giovedì 24 dicembre 2009

Emendamento Vendita/acquisto case ERP


di Nereo Tiso

Presentato emendamento alla delibera perché il Comune si faccia da tramite per creare le migliori condizioni per l'acquisto degli immobili.

(Vedi filmato del 21/12/2009)

martedì 22 dicembre 2009

Modifica ai criteri di applicazione delle tariffe a carico delle famiglie


di Nereo Tiso - Consiglio 21/12/2009 (vedi video)


Come sappiamo la scuola di infanzia non è considerata un segmento dell’istruzione, né tanto meno il nido, quindi vengono considerati servizi a domanda individuale. Di fronte a ciò l’amministrazione è tenuta ad offrire un servizio a sostegno delle famiglie che ne fanno richiesta con un costo che grava in maniera pesante sulle casse del Comune. A fronte di ciò le famiglie devono (o dovrebbero) contribuire a loro volta con una quota di almeno il 36% del costo totale pro capite.
Il Comune poi fornisce anche un servizio mensa per le scuole primarie e le secondarie di I^ grado dove ovviamente questo servizio è richiesto e cioè nelle scuole primarie a tempo pieno e nelle scuole medie in caso di lezioni pomeridiane.

Sta di fatto che la situazione è divenuta ingestibile a fronte di un aumento negli ultimi anni della richiesta di esenzione sia dalla retta degli asili nido, sia per coloro che usufruiscono del servizio mensa nelle scuole primarie (elementari) o secondarie di primo grado (medie). Infatti la dichiarazione ISEE introdotta con deliberazione 142 del 2001 è da considerarsi una AUTO DICHIARAZIONE con tutte le conseguenze che si possono trarre sulla veridicità della stessa.

Infatti se le esenzioni sono arrivate a quasi il 30% e chi paga poco più di niente è circa il 10% negli asili nido, oltre ai casi socialmente rilevanti, molto probabilmente ci sono anche coloro che adottano strategie furbesche per non pagare il dovuto o pagare meno. Costruite ad arte e in forma spesso dolosa, le dichiarazioni che ISEE gli utenti riescono a sottrarsi al dovuto, e questo in ogni ordine di scuola.

Questa situazione è divenuta insostenibile da parte dell’amministrazione che è costretta a fornire comunque un servizio che ha un costo elevato ma ha entrate che non vi corrispondono come dovrebbero. Questo mette veramente in difficoltà anche le famiglie oneste che pagano fino all’ultimo euro senza giocare sulle difficoltà e i costi dei controlli o sulla presunta impunità alla quale saranno sottoposte per la loro dichiarazione fraudolenta. Quasi che anche in queste situazioni, si fosse in attesa di ulteriori condoni visto l’abitudine che il nostro paese ha, magari chiamandoli in altri modi, ma sempre condoni restano.

Pertanto bene fa l’amministrazione a perseguire senza tregua i furbi che cercano di nascondersi tra le maglie della povertà, e bene ha fatto a ritenere che pagare ZERO un servizio di tale portata non sia più possibile visto che, se un bambino rimanesse a casa, comunque qualcosa bisognerebbe spendere per nutrirlo.

Inoltre bene è stato fatto perché le tariffe che prevedono un “contributo minimo mensile per tutti gli utenti” rendano anche le famiglie maggiormente consapevoli del servizio che viene erogato e responsabili di fronte alla frequenza scolastica talvolta saltuaria per futili motivi dei loro figli. I costi ci sono e devono essere sostenuti equamente da tutti nel rispetto dei criteri che tutti dovranno conoscere.

Certamente tutto ciò non dovrà penalizzare chi effettivamente è in difficoltà e non è in grado di contribuire al servizio. Queste persone vanno tutelate ma allo stesso tempo vanno “riconosciute” attraverso un impegno da parte delle stesse di presentare documentazione adeguata a sostegno della loro situazione di difficoltà che, tra l’altro, può essere temporanea e quindi, anche modificabile.

Pertanto bisognerà perseguire senza tregua e in ogni modo i furbi e tutelare chi effettivamente è nella necessità. Credo che sia una questione economica ma anche etica perché è doveroso per ogni cittadino rispettare le istituzioni, le famiglie che pagano con fatica il servizio di cui usufruiscono. Ognuno ha la necessità di rivedere il proprio comportamento

Intervento sostegno lavoratori ex EUTELIA in grave crisi

di Nereo Tiso - Consiglio 21/12/2009 (in video)

La situazione economica che sta gravando anche in Italia è nota a tutti. Purtroppo per molti mesi è stata tenuta nascosta per cercare di ovviare al momento con ricette dolcificanti per ingoiare un boccone decisamente amaro. La crisi c’è, è evidente e spiragli ce ne sono ma la luce è ancora debole.
Non sempre però la crisi arriva per contingenze internazionali capaci di destrutturate importanti settori dell’economia in ragione di scelte, a monte, lanciate sul mercato speculativo finanziario che poco hanno a che fare con l’economia reale, quella che produce, crea posti di lavoro e ricchezza. Infatti, da quanto leggo, la situazione dell’ex-Eutelia è nata da scelte sbagliate di tipo industriale che hanno visto, in modo repentino, precipitare la situazione all’inizio del 2008 fino ad arrivare ad oggi dive i dipendenti non percepiscono lo stipendio da mesi e all’orizzonte scorgono, purtroppo, la perdita del proprio posto di lavoro.
Perdita del posto di lavoro che grava sulle loro famiglie e ricade anche sulla comunità tutta che non può rimanere insensibile di fronte ad una situazione economica e sociale che si prospetta decisamente difficile. Perdere il lavoro con una situazione di crisi così complessa è un dramma che si vorrebbe scongiurare perché il futuro di una riqualificazione e di reinserimento è sempre più complicato.
Chiaramente si fa fatica a capire come un’azienda che i vertici fino a non molto prima annunciavano come sana, oggi sia in questa situazione. Non solo! Vedendo lo straordinario Know how tecnologico dell’azienda che vanta contratti importanti con clienti di grande valore economico che possono creare anche un ritorno di immagine certamente qualificante per l’azienda stessa; dipendenti con alta professionalità che potrebbero rilanciare l’azienda se solo ci fosse la volontà di farlo da parte dei vertici che, a quanto risulta, non solo non si sono presentati ai vari incontri, ma si sono dimessi dal loro incarico.
Credo che il lavoro non possa essere barattato con forme speculative che nulla hanno a che vedere con la sana imprenditoria italiana. Sembra che l’avidità abbia sovrastato la necessità di rigenerare il sub strato economico-produttivo-sociale e di intelligenze che aveva fatto grande questa azienda con 2700 dipendenti. E’ doveroso pensare che lo svuotamento dell’azienda anche dai clienti e quindi anche dalle commesse lasciandole vuote non sia un bene per nessuno, neanche per gli imprenditori oltre, chiaramente, per i lavoratori e per il sistema sociale che ne viene danneggiato. Quasi che, strategicamente, si fosse attesa la crisi per giustificare la propria strategia di abbandono dell’azienda con l’unico vantaggio di trarne profitto.
A settembre 2008 leggevo sul SOLE 24 ore, in pieno movimento di crisi finanziaria, con banche che chiudevano, aziende in assoluta difficoltà e lavoratori costretti, loro malgrado a subirne le conseguenze, che un grande banchiere inglese riteneva fosse giunto il momento di parlare di etica nel sistema economico perché quello attuale così come è stato conosciuto finora non regge. Sta di fatto che le speculazioni sono ricominciate, la crisi continua e le situazioni come l’Agile-Omega si ripetono e dell’etica rapidamente ce siamo dimenticati.
Spero che si trovi rapidamente una via di uscita da questa crisi e che si facciano proposte mettendosi rapidamente al tavolo, rappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori e dell’azienda, per dare una risposta chiara ai lavoratori che oggi si trovano, più che a gestire un’azienda a organizzare la protesta.
Ritengo che questo Consiglio si adopererà, per quanto di sua competenza, di attivare ogni via per sostenere questa crisi.
Pertanto ai dipendenti dell’Agile-Omega e a tutti i lavoratori che si trovano nella loro stessa situazione va tutta la nostra solidarietà.

sabato 19 dicembre 2009

Interrogazione ass. Ivo Rossi - Pisat ciclabile a Camin


di Nereo Tiso (collegamento video)
Risposta ass. Rossi (video)

Durante la scorsa amministrazione si sono moltiplicati in città i percorsi ciclabili tanto da arrivare a coprire molta parte della città sia in centro che nelle periferie. Il sistema che offre la possibilità di movimento anche ai mezzi deboli del traffico è apprezzabile soprattutto il numero di biciclette in movimento continua ad aumentare.

Anche a Camin si è giunti, non senza difficoltà e superando contrasti anche pesanti con alcuni cittadini del rione e dopo un percorso partecipato che ha coinvolto gòi stessi cittadini, alla realizzazione, anche se non ancora completa, di un percorso ciclabile che parte dall’incrocio Via Vigonovese-Via Regione Veneto sino al ponte sul Piovego in zona san Gregorio Magno.
Però, la pista ciclabile per anni agognata, risulta ancora insufficiente alle necessità del rione e dei suoi cittadini che da anni attendono che si arrivi ad una definizione. Infatti risulta una cesura tra l’attuale conclusione della pista ciclabile e il tratto di Via Vigonovese verso i comuni di Saonara e Vigonovo.

Far arrivare la pista ciclabile fino ai confini del comune ridarebbe maggiore sicurezza ai cittadini che risiedono in quella zona, soprattutto a quelli che, abitando fronte strada, mancano ancora del marciapiede e sono costretti ad affrontare rischi quotidiani immettendosi direttamente in una via intensamente trafficata. Oltre a trovarsi continuamente in difficoltà per uscire dalla propria abitazione per parcheggio selvaggio.

Inoltre, la medesima pista realizzata, alla sua conclusione sul ponte del Piovego, crea grossissime difficoltà per i ciclisti che vogliono attraversare e continuare sul lungargine ciclabile dato che non ci sono attraversamenti in sicurezza. Tra l’altro, manca anche tutto il tratto di pista che va dal ponte sul Piovego al Ponte dei Graissi per poter ricongiungersi al tratto in assoluta sicurezza di via Turazza.

Leggendo però il piano triennale degli interventi non leggo nessun impegno di spesa relativo alla conclusione della pista ciclabile su Via Vigonovese e nemmeno per eventuali completamenti.
Chiedo pertanto all’assessore:
si è pensato alla conclusione della percorso e a renderlo così più sicuro per i cittadini che da anni chiedono un intervento necessario e non marginale?
si è pensato a rendere meno pericoloso l’attraversamento ciclabile sul ponte sul Piovego in zona san Gregorio Magno?

IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE SEGNO DI FRATELLANZA E ACCOGLIENZA


di Nereo Tiso (collegamento video)



Mozione presentata dal Gruppo Partito Democratico
del Consiglio Comunale di Padova
Testo sostitutivo di quello depositato il 9/11/2009

Il consiglio Comunale:

premesso che:

la Corte Europea dei Diritti Umani, con sentenza del 3 novembre 2009, interviene su un ricorso presentato da una cittadina italiana relativo alla presenza di crocifissi affissi nelle aule di una scuola italiana, dichiarandola ricevibile;

la suddetta sentenza ha disposto una sanzione per danni morali a carico dello Stato italiano per violazione dell’art. 2 (diritto all’educazione) e dell’art. 9 (libertà di pensiero, coscienza e religione) della Convenzione Europea per i Diritti Umani;

l’obbligo di esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche risale al Regio Decreto n. 965 del 30 aprile 1924 (Regolamento interno degli istituti scolastici secondari del Regno) nel quale è stabilito che “Ogni istituto scolastico deve avere la bandiera nazionale, ogni aula l’immagine del crocifisso e il ritratto del Re”;

il crocifisso, pur essendo la trascrizione simbolica di una confessione religiosa che nel nostro paese e nella nostra città non può rimanere secondaria alla vita stessa delle istituzioni e dei cittadini, rimane segno e significato di solidarietà e di fratellanza;

Considerato che:

· il crocifisso non può essere brandito come uno strumento di antagonismo tra le fedi che, tutte, hanno legittimo diritto di esistenza nel nostro Paese;

l’interpretazione della sentenza è stata utilizzata strumentalmente da alcune forze politiche, che si sono impropriamente avocate il ruolo di difensori dei valori cristiani di cui il crocifisso è portatore;

Il crocifisso è portatore di valori per la comunità che è chiamata a farsi carico di tutte le “croci”, cioè delle sofferenze delle persone che si trovano in situazione di disagio, marginalità, indigenza, svantaggio sociale;

Ricordando che:

la nostra città da sempre ha sostenuto e praticato il valore della tolleranza, della difesa dei più deboli e del riconoscimento di tutte le culture e di tutte le religioni nel pieno rispetto dei principi costituzionali;

· il lavoro svolto dall’amministrazione a favore dei senza fissa dimora, dell’accompagnamento dei minori soli, dell’integrazione dei bambini a scuola e di tutti i cittadini provenienti da altri paesi, dei nomadi, dei poveri a causa delle sopraggiunte difficoltà economiche e sociali senza distinzione di etnia, religione, stato sociale o provenienza, è sempre stato significativo;

· il simbolo della pietas umana e della fede cristiana non dovrebbe essere ridotto a strumento di divisioni e violenza, anche se verbale.


CHIEDE
Al Sindaco e alla Giunta:

che il crocifisso resti un segno di accoglienza e di apertura verso tutti coloro che entreranno nelle nostre scuole e condivideranno la storia e la cultura di questa città;

che si favorisca e si accompagni, con ogni iniziativa di carattere culturale e di sensibilizzazione ritenuta opportuna, un processo di rispetto tra le varie sensibilità, prevenendo le forme di intolleranza con particolare attenzione alle scuole;

che l’integrazione nelle nostre scuole dei bambini e dei ragazzi di altre confessioni cristiane, di altre religioni o di diverse sensibilità, sia una priorità;

che il riconoscimento dei cittadini provenienti da altri paesi con altre culture e religioni, continui ad essere una delle regole auree della nostra amministrazione;

che si prosegua nel prezioso lavoro quotidiano e concreto di attuazione di quei principi di solidarietà e di uguaglianza sociale, di cui il crocifisso è portatore, in termini di politiche sociali attente all’emarginazione grave.

Auschwitz: ancora un lutto

di Nereo Tiso








Tra il 19 e il 21 gennaio 2010 una delegazione del Comune di Padova, presenti il sindaco, l’assessore ai servizi scolastici Piron, il presidente della Comunità ebraica di Padova ing. Davide Romanin Iacur con una rappresentanza di alunni e insegnanti di una decina di scuole superiori della città, si recherà pad Auschwitz. Fa parte del percorso proposto dal Progetto giovani del Comune intitolato “Viaggio nella Memoria”, che aiuta i ragazzi a vivere la storia in diretta e a non dimenticare la barbarie, le sofferenze, la violenza, l’indifferenza e, infine, la morte, che molti milioni ebrei e centinaia di migliaia di persone di altre categorie interdette al pensiero nazista, hanno subito durante la seconda guerra mondiale.
Purtroppo continua lo scempio, l’offesa, la vergogna. Voler distruggere i simboli perché non possano più rappresentare ciò che rappresentavano e rappresentano e la scritta Arbeit Macht Frei è uno di questi. Essa mostrava il cinismo nazista che voleva esaltare la libertà del lavoro quando era cosciente che, scientemente, l’unica libertà possibile in quel luogo era la morte. Il furto della scritta più famosa che descriveva la tragedia creata dall’odio perpetrato in quel campo è stata rubata l’altra notte in quel “cimitero di cenere” come lo descrive Elie Wiesel. Le domande sul perché del furto potrebbero sembrare strane dopo gli anni trascorsi a far entrare nelle coscienze degli uomini di tutto il mondo che cos’è stato Auschwitz. Forse gli autori dello “strano” gesto desideravano un cimelio o un trofeo da appendere? Forse hanno operato per conto di qualcuno? Forse erano psicopatici, balordi polacchi che volevano fare un gesto che rimanesse nelle loro povere vite? Questo, speriamo, lo scopriranno gli inquirenti. Ma ciò che è successo rimarrà come una ferita non rimarginata, che continua nella vita di chi ha sofferto in quel luogo ed è ancora vivo per raccontare la sua storia; di chi ha avuto parenti morti in quel campo e non solo, ma anche di tutti i consapevoli di ciò che è successo e che riconoscono nel campo di sterminio di Auschwitz ciò oltre al quale non si deve e non si può andare: il male assoluto. E lì dove l’uomo folle si è manifestato, dove il pensiero ha perso la ragione; l’evento supremo della notte senza alba. Auschwitz: il luogo dove coloro che vi morirono furono innanzitutto privati della loro umanità in uno stato di estrema umiliazione e indigenza (H. Jonas). Forse la cinica scritta verrà ritrovata , ma rimarrà il gesto che non potrà essere cancellato. Un ulteriore sopruso a chi, suo malgrado e senza colpa, si è visto costretto a sopportare l’insopportabile.
Ora è il tempo della pace e della speranza, ma i gesti folli sono ancora presenti nel nostro tempo. Ma noi, assieme alla nostra città, crediamo che tutto ciò non possa più camminare sulle nostre strade, né oscurare le nostre coscienze e né, tanto meno, far risuscitare quei sentimenti di disprezzo verso l’altro, qualunque esso sia, per non cadere in quell’oblio di settanta anni fa di cui ancora oggi ne stiamo portando il peso. Il nostro viaggio in gennaio sarà anch’esso parte della storia di questa città e i nostri ragazzi i protagonisti perché, non solo tutto ciò che è stato non si ripeta, ma nemmeno possa essere pensato.

LA SCUOLA E OLTRE


di Nereo Tiso


Leggo dai giornali, a dir il vero dopo molto tempo, un breve articolo sulla scuola che riguarda l’inasprimento delle difficoltà per raggiungere, a conclusione degli studi, il massimo dei voti assieme alla lode o, per meglio dire, l’encomio. Poco male! La speranza è che questo agognato titolo possa essere poi un viatico per continuare negli studi e diventare risorsa per il paese nel cammino di un lavoro sempre più difficile da conquistare.
Non vorrei però, soffermarmi sulla questione delle intelligenze che se ne vanno dall’Italia per riuscire ad esprimersi e per avere maggiori opportunità di impiego. Voglio invece fare un passo indietro e soffermarmi sulla scuola, appunto della quale si parla solo in momenti particolari e neanche tanto. Infatti questa nebulosa che si muove con lentezza è alla ricerca di una sua nuova identità che attende da anni, ma che è ancora coperta dai vari tentativi di riforma o pseudo riforma, tra l’altro, l’ultima fermata dal Consiglio di Stato pochi giorni or sono. Insomma non si riesce ad andare avanti. Si fatica a capire quale futuro avrà la scuola superiore perché tutto è ancora in movimento. Le trasformazioni sono state annunciate, le indicazioni precise sul modello di scuola che il governo ha deciso, le discipline che dovrebbero far parte dei vari corsi di studio, ma cosa debbano contenere queste discipline non è ancora dato a sapersi con chiarezza.
Nel frattempo le famiglie che devono iscrivere i propri figli alla scuola superiore sono in difficoltà e così , chiaramente, i loro figli. Vagano di istituto in istituto per sentirsi ripetere che ancora si sa poco, che bisogna aspettare e che non si sa cosa succederà nell’anno scolastico 20010/2011. Le scuole aspettano e, chiaramente, non hanno risposte. Si continuerà come gli anni precedenti o si dovrà cambiare? Una domanda alla quale ancora non si sa .rispondere.
La scuola, però, necessiterebbe di grandi stimolazioni didattiche, di progresso educativo, formativo e culturale per tradurre concretamente quei saperi di docenti molto preparati ma che, purtroppo, oggi vivono tra la passione e la frustrazione. La passione per essere continuamente stimolati da giovani che, con desideri e difficoltà, riescono a perpetrare la speranza che qualcosa cambierà, anche per loro. La frustrazione di chi vive la precarietà fino al limite della pensione, di chi fa fatica ad incidere sulle nuove sensibilità dei ragazzi create da altri mondi non infrequentemente incompresi.
A questo si aggiunge un altro elemento che è parte integrante della scuola di cui prima abbiamo appena accennato: la famiglia. La domanda è sempre la stessa: quale famiglia? All’insegnante si presenta davanti una varietà di famiglie: da quella tradizionale con entrambi i genitori presenti, a quella allargata con più genitori e fratelli di padri diversi; a quella ristretta dove si vive generalmente solo con la madre. Ma ci si trova davanti, soprattutto in questo ultimo periodo, anche a famiglie con grosse difficoltà economiche .
Ma torniamo alla nostra riforma. Certo è che smuovere il mastodonte non è facile e ridargli la vitalità necessaria per prestare sempre maggiore attenzione ai nostri ragazzi e alla loro formazione, non è e non sarà immediato. L’impegno che l’ipotetico e non ancora concluso tentativo di cambiamento, dovrà tracciare una via maestra che va dall’autonomia didattica a quella progettuale; dal ridurre la burocrazia e investire più risorse nella formazione dei docenti per preparare sempre meglio i nostri alunni nonostante i risultati dell’indagine PISA (Programma per la valutazione internazionale degli studenti), almeno per alcune materie, che ci sono grosse difficoltà. Quindi, cosa bisogna assolutamente cambiare? I professori? Sembra proprio di no vista la ricerca fatta Alma Laurea e pubblicata su http://www.diregiovani.it/ il 9 dicembre scorso. Infatti i docenti sono promossi: negli istituti tecnici, il 79% dei diplomati è soddisfatto della loro competenza, il 73% della chiarezza espositiva, il 74% della disponibilità al dialogo e il 62% della loro capacità di valutazione. Va peggio nei licei dove quasi il 40% dei diplomati si sono dichiarati insoddisfatti della capacità di valutazione manifestata dagli insegnanti e più del 30% sono rimasti insoddisfatti della disponibilità al dialogo dei professori.
Meno apprezzati sono risultati, in generale, i laboratori (56%) e questo non è secondario per il motivo che potremmo tradurlo in scarse o obsolete strumenti per le tecnologie informatiche, laboratori di chimica, fisica, biologia o comunque di materie scientifiche che non sono al passo con il cambiamento rapido del mondo del lavoro e della ricerca. Pertanto si capisce come la trasformazione della scuola non può essere fatta senza investimenti perché questa non è solo di un momento ma il cambiamento per il futuro che non possiamo prevedere ma dobbiamo costruire. Non a caso i paesi del nord Europa, in un momento di crisi come questo, hanno investito grandi risorse nella formazione delle nuove generazioni ritenendo che pensare al futuro sia uno delle soluzioni più importanti per il presente. Un futuro che in Italia è costituito da diplomati e laureati i quali, secondo un indagine Istat sui dati 2007, sono i maggiormente richiesti dalle imprese, quindi con maggiori opportunità di lavoro. Certamente interessante è che il 64% dei diplomati intraprende un percorso universitario che dipende molto dal titolo di studio conseguito; di questi, circa il 10% abbandona nei primi tre anni. Generalmente abbandonano gli studenti provenienti da istituti professionali e tecnici, circa il,12,3%. Ma la domanda che ancora ci si deve porre: per vincere il sistema scolastico refrattario al cambiamento, possiamo continuare a sfornare diplomati con strutture vecchie, insegnanti che si sono preparati bene ma che hanno difficoltà a generare strumenti innovativi perché sommersi dalla burocrazia, dalla precarietà, e non dalla formazione e dalla cultura; tecnologie nelle quali si investe non a sufficienza, programmi rigidi?
Certo, in alcune zone del nostro paese esistono delle eccellenze nelle quali si condividono esperienze innovative per una didattica costruttiva nelle quali si preparano alunni in grado di affrontare percorsi universitari o lavorativi. Ma non tutte sono così, giusto per tornare all’indagine PISA. E allora che fare? Cambiare senza distruggere, investire senza perdere tempo per innovare e dare peso ad un sistema che non può che essere fondamentale nelle trasformazioni che rapidamente si susseguono anche nel nostro paese.

Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran