nostra presenza non è mai banale. Informiamo, manteniamo i contatti, incontriamo, mappiamo il territorio, facciamo proposte condivise; insomma facciamo politica. Poi penseremo alle alleanze.

domenica 2 maggio 2010

Visita Istituzionale scuola Petrarca: situazione molto difficile.


di Nereo Tiso


Interessante visita alla Scuola media Petrarca con un gruppo di consiglieri. Dopo molte discussioni, ricorsi, interrogazioni, provocazioni, anche andare a rendersi conto di persona della situazione del contendere certamente aiuta chi deve rispondere ai cittadini. Anche se il primo impatto ha avuto qualche piccolo problema con l'interferenza inusuale di un tale "avvocato della scuola" (ma da quando la scuola ha un avvocato? Per difendersi da chi? E perché è stato avvisato proprio nel momento in cui eravamo lì noi? Qualcuno, evidentemente, pensava a noi come a degli intrusi) che si preoccupava, tra l'altro al telefono, se i consiglieri e l'assessore o i tecnici comunali potevano violare la privacy scolastica, siamo stati accompagnati dalla vicepreside, da due genitori e da un insegnante nelle varie stanze adibite a scuola. Diciamo adibite, perché a parlare di aule scolastiche, a parte qualcuna restaurata, è un po' difficile. Infatti la situazione è veramente complessa e, penso, da insegnante, che riuscire a fare scuola in un edificio che, per quanto ritoccato, rimane del 1760, e certamente non ha nulla a che vedere con gli standard previsti per una scuola media statale, sia quanto meno compicato. Se da una parte le pareti delle aule scrostate, crepe agli affreschi del soffitto, porte che non si possono aprire verso l'esterno perché andrebbero a ostruire lo stretto corridoio, bagni (non tutti, per fortuna: alcuni sono nuovi) in situazione pietosa, dall'altra alcune stanze, modificate che offrono le parvenze di aule. E via dicendo. Non sono un tecnico e non posso avventurarmi in calcoli o affermazioni che con mi competono, ma da insegnante penso che se si vuole salvaguardare la Scuola Petrarca, i suoi alunni e i suoi insegnanti, qualcosa bisogna modificare, anzi, radicalmente modificare. A parer mio, qualsiasi intervento tampone sarebbe nient'altro che un'esile sutura su una lacerazione complicata. Giusto per continuare a dare la classica ed ulteriore "mano di bianco" senza arrivare mai al dunque. Non si possono costruire scale di sicurezza, i laboratori (?) non sono accessibili ai disabili e potrei continuare. Ma pensiamo davvero che salvaguardare i muri sia salvaguardare la scuola? Forse qualche volta è necessario interrogarsi, vedere e approfondire. Apririsi al dialogo è importante e lo scontro per lo scontro non può che non dare frutto. Ora aspetteremo il monitoraggio complessivo dei tecnici del comune, dei vigili del fuoco per la stabilità e la sicurezza e, infine, della soprintendenza. Ci vorrà ancora del tempo e si valuteranno le proposte. Si faranno certamente altri lavori per ulteriori miglioramenti, ma rimane ancora un lavoro che, se si vuole salvare a questo punto l'edificio dal degrado e salvaguardare gli alunni nel loro diritto a frequentare la scuola in ambienti decorosi, ci sarà da fare molto, moltissimo altro. A questo punto la decisione non dovrà essere di comodo o di facciata, perché si tratta di importanti impegni per l'amministrazione e per la scuola. Ma ribadisco, quella non è una scuola con i criteri stabiliti per una scuola. Vogliamo mantenerla ancora come scuola? Perché ci sono degli affetti storici? Discutiamone! Per quanto mi riguarda, seppur gradatamente, vista la situazione e le condizioni, a meno di un intervento radicale, non dovrà più esserci una scuola perché non è più possibile esercitare il diritto/dovere all'istruzione. Ma, dopo i pareri dei tecnici, ci si metta al tavolo evitando scontri ideologici e poco "scolastici"sapendo che le risorse a disposizione dovranno sempre tener conto anche delle altre numerose scuole che gravitano sull'amministrazione comunale.

PD e UDC a Padova una collaborazione possibile

di Claudio Sinigaglia - Consigliere Regionale

Qualcuno sta storcendo il naso di fronte all’ingresso dell’UDC nella giunta del Comune di Padova. “Ma come? Poco meno di un anno fa l’UDC, alleandosi con il centro destra, ha messo seriamente a rischio l’elezione di Zanonato... L’UDC ha governato con Galan fino all’ultimo istante...”.
Tutto vero, ma ciò che sta succedendo nell’Italia settentrionale e nel Veneto in modo particolare, sta spingendo le forze politiche democratiche ad interrogarsi sul rischio di una deriva populista e autoritaria dalle conseguenze conflittuali con pesanti ingiustizie sociali.
Non a caso la campagna elettorale per le regionali dell’Udc, condotta da De Poli, è stata interamente impostata contro la destra leghista e il pericolo che essa rappresenta per i tradizionali valori veneti.
Penso sia proprio questo, assieme alla comune opposizione al governo Berlusconi, il punto di partenza per compiere con l’Udc un percorso dall’ avvio programmatico, ma con degli scenari che potrebbero diventare strategici.
Anche in Austria la Destra autoritaria sale di molto, ma rimane isolata al 16% e non può governare. In Italia invece la Destra leghista conquista due Regioni perché viene legittimata e sostenuta dal PDL che le consente grandi conquiste al Nord in cambio dell’appoggio, ovvero dei numeri, per guidare l’intero Paese.
Gli accordi ricattatori tra Bossi e Berlusconi sono evidentissimi: senza Bossi non sarebbero stati approvati i provvedimenti ad personam a favore di Berlusconi e neppure sarebbero stati finanziati i Comuni dissestati di Palermo, Catania, Roma... in cambio Bossi incassa la promessa del federalismo e la guida di Piemonte e Veneto.
Le ultime elezioni hanno dimostrato come il progetto del PDL, liberismo in economia e nella finanza – concorrenza nei mercati – autoregolazione sociale, abbia perso sostanziale credibilità e per riuscire a rimanere al potere abbia bisogno di ricorrere alle sferzate identitarie, con tratti di evidente, ma sempre scusato, razzismo, portato dalla Destra leghista.
L’udc ha preso nettamente le distanze da questi accordi in nome di riferimenti valoriali alla persona, alla famiglia e alla comunità che anche il PD condivide. Sulla base di questi comuni riferimenti è possibile anche a Padova governare assieme.
Si perché il Pd a Padova ha dimostrato di saper mettere assieme legalità, sicurezza e solidarietà. Non ha mai tradito il rispetto per la persona in tutte le fasi della sua vita e in tutte le condizioni sociali, ha aiutato la crescita delle famiglie, ha promosso importanti progetti di prevenzione ed educazione, ha investito in cultura, ambiente, mobilità e sviluppo sostenibile. Difficile rimanere insensibili di fronte ad un percorso cosi coerente e lineare, che mi auguro possa essere riconosciuto da un maggioranza di cittadini sempre più ampia.

Il PD nel Veneto e del Veneto: ora abbiamo tempo


Ieri sul Mattino di Padova leggo l'attenzione di Laura Puppato al Partito Democratico del Nord. Questo mi entusiama, perché, non solo condivido, ma ho cercato di parlarne con molti del nostro partito, con scarsi risultati, a dir la verità. E quando dico molti, parlo anche della classe dirigente romana, di deputati veneti oltre che dirigenti. Qualcuno mi riferiva che per avere un partito democratico del nord sarebbe necessario fondare un altro partito: niente di più falso e...avvilente. Tra l'altro, il 18 settembre in una nota su fb, scrivevo:"...un partito “federato”. Il partito federato non può essere definito da una troppo aleatoria “attenzione” al territorio. Esso dovrà partire dal “federalismo di partito” nel quale il partito nel territorio non inizia dal secondo gradino rispetto al partito nazionale, ma opera sullo stesso livello a partire da una sussidiarietà dal basso. Nel senso che i candidati scelti sul territorio, sia regionali che nazionali, dovranno rimanere sul territorio, fare maggiore attenzione alle ragioni e alle cause delle situazioni acquisendo una responsabilità sostanziale nei confronti dei cittadini. Un sorta di democrazia attiva e partecipativa. Le domande che mi pongo per tentare di capire sono: i problemi sociali ed economici, le difficoltà delle imprese del Veneto sono gli stessi della Sicilia? Vanno affrontati allo stesso modo? Padova o Verona o Vicenza, possono paragonarsi a Catania, Reggio Calabria, piuttosto che Bari? Credo che ogni Regione possa avere non un partito Democratico regionale chiuso nei suoi confini, ma un PD capace di conquistare il proprio territorio perché sta nel territorio e conosce il territorio. Non sono solo le regole che fanno un partito federato, ma le donne e gli uomini che hanno a cuore la loro terra con i suoi cittadini - in questo caso la nostra Regione Veneto - se ne occupano e anche se ne pre-occupano. Se le alleanze sono fondamentali per poter sbalzare dal trono il Centro Destra, sarà fondamentale che il nostro partito cominci a occuparsi delle periferie delle nostre città, delle nostre Università e della ricerca, dei nostri poli economici, della viabilità visto che sulle nostre strade passa la maggior parte delle merci provenienti dall’est; delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dell’integrazione, della sicurezza dei nostri territori, e via dicendo. Certo sempre avendo davanti a sé un rapporto stretto con il partito nazionale, con le altre regioni. Necessaria sono collaborazione, solidarietà, welfare condiviso ma anche l’auspicio che le altre regioni possano e debbano fare lo stesso. L’appiattimento può essere rischioso...". Certo è un'autocitazione, ma credo che questa sia la strada. Mi piacerebbe che se ne parlasse di più e anche i nostri giovani, sempre pronti al "rinnovamento" siano lesti e non ripetano continuamente le litanie dei loro capi. E' necessario tracciare una linea per il futuro di questo partito in questa regione a partire da domani mattina cercando di recuperare identità, proposte, innovazione, facce nuove, confronto. Rincorrere la Lega? Ma per carità! Solo chi non ha fiato ha bisogno che gli altri gli taglino l'aria. Dopo di ciò, lavorare, lavorare, lavorare per scovare con idee chiare quel 30% per cento che il 28 e 29 marzo è rimasto a casa a guardare la TV e ascoltare, ascoltare, ascoltare tutti. I protagonisti si facciano attori e latori di un cambiamento e non parolai senza vedute aperte. Il consenso bisognerà catturarselo sul campo, altrimenti andremo ancora a ruota come un carrozzone dietro all'aitante carroccio. Credo che questo non sia nel nostro intento e quindi invito tutti a fare memopria del passato ma a essere priettati al futuro. Oppure volete ancora una volta, tra tre o cinque anni, ritrovaci a discutere tra correnti per il candidato e poi scegliere il terzo incomodo in un Veneto ancora sconquassato? Io spero di no.

Intervento rendiconto 2009


di Nereo Tiso

Dopo la maratona per l’approvazione da parte di questo Consiglio del bilancio di previsione per l’anno 2010 ci accingiamo a discutere ad approvare il rendiconto del 2009 dopo gli assestamenti e quindi a relazionare sulle scelte fatte da questa amministrazione. Amministrazione che, come tutti ben sappiamo è cambiata nel giugno del 2009 per le avvenute elezioni nel nostro comune. Anche se sussiste una certa continuità, l’amministrazione è cambiata non nel suo sindaco ma in alcuni assessori tre dei quali, come sappiamo, tra l’altro, ora passati al Consiglio regionale.

La prima riflessione che vorrei fare è di natura politica, giusto per sottolineare un tema che da anni sta a cuore ai nostri governanti e non solo, a dir la verità: il federalismo. Ora, chiaramente, i pensieri delle maggioranza di Governo sono altri e ben lontani dai problemi del paese e, naturalmente, dall’agognato federalismo che sembra sempre davanti a noi ma irraggiungibile. Una sorta di miraggio per chi ha sete e si trova nel deserto. In effetti il Governo ci mette di fronte sempre a delle scelte che penso siano imbarazzanti per il Governo stesso ed in particolare per la Lega: continuare ad aumentare i trasferimenti dallo Stato (pensate all’ICI) e a ridurre quelli della Regione. Cioè si fa la legge sul federalismo, si aspetta che entri in vigore tra due anni (questo è tutto da verificare…) e intanto si continua tranquillamente a fare come si faceva prima, se non peggio di prima. Si distribuiscono soldi a chi non se li merita perché ha scialacquato in maniera indecente e illegale addirittura assegnando al sindaco scialacquatore una bella sedia in Parlamento.

Ciò che stupisce infatti, se ci può ancora stupire, è che anche per l’anno 2009 i Contributi e trasferimenti correnti dalla Regione Veneto verso il nostro Comune, sono diminuiti di 3.920.044,68 di euro mentre i Contributi per trasferimenti per funzioni delegate di 575.213,96, per un totale di euro 4.495.258 rispetto al 2008. Dallo Stato, invece, per trasferimenti correnti, il nostro Comune ha ricevuto complessivamente 2.570.035,29 euro in più del 2008. Naturalmente a somma algebrica.

Uno straordinario esempio di federalismo della contraddizione che passa sempre al attraverso al tanto detestato centralismo che ormai, definirlo di comodo, è un eufemismo. Mi sa che il federalismo centralizzato sia un’operazione consolidata. E la Lega, che ne è sempre stata paladina, se ne sta in silenzio sugli scranni del Parlamento mentre i suoi sindaci, assieme a quelli del centrosinistra e di altri schieramenti politici, continuano a protestare e a fare le loro battaglie per avere un federalismo fiscale pari al 20% delle quote IRPEF versate dai cittadini del proprio comune allo Stato e continuano a lamentarsi della strozzatura causata dal patto di stabilità, soprattutto per i comuni virtuosi.

Ma veniamo ora a ciò che nella Relazione al Rendiconto della Gestione 2009 vengono chiamati “scostamenti più significativi, maggiori del 4%) e che mostrano nel dettaglio le scelte della Regione per l’anno 2009 e che, come abbiamo visto nel bilancio di previsione 2010, si sono ripetute e aggravate nel bilancio di previsione 2010.
Si sono avute minor entrate dalla Regione per attività culturali, nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica, per assistenza agli immigrati, ai minori stranieri non accompagnati, per l’assistenza all’infanzia, per assegno di cura e attività sociali. Inoltre si sono ridotti i contributi regionali per assistenza e servizi alla persona che vanno a cadere soprattutto sull’assistenza domiciliare. Un copione che abbiamo visto anche nel Bilancio di previsione per il 2010.

Mi sembra che ci sia veramente stato il famoso stillicidio delle somme a favore dei servizi sociali che hanno pesato e, come sappiamo, continuano a pesare nella nostra amministrazione che deve fare i conti, invece, in altro modo e con altre prospettive. In effetti, si evince dal rendiconto, che i servizi, anche quelli non più finanziati dalla Regione, sono stati comunque garantit dalla nostra amministrazione mantenendo lo standard che tutti conosciamo. I servizi alla persona non possono essere tagliati nonostante i magri trasferimenti. Infatti, se andiamo a vedere, ad esempio, il trend di crescita di investimento di risorse per l’istruzione pubblica, si è passati ad avere quasi 3 milioni in più rispetto al 2007. Da sottolineare l’importante somma per il servizio mensa che anche nel 2009 è stata affrontata dal Comune senza escludere nessun bambino dal pasto nonostante molti siano risultati morosi.

L’obiettivo è quello di perseguire i furbi che risultano praticamente “poveri” presentando false dichiarazioni ISEE. Si continua una efficace attività di controllo in collaborazione con le autorità competenti per scovare i falsi poveri e riuscire ad aiutare effettivamente chi ne ha bisogno con un sostegno vero, capace di garantire dignità alle famiglie senza penalizzare e discriminare i bambini. In effetti la delibera votata dalla Giunta il 17/12/2009 conferma la necessità di una partecipazione alle spese con una quota, anche minima, da parte di tutte le famiglie che usufruiscono del servizio seppur stabilita in maniera differenziata. Naturalmente sempre tenendo conto, come stabilito dalla libera, di situazioni complesse di reale necessità e dimostrate attraverso la presentazione della documentazione prevista. Chi ha bisogno deve essere aiutato. A sottolineare l’importanza del servizio garantito a tutti coloro che ne hanno necessità e l’attenzione che questa amministrazione ha nei confronti dei più deboli, abbiamo presentato un emendamento a firma Berno, Tiso, Busato e altri nel quale si chiede di utilizzare l’avanzo non vincolato che risulta dal rendiconto 2009 pari a 867.254,07 al finanziamento di emergenze sociali. Certo è che non ci permettiamo di far ricadere sui bambini le difficoltà dei genitori, meglio se non italiani, come qualche comune del nord a guida leghista. Penso che quel sindaco e quelle persone dovranno vivere veramente male nel fomentare la discriminazione…a tutti i costi.

Ma dobbiamo anche dire che notevoli sono stati gli investimenti per la messa a norma degli edifici scolastici in tutta la città, per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per rendere più vivibili e sicure un numero sempre maggiore di scuole sia del centro città che della periferia. Questa linea di spesa, come sappiamo, verrà mantenuta anche per il 2010: i pochi i fondi verranno spesi stabilendo le priorità e le necessità.

Tornando alla situazione dei trasferimenti e spalmandoli su ogni cittadino, il Comune di Padova ha incassato Euro 272,65 dallo Stato a fronte di Euro 131,72 dalla Regione. Un chiaro esempio di come i trasferimenti dallo Stato Centrale siano superiori a più del 50% rispetto a quelli della Regione. E, come sappiamo, anche per quest’anno la situazione non si è modificata.
Ma nonostante il miglior trasferimento pro-capite dallo Stato, la nostra città risulta penalizzata rispetto ad altre città del Veneto come Verona, con euro 334,60; Venezia, con euro 353,67. Ma ciò che stupisce, ma penso dovrebbe stupire maggiormente i colleghi della Lega, che a città del sud i trasferimenti pro-capite quasi raddoppiano, almeno in un caso, quelli della nostra città. Infatti, troviamo Messina 471,99; Taranto 393,65; Reggio Calabria 309,62.

Evidentemente ci saranno dei motivi poiché Padova riceve così poco dallo Stato rispetto alle altre città. Ma ci saranno degli altri motivi per cui le altre città, in modo particolare alcune del sud, ricevono quote di trasferimenti che, nel caso di Messina, quasi raddoppia quella stabilita per la nostra città. Si continua a perseverare nelle regalie di Stato? Si trasferisce in funzione ai bisogni? Si trasferisce in funzione di quante imposte vengono versate dai cittadini di queste città? Comunque sia, a fronte di numeri di abitanti simili, il trasferimento statale per la nostra città risulta inferiore. Evidentemente il federalismo della Lega e del Governo, mostra grossissimi limiti di redistribuzione della ricchezza penalizzando i virtuosi e premiando gli altri. Un bel programma centralista e una pessima prospettiva federalista.


Infatti solo il 22,5 per cento delle imposte incamerate dallo Stato vengono successivamente restituite agli enti locali mentre il 77,5 rimane all’erario. Alla fine qualcuno ci dovrà dire con quali strumenti e in quale modo potrà aumentare il 22,5 per cento che può interessare tutte le amministrazioni locali d’Italia e quindi anche la nostra e poter dare maggiore respiro all’azione amministrativa investendo più risorse a favore dei cittadini. Questo, al momento, viene fatto con grande difficoltà, ma diciamo anche con grande sapienza dalla nostra amministrazione.

Vorrei sottolineare poi, che anche nel 2009 il patto di stabilità erodeva possibilità e opportunità di sviluppo e di servizio nella nostra città riducendone così l’autonomia. Ed è proprio che sulle pagine di un noto giornale comunista, il Sole 24 ore, veniva scritto con chiarezza che il Patto di Stabilità riduce del 30% la possibilit6à d’investimento da parte dei comuni.

Comunque, la nostra amministrazione ha saputo mantenere e garantire i servizi sociali e in particolare quelli per le scuole. Inoltre ha investito somme importanti nell’aumentare il verde pubblico, la ciclabilità e la viabilità (pensiamo al Sarpi-Dalmazia) e quindi per migliorare la vita dei cittadini
Ora che sta cambiando il corso della politica in questa Regione con l’elezione del leghista Zaia dopo Galan, certamente dovremo aspettarci una svolta epocale sul federalismo per poter trasformare in modo sessile questa regione impantanata per 15 anni. Sarà in grado il Presidente di superare gli ostacoli posti dai suoi ministri ed ex colleghi di Roma? Potrà dimostrare autonomia nel sostenere con forza la necessità di un patto di stabilità meno oppressivo nei confronti delle amministrazioni locali? Vorrà, sostenere, o meglio: gli sarà conveniente sostenere la proposta dei sindaci di tutti i colori politici che, con l’unica proposta immediata e concreta che finora è stata fatta, chiedono che il 20% delle tasse rimanga ai comuni a mezzo addizionale comunale? Queste sarebbero scelte importanti che ci aiuterebbero nel rendere maggiori e migliori servizi ai nostri cittadini
Certamente vigileremo e provocheremo perché le svolte, quelle epocali che guardano al futuro, sono necessarie a tutti e non guardano ai colori. Credo però che le chiacchiere finora sentite e le evidenti contraddizioni che si manifestano nei partiti di Governo, ci inducono a vedere un futuro buio.

Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran