domenica 2 maggio 2010

Il PD nel Veneto e del Veneto: ora abbiamo tempo


Ieri sul Mattino di Padova leggo l'attenzione di Laura Puppato al Partito Democratico del Nord. Questo mi entusiama, perché, non solo condivido, ma ho cercato di parlarne con molti del nostro partito, con scarsi risultati, a dir la verità. E quando dico molti, parlo anche della classe dirigente romana, di deputati veneti oltre che dirigenti. Qualcuno mi riferiva che per avere un partito democratico del nord sarebbe necessario fondare un altro partito: niente di più falso e...avvilente. Tra l'altro, il 18 settembre in una nota su fb, scrivevo:"...un partito “federato”. Il partito federato non può essere definito da una troppo aleatoria “attenzione” al territorio. Esso dovrà partire dal “federalismo di partito” nel quale il partito nel territorio non inizia dal secondo gradino rispetto al partito nazionale, ma opera sullo stesso livello a partire da una sussidiarietà dal basso. Nel senso che i candidati scelti sul territorio, sia regionali che nazionali, dovranno rimanere sul territorio, fare maggiore attenzione alle ragioni e alle cause delle situazioni acquisendo una responsabilità sostanziale nei confronti dei cittadini. Un sorta di democrazia attiva e partecipativa. Le domande che mi pongo per tentare di capire sono: i problemi sociali ed economici, le difficoltà delle imprese del Veneto sono gli stessi della Sicilia? Vanno affrontati allo stesso modo? Padova o Verona o Vicenza, possono paragonarsi a Catania, Reggio Calabria, piuttosto che Bari? Credo che ogni Regione possa avere non un partito Democratico regionale chiuso nei suoi confini, ma un PD capace di conquistare il proprio territorio perché sta nel territorio e conosce il territorio. Non sono solo le regole che fanno un partito federato, ma le donne e gli uomini che hanno a cuore la loro terra con i suoi cittadini - in questo caso la nostra Regione Veneto - se ne occupano e anche se ne pre-occupano. Se le alleanze sono fondamentali per poter sbalzare dal trono il Centro Destra, sarà fondamentale che il nostro partito cominci a occuparsi delle periferie delle nostre città, delle nostre Università e della ricerca, dei nostri poli economici, della viabilità visto che sulle nostre strade passa la maggior parte delle merci provenienti dall’est; delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dell’integrazione, della sicurezza dei nostri territori, e via dicendo. Certo sempre avendo davanti a sé un rapporto stretto con il partito nazionale, con le altre regioni. Necessaria sono collaborazione, solidarietà, welfare condiviso ma anche l’auspicio che le altre regioni possano e debbano fare lo stesso. L’appiattimento può essere rischioso...". Certo è un'autocitazione, ma credo che questa sia la strada. Mi piacerebbe che se ne parlasse di più e anche i nostri giovani, sempre pronti al "rinnovamento" siano lesti e non ripetano continuamente le litanie dei loro capi. E' necessario tracciare una linea per il futuro di questo partito in questa regione a partire da domani mattina cercando di recuperare identità, proposte, innovazione, facce nuove, confronto. Rincorrere la Lega? Ma per carità! Solo chi non ha fiato ha bisogno che gli altri gli taglino l'aria. Dopo di ciò, lavorare, lavorare, lavorare per scovare con idee chiare quel 30% per cento che il 28 e 29 marzo è rimasto a casa a guardare la TV e ascoltare, ascoltare, ascoltare tutti. I protagonisti si facciano attori e latori di un cambiamento e non parolai senza vedute aperte. Il consenso bisognerà catturarselo sul campo, altrimenti andremo ancora a ruota come un carrozzone dietro all'aitante carroccio. Credo che questo non sia nel nostro intento e quindi invito tutti a fare memopria del passato ma a essere priettati al futuro. Oppure volete ancora una volta, tra tre o cinque anni, ritrovaci a discutere tra correnti per il candidato e poi scegliere il terzo incomodo in un Veneto ancora sconquassato? Io spero di no.

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Che fatica partecipare!

Dò il benevenuto a voi che vi sottoponente al
sacrificio di esserci, di contribuire a questa finestra. Qui dialogo e
approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran