sabato 19 dicembre 2009

LA SCUOLA E OLTRE


di Nereo Tiso


Leggo dai giornali, a dir il vero dopo molto tempo, un breve articolo sulla scuola che riguarda l’inasprimento delle difficoltà per raggiungere, a conclusione degli studi, il massimo dei voti assieme alla lode o, per meglio dire, l’encomio. Poco male! La speranza è che questo agognato titolo possa essere poi un viatico per continuare negli studi e diventare risorsa per il paese nel cammino di un lavoro sempre più difficile da conquistare.
Non vorrei però, soffermarmi sulla questione delle intelligenze che se ne vanno dall’Italia per riuscire ad esprimersi e per avere maggiori opportunità di impiego. Voglio invece fare un passo indietro e soffermarmi sulla scuola, appunto della quale si parla solo in momenti particolari e neanche tanto. Infatti questa nebulosa che si muove con lentezza è alla ricerca di una sua nuova identità che attende da anni, ma che è ancora coperta dai vari tentativi di riforma o pseudo riforma, tra l’altro, l’ultima fermata dal Consiglio di Stato pochi giorni or sono. Insomma non si riesce ad andare avanti. Si fatica a capire quale futuro avrà la scuola superiore perché tutto è ancora in movimento. Le trasformazioni sono state annunciate, le indicazioni precise sul modello di scuola che il governo ha deciso, le discipline che dovrebbero far parte dei vari corsi di studio, ma cosa debbano contenere queste discipline non è ancora dato a sapersi con chiarezza.
Nel frattempo le famiglie che devono iscrivere i propri figli alla scuola superiore sono in difficoltà e così , chiaramente, i loro figli. Vagano di istituto in istituto per sentirsi ripetere che ancora si sa poco, che bisogna aspettare e che non si sa cosa succederà nell’anno scolastico 20010/2011. Le scuole aspettano e, chiaramente, non hanno risposte. Si continuerà come gli anni precedenti o si dovrà cambiare? Una domanda alla quale ancora non si sa .rispondere.
La scuola, però, necessiterebbe di grandi stimolazioni didattiche, di progresso educativo, formativo e culturale per tradurre concretamente quei saperi di docenti molto preparati ma che, purtroppo, oggi vivono tra la passione e la frustrazione. La passione per essere continuamente stimolati da giovani che, con desideri e difficoltà, riescono a perpetrare la speranza che qualcosa cambierà, anche per loro. La frustrazione di chi vive la precarietà fino al limite della pensione, di chi fa fatica ad incidere sulle nuove sensibilità dei ragazzi create da altri mondi non infrequentemente incompresi.
A questo si aggiunge un altro elemento che è parte integrante della scuola di cui prima abbiamo appena accennato: la famiglia. La domanda è sempre la stessa: quale famiglia? All’insegnante si presenta davanti una varietà di famiglie: da quella tradizionale con entrambi i genitori presenti, a quella allargata con più genitori e fratelli di padri diversi; a quella ristretta dove si vive generalmente solo con la madre. Ma ci si trova davanti, soprattutto in questo ultimo periodo, anche a famiglie con grosse difficoltà economiche .
Ma torniamo alla nostra riforma. Certo è che smuovere il mastodonte non è facile e ridargli la vitalità necessaria per prestare sempre maggiore attenzione ai nostri ragazzi e alla loro formazione, non è e non sarà immediato. L’impegno che l’ipotetico e non ancora concluso tentativo di cambiamento, dovrà tracciare una via maestra che va dall’autonomia didattica a quella progettuale; dal ridurre la burocrazia e investire più risorse nella formazione dei docenti per preparare sempre meglio i nostri alunni nonostante i risultati dell’indagine PISA (Programma per la valutazione internazionale degli studenti), almeno per alcune materie, che ci sono grosse difficoltà. Quindi, cosa bisogna assolutamente cambiare? I professori? Sembra proprio di no vista la ricerca fatta Alma Laurea e pubblicata su http://www.diregiovani.it/ il 9 dicembre scorso. Infatti i docenti sono promossi: negli istituti tecnici, il 79% dei diplomati è soddisfatto della loro competenza, il 73% della chiarezza espositiva, il 74% della disponibilità al dialogo e il 62% della loro capacità di valutazione. Va peggio nei licei dove quasi il 40% dei diplomati si sono dichiarati insoddisfatti della capacità di valutazione manifestata dagli insegnanti e più del 30% sono rimasti insoddisfatti della disponibilità al dialogo dei professori.
Meno apprezzati sono risultati, in generale, i laboratori (56%) e questo non è secondario per il motivo che potremmo tradurlo in scarse o obsolete strumenti per le tecnologie informatiche, laboratori di chimica, fisica, biologia o comunque di materie scientifiche che non sono al passo con il cambiamento rapido del mondo del lavoro e della ricerca. Pertanto si capisce come la trasformazione della scuola non può essere fatta senza investimenti perché questa non è solo di un momento ma il cambiamento per il futuro che non possiamo prevedere ma dobbiamo costruire. Non a caso i paesi del nord Europa, in un momento di crisi come questo, hanno investito grandi risorse nella formazione delle nuove generazioni ritenendo che pensare al futuro sia uno delle soluzioni più importanti per il presente. Un futuro che in Italia è costituito da diplomati e laureati i quali, secondo un indagine Istat sui dati 2007, sono i maggiormente richiesti dalle imprese, quindi con maggiori opportunità di lavoro. Certamente interessante è che il 64% dei diplomati intraprende un percorso universitario che dipende molto dal titolo di studio conseguito; di questi, circa il 10% abbandona nei primi tre anni. Generalmente abbandonano gli studenti provenienti da istituti professionali e tecnici, circa il,12,3%. Ma la domanda che ancora ci si deve porre: per vincere il sistema scolastico refrattario al cambiamento, possiamo continuare a sfornare diplomati con strutture vecchie, insegnanti che si sono preparati bene ma che hanno difficoltà a generare strumenti innovativi perché sommersi dalla burocrazia, dalla precarietà, e non dalla formazione e dalla cultura; tecnologie nelle quali si investe non a sufficienza, programmi rigidi?
Certo, in alcune zone del nostro paese esistono delle eccellenze nelle quali si condividono esperienze innovative per una didattica costruttiva nelle quali si preparano alunni in grado di affrontare percorsi universitari o lavorativi. Ma non tutte sono così, giusto per tornare all’indagine PISA. E allora che fare? Cambiare senza distruggere, investire senza perdere tempo per innovare e dare peso ad un sistema che non può che essere fondamentale nelle trasformazioni che rapidamente si susseguono anche nel nostro paese.

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Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran