martedì 2 giugno 2009

Solidarietà: l’eretica.


Tentare una breve riflessione su una priorità politico-sociale che mi sembra fondamentale può, in questo momento, essere arduo, ma lo credo opportuno. Se la solidarietà è lo strumento sociale per una vita migliore, come non evocarla con enfasi ed entusiasmo? Purtroppo sembra essere posta quasi come una contraddizione in sé: solidali con chi? Oppure, molto più ironicamente: solidali da chi? La sua enunciazione viene immediatamente ricoperta di derisione se la si rivolge verso gli immigrati; se, invece, la si rivolge a chi è stato più sfortunato fisicamente o intellettualmente, la si carica di commiserazione; se la si rivolge a popolazioni lontane o vicine drammaticamente colpite da catastrofi naturali si ammanta di pietismo; se la si rivolge a chi subisce la grande crisi economica la si riconosce quale sostegno ad una forma di ingiustizia.
Ma chi si prende la briga di vedere nella solidarietà un obiettivo in continua evoluzione che ha radici nei nostri valori di riferimento, che legge la realtà nei suoi cambiamenti e che non può che crearci il senso profondo di responsabilità? Non penso che i punti di riferimento possano essere solo gruppi di volontariato che professionalmente ne sono tutori e sostenitori. Troppo piccola una società che delega anche la solidarietà; troppo debole un sistema che usa l’autorità per decidere a chi va “tutta la nostra solidarietà” e a chi no. Le scelte di una politica misera parlano chiaro: si confonde il primato della persona col consenso, la paura con la solidarietà, e tutto viene strumentalizzato.
Ma la politica è fondamentale: le scelte per il bene comune implicano responsabilità e la solidarietà si realizza nel valutare quali devono essere le attenzioni di oggi per capire il domani e prepararsi adeguatamente ad affrontarlo perché le persone non rimangano ai margini. Le politiche per la famiglia, i disabili, gli anziani, la casa, l’ambiente, l’accoglienza, l’integrazione, la sicurezza forse non hanno a che fare con la solidarietà? Essa non è fatta di assistenzialismo miserevole bensì ha la necessità di dotarsi di strumenti per far sì che ognuno possa sentirsi bene dove vive e con chi vive. Ed ecco che a casa nostra, Padova, la solidarietà ha bisogno di uno sguardo speciale attraverso l’alleanza tra cittadini e istituzioni che crea sinergia per sostenere il patto tra generazioni e tra sistemi nuovi e vecchi: anziani e giovani insieme per costruire, culture e religioni insieme per crescere.
Forse qualcuno vuole eliminare tutto ciò squalificando il sistema di valori creato nel tempo assieme alla Costituzione, passando il tempo a guardarsi le spalle nel timore sempre di essere aggredito? Mi chiedo: dove stanno i cattolici o chi si definisce tale in questa campagna elettorale? Peccato! Ci sarebbe la necessità di sapere che la fede non deve essere ostentata, bensì testimoniata.
Tutto ciò è al primo posto nel programma del nostro sindaco Zanonato,ed è stato al primo posto anche in questi anni di governo della nostra città di Padova.
Io sono al suo fianco candidandomi per il Partito Democratico al Consiglio Comunale.

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approfondimenti troveranno terreno fertile.
Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran