martedì 7 aprile 2009

C.De Benedetti, F.Rampini, Centomila punture di spillo. Come l’Italia può tornare a correre, ed. Mondatori, Milano 2008.



di Nereo Tiso

La grave crisi che il mondo sta attraversando sottolinea, qualora ce ne fosse ancora bisogno, le difficoltà in cui si trova il liberismo, così come pensato negli anni recenti. Il libro mette in luce situazioni che cambiano rapidamente e che necessitano risposte equilibrate. In effetti, non vanno sottovalutati le difficoltà sociali, ambientali ed economiche che la crisi ha marcatamente evidenziato. Tra Occidente e Asia, le divergenze su tutele sindacali, norme ambientali, norme sociali, che da una parte sono rigorose e dall’altra sono più aleatorie, mostrano tutta la diversità anche su come si possa affrontare una crisi così profonda. Anche l’Italia, scrivono gli autori, sta segnando il passo, sia dal punto di vista economico che delle scelte politiche. Sta vivendo una situazione di grave debito pubblico accumulatosi nel corso degli anni ottanta e che ora grava sulle spalle dei cittadini, soprattutto di quelli in maggiore difficoltà. Alla fine, “paga Pantalone, si afferma nel volume. Certo è che l’Italia si trova in mezzo alla globalizzazione e deve affrontare la concorrenza spietata di chi opera con poche regole e a prezzi stracciati: una sorta di capitalismo spregiudicato. Il riferimento più diretto è alla Cina, questo gigante che viene definito come un capitalista adolescente: con molta energia e dinamico. Però, una cosa è certa, dicono i nostri autori: le regole, almeno quelle, dobbiamo esportarle. Al gigante cinese va aggiunto quello indiano che sta aprendo nuove frontiere e si rimette continuamente in gioco: deregolamentazione dei mercati e demografia. Tra non molti anni l’India supererà la Cina per numero di abitanti. A questo si aggiunge lo spostamento continuo di uomini che non sono solo portatori di manodopera di basso profilo, ma di specializzazioni e professionalità molto importanti.
A noi non ci rimane che investire nell’Università, nella ricerca e nella scuola, come fanno molti paesi europei. Non solo prodotto “italiano” ma riorganizzazione e crescita del sapere per riuscire a restare al passo con chi ha obiettivi a lungo termine e ritiene che questi investimenti siano fondamentali per il futuro.
Certamente non può mancare dall’analisi il mondo finanziario e le strade infelici sulle quali molti operatori hanno creato disastri della portata che conosciamo. La crisi colpisce anche l’Africa già debilitata, l’America Latina, in difficoltà; insomma non lascia fuori nessuno. Compresa la più grande ricchezza del pianeta:l’acqua. Quindi, un capitalismo in crisi che non crea democrazia e si trova in forte difficoltà a livello mondiale. E l’Italia? Nelle zone più ricche e produttive si soffre di “nanismo congenito” di fronte alle pressioni dell’esterno. Comunque le regole hanno aiutato a subire meno danni dall’impatto. L’Italia, dicono gli autori, deve partire dal basso, dai suoi valori, dalle sue scuole e università, dalle competenze e dalla società civile. Investire in ciò che è e sa per costruire ciò che sarà.

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Alla fine:


"La laicità, intesa come principio di distinzione tra stato e
religioni, oggi non è solo accettata dai cristiani, ma è
diventata un autentico contributo che essi sanno dare
all'attuale società, soprattutto in questa fase di costruzione
dell'Europa:
non c'è contraddizione tra fedeltà alla Chiesa e attaccamento
all'istanza di laicità".

Enzo Bianchi "La differenza cristiana" ed.Einaudi


"E' un obbligo eterno fra esseri umani non far soffrire la fame ad alcuno quando si ha la possibilità di dargli assistenza"

Simone Weil

"Salvaguardare i diritti degli altri è il fine più nobile e bello di un essere umano"

Kahlil Gibran